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    SCIAGURATO CHI FINISCE NEL TRITACARNE DELLA GIUSTIZIA ITALIANA – L’ODISSEA DI UNA INNOCENTE CASALINGA 52ENNE SALENTINA, CHE DA QUATTRO ANNI STA AFFRONTANDO UN PROCESSO PER UN REATO CHE NON HA MAI COMPIUTO – LA DONNA È ACCUSATA DI AVERE UTILIZZATO LA SUA SIM IN UN IPHONE RUBATO: LA PROCURA DI LECCE HA INDICATO IL CODICE “IMEI” DEL CELLULARE FREGATO (OSSIA IL CODICE NUMERICO CHE IDENTIFICA UN DISPOSITIVO MOBILE), SOSTITUENDO PER ERRORE L’ULTIMA CIFRA E COINVOLGENDO LA DONNA...


     
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    Estratto dell’articolo di Claudio Tadicini per www.corriere.it

     

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    Da quasi 4 anni sta affrontando un processo per un reato mai compiuto (ricettazione di uno smartphone rubato) e tutto per colpa di un mero errore materiale degli inquirenti, ossia per un numero confuso per un altro. Un «9» diventato inspiegabilmente uno «0», che l’ha fatta improvvisamente finire nei guai, costringendola da anni a sopportare ansie e stress nonché a sostenere spese per pagare avvocato e consulenti e cercare di dimostrare la sua innocenza.

     

    È l’odissea giudiziaria che sta vivendo, sin dal 2019, una casalinga 52enne di Ruffano, nel basso Salento, che dall’oggi al domani si è ritrovata indagata - e poi davanti a un giudice - perché accusata di avere utilizzato la sua sim in un iPhone 6, provento di un furto compiuto nel marzo di cinque anni fa, a Melissano, dall’interno di una vettura lasciata incautamente aperta.

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    Nel richiedere i tabulati alle varie compagnie telefoniche, infatti, la procura di Lecce avrebbe indicato - in modo sbagliato - il codice «Imei» del cellulare rubato (ossia il codice numerico che identifica un dispositivo mobile), sostituendo per errore l’ultima cifra. Così da coinvolgere la casalinga salentina, incensurata e madre di famiglia. Semplicemente perché il numero era corrispondente a quello del suo Samsung. […]

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