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    “PRANZAVO CON MONTALE E CALVINO E CUCIVO I TAILLEUR ALLA THATCHER” - L’INCREDIBILE VITA DI RAFFAELLA CURIEL, LA STILISTA DELLE MILANESI: “LA CLIENTE PIÙ FAMOSA? LA SIGNORA MUBARAK: LA RAGGIUNGEVO AL CAIRO CON LE STOFFE. UNA VOLTA BETTINO CRAXI VOLEVA VENIRE A UNA SFILATA CON UN’AMICA E GLI DISSI DI NO PERCHÉ ERO TROPPO AMICA DELLA MOGLIE. VERONICA LARIO? NON HA STILE. IN TV LA BERLINGUER ORA È MAL CONSIGLIATA. MILLY CARLUCCI È GENTILE E BELLA, MA GLI ABITI...”


     
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    Estratto dell’articolo di Michela Proietti per il “Corriere della Sera”

     

    raffaella curiel raffaella curiel

    Raffaella Curiel, la stilista delle milanesi e della Scala. C’era eleganza alla Prima?

    «Gli abiti riflettevano la confusione che c’è nel mondo. Un gran risotto. Dal punto di vista musicale, invece, una bella opera, forse un po’ statica, ma con 200 persone sul palco come fai...».

     

    La chiamano l’intellettuale della moda italiana.

    «Mi sono inventata gli omaggi agli artisti. Ho dedicato una collezione al periodo iridescente di Balla e quando ancora Frida Kahlo non era di moda ho pensato ad abiti ispirati a lei».

     

    Lei è figlia d’arte.

    bettino craxi e la moglie anna bettino craxi e la moglie anna

    «Mia madre aveva un atelier in piazza San Babila con 127 artigiane. E a casa nostra c’era un gran viavai di intellettuali: Camilla Cederna mangiava a casa nostra un giorno sì e l’altro pure».

     

    L’implacabile Cederna...

    «Più che di eleganza parlava di politica. Era sempre vestita di nero: a un certo punto scrisse un pezzo “Viva le cinquantenni”. Adesso lo dicono tutti, all’epoca le chiudevano nell’armadio».

     

    È cresciuta a moda e cultura...

    «La mamma aveva una predilezione per gli intellettuali e i giornalisti: andavamo a pranzo al Bagutta, a mangiare trippa e sottaceti, con Dino Buzzati e l’Almerina, c’era Luciano Minguzzi che aveva inciso la Quinta Porta del Duomo e anche Eugenio Montale, che si metteva a dipingere a tavola. A un certo punto arrivò con la valigia di cartone, da La Spezia, Luciano Francesconi, il vignettista del Corriere della Sera . C’erano Luciano Baldacci e Italo Calvino. Stavamo intorno a una tavola a ferro di cavallo nella saletta Bagutta, prospicente al ristorante, tutti potevano sedersi, a patto di essere intellettuali e creativi. Per i mortali c’era il resto del locale...».

    raffaella curiel e gigliola castellini curiel 3 raffaella curiel e gigliola castellini curiel 3

     

    Quando ha deciso di fare la stilista?

    «Quando il mio patrigno ha venduto il marchio di mia madre. Volevo riscattare la sua amarezza: chiesi di proseguire a fare questo lavoro senza essere denunciata. Ho aperto un buchetto in corso Matteotti. Chi comprò il marchio chiamò Lagerfeld a disegnare ma dopo due stagioni chiuse».

     

    Sei anni fa ha venduto a Mr Zhao di RedStone.

    «Ho visto una continuità, la sensazione che avrebbero fatto di tutto per portare in alto il mio nome: il signor Zao ama il nostro Paese, la musica italiana: ci sono già 34 negozi monomarca in Cina con foto mie e della mamma nei negozi. Ora vuole fare anche un film».

    raffaella curiel e marta marzotto 1 raffaella curiel e marta marzotto 1

     

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    Un suo capo iconico.

    «Il “lellino”, l’abito semplice nero. E poi la giacca couture: sono stata la prima a creare tailleur con il blazer impreziosito da ricami e plissé».

     

    Le sue clienti più famose.

    «La signora Mubarak: la raggiungevo al Cairo con i campioni di stoffe. E poi cucivo tailleur per la Thatcher»

     

    Lei era socialista.

    «Bettino Craxi aveva delle grandi braccia. Mi vedeva incerta sul futuro e mi diceva: “tu occupati dei tuoi figli, se avrai problemi ci sarò”. Un uomo colto, niente a che vedere con certi baluba...».

     

    Sua moglie Anna.

    «Voleva pagare tutti gli abiti che prendeva, non è così frequente...Lui mi chiese di invitare una sua cara amica a una sfilata e gli dissi di no: “Mi spiace, sono amica di Anna”. Mangiavamo il bollito la domenica e andavamo al mercatino a Bollate dove cercava cimeli di Garibaldi».

     

    29 eugenio montale 29 eugenio montale

    Silvio Berlusconi.

    «Un uomo intelligente, dei suoi letti e debolezze non mi importava nulla».

     

    Veronica aveva stile?

    «No. L’allure non dipende da ciò che porti, ma da come ti proponi, come cammini...».

    La più elegante di Milano del passato.

    «Evelina Shapira: la cosa giusta al momento giusto».

     

    E oggi?

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    «Non mi viene in mente. Alla Scala Chiara Bazoli, in Armani. Giorgio è il re».

    Marta Marzotto.

    «Solare, mai invidiosa e pettegola, di una generosità unica. [...]».

     

    Lei è una femminista?

    «Credo nella parità, ma la donna non deve perdere la dolcezza. A casa gli uomini vanno coccolati, non gli vanno messe due dita negli occhi: “sei ingrassato, hai la barba lunga”. Per forza scappano...»

     

    [...] Tre regole di stile.

     «Sobrietà, mistero e femminilità».

     

    Tre capi del guardaroba.

    «Un “lellino”, uno smoking e una bella camicia bianca».

     

    La lingerie.

    «Sempre pizzo, mai con le mutandazze... e a letto nude».

     

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    [...] Le donne della tv.

    «La Berlinguer si vestiva bene, adesso è mal consigliata. Milly Carlucci è gentile e bella, ma gli abiti... La Vanoni ha stile: a 90 anni ha il coraggio di dire che si fa una canna per dormire... Ornellaccia!».

     

    Lo stile a Roma e a Milano .

    «A Milano ci si veste per il giorno, a Roma per la sera».

     

    Chi le piace nella moda?

    «Saint Laurent. In Italia Armani e Chiara Boni. La Chiuri? Cambi pettinatura...».

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