Francesca Schianchi per “la Stampa”
NICOLA ZINGARETTI
Ha poco più di un mese di tempo, Nicola Zingaretti, per decidere in che modo il suo Pd, il partito che ha appena ereditato dalla gestione renziana, dovrà andare alle elezioni Europee. Se solo o con una lista unitaria con altre forze politiche, se con o senza il simbolo (il neoleader ha già rotto il tabù, dichiarandosi pronto a rinunciarvi).
ferilli calenda
Il primo nodo politico da sciogliere, una scelta che rischia di essere condizionata dalla volontà degli altri: già prima dell' elezione, Zingaretti aveva espresso una «ispirazione unitaria» annunciando, in un' intervista al Quotidiano nazionale, la volontà di incontrare i dirigenti dei Verdi, +Europa e Italia in comune, il partito del sindaco Federico Pizzarotti, per proporre un' avventura comune. Conta di incontrarli la settimana prossima: ma, per ora, il rischio di flop dell' iniziativa è altissimo.
zingaretti
«Una lista unica che metta tutti insieme in nome di un vago europeismo non risponde alle esigenze degli elettori», boccia l' idea Monica Frassoni, co-presidente del partito Verde europeo. «Costruire un unico fronte contro i sovranisti mi sembra un errore», concorda il coordinatore nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli. Loro, già da qualche mese lavorano a una lista con Italia in comune e alcune altre realtà (da Possibile di Pippo Civati a Diem 25, movimento lanciato da Yanis Varoufakis a Volt), dal nome temporaneo di Onda verde e civica. E, per ora, non sono interessati a cambiare strada, «è meglio anche per il Pd andare separati, per evitare confusione», chiude la Frassoni.
Quando la telefonata di Zingaretti arriverà, saranno tutti ben contenti di incontrarlo.
CARLO CALENDA SCRUTATORE ALLE PRIMARIE PD
«Ha dimostrato di essere un amministratore competente e capace» e «sarà certamente un interlocutore importante per tutto il centrosinistra», lo accolgono a braccia aperte con un comunicato congiunto Pizzarotti e Alessio Pascucci, rispettivamente presidente e coordinatore nazionale di Italia in comune. Il che però non significa aperture alla lista unica: «Mi sembra complesso alterare il percorso cominciato con i Verdi», commenta Pascucci.
manifestazione antirazzista milano zingaretti
Anche il primo cittadino di Parma, frontman del partito che ha esordito in qualche elezione locale (due e mezzo per cento alle elezioni sarde di due settimane fa) nelle settimane scorse ha scartato l' ipotesi di un listone alla Calenda. Eppure, ieri è sembrato aprire uno spiraglio evitando prudentemente di commentare, «la fase sta andando avanti così, poi si valuterà cosa ci propone Zingaretti», spiegano dal suo entourage.
CALENDA IN COSTUME APPENA USCITO DAL LAGHETTO DI MONTAGNA
Anche da +Europa si sottolinea il percorso diverso fatto finora: «Noi abbiamo un progetto distinto da quello del Pd. Afferiamo all' Alde, il gruppo dei liberaldemocratici, loro al Pse - spiega Benedetto Della Vedova, da poco più di un mese segretario del partito fondato da Emma Bonin o - anche se abbiamo un obiettivo comune: costruire un' alternativa ai sovranisti antieuropei». Naturalmente, molto dipende da quale sarà nel dettaglio la proposta del neosegretario dem, ma «l' idea di partecipare a un allargamento della lista del Pd non ha senso».
Posizioni contrarie, per il momento. Ma è nel corso di questo mese che si compiono le scelte definitive. «Con le primarie il Pd ha dimostrato di avere ancora una sua forza», ragiona chi è vicino a Zingaretti, convinto che la posizione dei potenziali alleati possa cambiare. Per il neoleader c' è tempo fino al 15 aprile per trovare compagni di viaggio.
federico pizzarotti
2. NUOVI CAPIGRUPPO PER ARCHIVIARE IL RENZISMO COSÌ IL NEO LEADER SI PREPARA A CAMBIARE I DEM
Nino Bertoloni Meli per “il Messaggero”
Già oggi, probabilmente, i due capigruppo Delrio e Marcucci offriranno le loro dimissioni al neo segretario Zingaretti. Non un gesto di sfida, men che meno di guerriglia, più semplicemente una prassi consolidata dopo l' elezione di un nuovo leader alla guida del partito. Le chiamano «le prime grane» di Zingaretti, in realtà sono i passi quasi scontati dopo una battaglia congressuale che ha da una parte legittimato una nuova leadership e dall' altra archiviato la precedente.
paola de micheli pro zingaretti
Grane, o regolamenti di conti, o più banalmente adeguamento alla nuova situazione che riguardano, oltre ai capigruppo, il tesoriere, alcune realtà locali come la Sicilia e la Campania, l' assetto nella Capitale e la nomina del nuovo presidente del partito, forse l' unica carica data per certa e sicura nella figura di Paolo Gentiloni. Ancora più da prassi è il cambio del tesoriere. Bonifazi, l' uscente, ci ha tenuto a precisare che i conti sono «in equilibrio», ma altri parlano di «profondo rosso». Circola il nome di Misiani, sicuramente esperto in materia visto che è stato tesoriere con Bersani prima ed Epifani poi, ma forse proprio per questo fa storcere il muso a quanti temono il cosiddetto ritorno della Ditta.
zingaretti 1
I PASSAGGI Più politicamente complicato, e delicato, il discorso sui capigruppo. Quello alla Camera, Graziano Delrio, si è schierato con Martina, è considerato uomo di raccordo, avrebbe pure, raccontano, rotto con Renzi, ma certamente non si può considerare esponente della nuova gestione. Memore anche del precedente di Roberto Speranza, capogruppo con Bersani e poi con Renzi leader, e in quella veste costretto a barcamenarsi a ogni stormir di fronda, adesso si vorrebbe seguire un' altra strada, in pratica cambiare da subito il capogruppo. E chi meglio di Andrea Orlando per assurgere alla guida dei deputati dem?
zingaretti giachetti martina
L' ex Guardasigilli è stato tra i primi sostenitori di Zingaretti e tra i più accaniti anti renziani, ed era anche il predestinato al posto di Speranza ai tempi, tranne vedersi sopravanzato all' ultimo momento. Assai meno gettonata l' altra ipotesi che circola, di Maurizio Martina capogruppo come suggello del patto ex ds tra i due, «non basta il gradimento del Nazareno, poi il capogruppo dev' essere votato dai parlamentari», fanno notare i bene informati. E altri aggiungono, quasi minacciosi: «Il problema vero alla Camera è ridimensionare il ruolo di Rosato, uomo forte di Renzi e vero capogruppo ombra». Niente vicesegretariato per Martina, dunque, gira voce che vice di Zingaretti sarà Paola De Micheli.
NICOLA ZINGARETTI MAURIZIO MARTINA
Più ingarbugliata ancora la situazione al Senato. Lì i renziani hanno il loro fortino di resistenza, sarebbero ancora circa 35 su 55, e il loro capogruppo è tra i più ultras dell' ex leader. Andrea Marcucci ha fatto sapere che ne discuterà direttamente con il nuovo leader, è probabile che fino alle Europee Zingaretti non intenda aprire fronti interni, ma c' è anche il partito di quelli che reclamano nuovi assetti.
Considerato che, visti i numeri, non si può dare uno schiaffone a Renzi proponendo un capogruppo ostile, le voci si indirizzano su Franco Mirabelli, di area franceschiniana ma mai in conflitto con la ex gestione.
nicola zingaretti
I TERRITORI Sui territori, fischiano le orecchie a Faraone in Sicilia e a De Luca in Campania: per entrambi, e ancor più per il siciliano, si prospetta una operazione ridimensionamento, visto che proprio Zingaretti già prima del voto ha avvertito che «il modo di gestire il partito nell' isola e in alcune parti del Sud non è in sintonia con il mio modello». Un sicuro cambio è da attendersi a Roma, dove Orfini, Nobili e compagnia escono ridimensionati assai. Si parla del veltroniano Morassut come possibile punto di riferimento dem nella Capitale.
Per le Europee, tre dei cinque capilista sarebbero Calenda, Cacciari e Pisapia, gli altri due dovrebbero essere donne, ma Ilaria Cucchi intanto ha declinato.
andrea orlando e nicola zingaretti zingaretti ascolta l intervento di gentiloni