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    DIO PERDONA, DONADIO NO! - PRIMA DI SCIANEL, CHI ERA CRISTINA DONADIO? L’INTERVISTA DELLA SCRITTRICE VALERIA PARRELLA: LA GRAVIDANZA A 16 ANNI, MATRIMONIO A 18, L’INCIDENTE D’AUTO CHE LE PORTÒ VIA IL SECONDO MARITO: ‘A 37 ANNI ERO GIÀ DIVORZIATA, VEDOVA, MAMMA E NONNA’ - IL CANCRO AL SENO DURANTE LE RIPRESE DI 'GOMORRA', LA CHEMIO SENZA DIRE NULLA AL CAST: ‘POSSO RIVELARLO ORA PERCHÉ MIA MADRE È ENTRATA IN UN POSTO MENTALE DOVE I CONFINI SONO SFUMATI’


     
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    Valeria Parrella per Vanity Fair

    cristina donadio cristina donadio

     

    Negli ultimi quindici anni, dunque molto prima che Cristina Donadio diventasse il tremendo personaggio femminile di Gomorra - La serie, prima che prendesse la maschera di Scianel, la sua vita vera, giù dai palcoscenici, è stata uno dei miei racconti preferiti. Mentre la aspettavo, nei suoi interminabili ritardi, al tavolo con altra gente, cominciavo a parlare di lei, e mi piaceva, lo facevo con tenerezza e confidenza, in sua assenza: perché è una di quelle vite che, quando la racconti, ti fa sentire più forte.

     

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    Allora dicevo della sua gravidanza precocissima, a sedici anni, e del fatto che suo figlio Chicco fosse nato nello stesso giorno in cui è nata lei: per cui mamma e figlio per sempre divideranno la torta di compleanno. E poi del matrimonio a diciotto e del primo divorzio. Del secondo matrimonio e dell’incidente d’auto che glielo portò via, e ancora di Chicco che fa a sua volta figli e «insomma Cristina», concludevo, «a trentasette anni era già divorziata, vedova, mamma e nonna…».

     

    E poi finalmente spuntava lei, con una scusa pronta, di corsa sul motorino, e tutti quelli che avevano ascoltato la sua storia vedevano arrivare i due occhi verdi che hanno spalancato l’immaginario di Mario Martone, di Pappi Corsicato e di Enzo Moscato, e di tanta avanguardia teatrale napoletana degli anni Ottanta. E, ovviamente, dimenticavano il ritardo. A Cristina è stato donato il Lete, il fiume dell’oblio: la capacità di dimenticare e far dimenticare tutto il male, l’errore, gli inciampi della vita.

    dino vannini cristina donadio roberto pisoni dino vannini cristina donadio roberto pisoni

     

    Così l’altra sera, mentre giocava con mio figlio seduta sul divano, l’ho guardata, e ho visto che indossava una camicetta trasparente senza reggiseno, ed era sensualissima ed è successo anche a me: le guardavo il seno e dimenticavo che ha avuto il cancro al seno.

     

    Credo che oggi, che stanno andando in onda i nuovi episodi di Gomorra - La serie su Sky, preceduti dall’anteprima in 300 sale italiane, oggi che non si può andare più al supermercato con lei, né al ristorante, senza essere braccati dai fan, a Cristina Donadio stia succedendo il contrario di quello che succede alle attrici quando un personaggio diventa più grande di loro, le porta alla ribalta e le fagocita per sempre (Scianell c’ putimme fa’ un selfie?/complimenti, signora, magistrale interpretazione di Scianell/ maronna ma che ci fai qua, Scianell?): è Cristina che ha mangiato Scianel, l’ha inghiottita intera mentre girava le scene in tutine di ciniglia, mentre il tumore mangiava il suo capezzolo, e la chemioterapia i suoi capelli.

    cristina donadio scianel cristina donadio scianel

     

    Sul set non lo sapeva nessuno: il giorno dopo l’operazione che le ha rimosso la massa cancerosa si è fatta dimettere dall’ospedale, è volata da Napoli a Milano, e ha fatto le riprese a 360° volute da Cattleya. Quando le hanno annunciato la chemio, ha tagliato una ciocca di capelli, li ha portati da un maestro delle parrucche, e poi ha cominciato. In quel periodo stava anche montando uno spettacolo per il Teatro Nazionale di Napoli. In scena c’era un letto: quando gli attori andavano in pausa lei ci si è stesa su.

     

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    Quando il regista le ha detto di non fare le prove il giorno della chemio, lei ha risposto: «Preferisco stare male in teatro». È questa la donna che oggi usa Scianel per dire del grande spettro che si aggira su tutte noi e con cui molte di noi devono fare i conti. «Scianel mi ha aiutato a superare il grado emotivo della malattia, non voglio dire che mi ha salvato la vita, sarebbe darle troppa importanza. Ma avendo deciso di non dire nulla mi sono dovuta confrontare con la normalità. Chi si ammala di cancro fa i conti con quello che è successo e poi trova un adattamento. Il problema sono gli altri che non riescono ad adattarsi e ti fanno sentire fragile».

    cristina donadio foto da party magazine napoli 2 cristina donadio foto da party magazine napoli 2

     

    E perché non ci si può sentire fragili?

    «Ma va benissimo essere considerata fragile perché qualcuno che ti ama possa, a fine giornata, massaggiarti i piedi. Non va bene che gli altri ti considerino “non in grado” di fare qualcosa».

     

    Per questo non l’hai detto?

    «Non l’ho detto per sentirmi Scianel fino in fondo, e ne parlo adesso perché mia madre è entrata in un posto mentale in cui i contorni sono sfumati. Io sono la sua figlia prediletta, sai cosa dice di me? Che sono la sua figlia “liquida”. Le persone più ti amano e più si spaventano, per esempio mio figlio, che vive ai Caraibi…».

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    Sei andata tu da lui…

    «Appena ho potuto, dopo la chemio e prima della radio, sono andata a tranquillizzarlo e lì, per giocare con le mie nipoti, mi sono tinta i capelli di blu. Anzi: forse oggi ho deciso di raccontare non tanto per le donne che ci passano, ma per quelli che stanno intorno a loro, che innescano comportamenti confusi e contraddittori».

     

    CRISTINA DONADIO GOMORRA CRISTINA DONADIO GOMORRA

    Chi c’è stato con te?

    «La mia prima chemio l’ho fatta sul lettino in ospedale con mia sorella Cecilia stretta stretta a me, come quando eravamo piccole e facevamo la lotta. Ma accanto, oltre al mio compagno, ho avuto tante persone comuni, i medici e i paramedici del reparto di oncologia dell’Ospedale Monaldi e del Policlinico. Ho fatto tutto con il Servizio Sanitario Nazionale e tutto a Napoli: correre al Nord per curarmi, allontanarmi, mi sarebbe sembrato ancora più punitivo».

     

    Ti va di ricordare il momento più brutto?

    «Sono due. Il primo è quando ti arriva il referto della biopsia – CELLULE CANCEROGENE: POSITIVO – e credo che questa sensazione sia condivisibile con tutta l’umanità quando ha paura, è una sensazione per cui solo oggi capisco la letteratura che ne parla: sei risucchiato al centro della Terra. Il secondo lo sai».

    CRISTINA DONADIO GOMORRA CRISTINA DONADIO GOMORRA

    E io quel momento lo ricordo benissimo, eravamo in treno di ritorno da Milano e Cristina mi chiamò, mi disse: «Sciù sciù, mi sono trovata una ciocca di capelli in mano», ma lo disse come per proteggermi, come per prepararmi, ancora una volta spostava il dramma.

     

    Sul set nessuno ha sentito che c’era qualcosa che non andava?

    «Sì, una donna, ovviamente, è una fonica siciliana, credo la più brava che abbiamo in Italia, si chiama Maricetta Lombardo: avevo appena avuto la notizia, io ero microfonata, lei dall’altra parte in cuffia, a un certo punto mi si avvicina e mi dice: “Cristina, ma da dove arriva la tua voce, oggi?”, c’è qualcosa di magico, no?».

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    E Cristina è anche così, come molte persone di teatro enfatizza i momenti, conferisce loro una sacralità, deve creare dei riti.

     

    Vogliamo ricordare l’arringa che hai fatto ai tuoi capezzoli? Prego…

    «Allora, mi sono messa davanti allo specchio e ho detto loro: “Ragazzi, mi avete dato grandi soddisfazioni, e siete stati molto amati, da me e dai miei uomini, adesso però devo salutare uno di voi…”».

     

    E quando ti sei guardata per la prima volta, dopo?

    «Ci ho messo un sacco di tempo, avevo imparato a fare la medicazione senza guardarmi, a tentoni… per fortuna non sono un’attrice porno! Poi un giorno, stavo con il mio compagno all’Aquadrom in Austria, un posto fatto tutto di acqua e specchi, e ho deciso. C’è una zona dedicata ai nudisti, tra i clienti c’è di tutto: vecchi, giovani, grassi, magri, e ho deciso di farlo lì, di spogliarmi e guardare il riflesso di come sono nell’acqua».

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    E cosa hai visto?

    «Uno smile perplesso. La tetta con la cicatrice sembrava uno smile perplesso…».

     

    E adesso cosa vedi?

    «Mi vedo più bella. Questo attraversamento mi ha reso più bella. Il danno mi ha reso più bella, vedo un sorriso più luminoso, non mi ricordo chi diceva “non c’è niente di più bello di una donna in rinascita”».

    Lo dice Diego Cugia attraverso il personaggio di Jack Folla, era un bel radiodramma che andava in onda su Radio2, dice anche però “questo noviziato sembra non finire mai” quindi…

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    Prossimo passo?

    «Ricostruire! Devo fare il lipofilling, quando non metti la protesi la ricostruzione prevede tre step, io sono tra il secondo e il terzo».

     

    Ultima domanda: sta andando in onda la terza serie di Gomorra, la più vista su Sky e distribuita in 190 Paesi… cen-to-no-van-ta. Sei un personaggio femminile importante, profondissimo, scritto anche drammaturgicamente molto bene: ti senti più sfortunata o più fortunata?

    «A dodici anni una zingara mi prese la mano e mi disse: “Tu dalla vita avrai tutto, grandi fortune e grandi sfortune”. Mi sento che aveva ragione lei».

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