1 - LA CRISI È AFFARE DA STROZZINI DANNO 1.000, NE RIDAI 3.000
Antonio Castro per “Libero quotidiano”
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Gli strozzini non conoscono lockdown. Tantomeno in tempi di crisi economica, quando il credito legale diventa più difficile, burocratizzato, inarrivabile. Il lavoro scarseggia e gli imprenditori affogati nei debiti e nei pagamenti finiscono per andare a bussare agli unici banchi aperti: quelli degli usurai.
Giusto ieri nella ricca provincia piemontese, nel cuore dell' astigiano, le Fiamme Gialle hanno arrestato cinque italiani e un albanese, più comunicato due misure interdittive. Il blitz degli uomini della Squadra Mobile e della Guardia di Finanza di Asti ha smantellato un vasto giro proprio di usura ed estorsioni. Accompagnato dal sequestro preventivo di mobili e immobili per oltre 269mila euro, tra conti bancari e orologi di lusso.
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Gli investigatori - che avevano acceso i riflettori già nel 2018 - hanno individuato una decina di soggetti - tra cui esponenti di spicco della criminalità astigiana collegati ad associazioni malavitose - ma anche albanesi e soggetti di etnia sinti. Perquisizioni e sequestri sono andate avanti in tutta la provincia. Commercianti e cittadini erano finiti nel giro dei prestiti a strozzo dando in pegno anche aziende, un centro sportivo e abitazioni. Ma anche assegni, auto, e altri beni di proprietà.
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I tassi applicati erano inarrivabili: oltre 200% secondo le prime stime.
Come dire: prestavano mille euro e ne rivolevano indietro 3.000. Con il consueto contorno di minacce e gravi intimidazioni.
emergenza pandemia L' inchiesta piemontese - ai tempi del Covid19 - riporta l' attenzione sulla malavita che sta facendo affari d' oro approfittando dello stato di necessità generalizzata.
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Non a caso da tempo il Viminale invita prefetti e sindaci a tenere alta la guardia: l' emergenza economica potrebbe tradursi in un' emergenza sociale. E ovviamente chi ha quattrini in abbondanza - e adopera metodi spicci come quelli propri delle associazioni malavitose - non resta certa alla finestra. Secondo l' osservatorio di Confesercenti "Sos impresa" «dal 2011 a fine 2016 l' usura è cresciuta al ritmo di circa 2,2 milioni al giorno. Il debito medio contratto dagli usurati è passato da 90mila a 125mila.
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Negli anni trascorsi la crisi economica ha assestato un colpo mortale. Il mercato illegale, che nel 2011 aveva raggiunto un giro d' affari di 20 miliardi e coinvolgeva 200mila tra professionisti, commercianti e imprenditori, cinque anni dopo è schizzato a 24 miliardi».
Se gli affari di mafia, camorra, 'ndrangheta e altre associazioni di "galantuomini" già andavano a gonfie vele prima, c' è solo da immaginare che cosa succederà con centinaia di migliaia di piccole e medie imprese costrette al blocco di attività per mesi. Schermi societari formidabili per giustificare "lavanderie" di facciata di capitali illeciti.
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Perdipiù strappando interessi stellari a gente disperata che non trova altra strada per mettere insieme il pranzo con la cena e tentare di salvare l' attività che magari è il frutto del lavoro di una vita.
collocamento mafia spa Le restrizioni nella concessione del credito hanno soltanto moltiplicato negli ultimi mesi l' effetto devastante grazie al blocco economico generalizzato. Le piccole attività entrano così nel mirino dei "picciotti". Come se non bastasse la disoccupazione dilagante favorisce un vivaio di manodopera inatteso per le associazioni malavitose.
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Sempre secondo il XII Rapporto Sos impresa, il pericolo maggiore deriva dalla disoccupazione diffusa. Licenziamenti, cassa integrazione, disoccupazione improvvisa, difficoltà economiche inattese «potrebbero avvicinare molti giovani ad attività illecite». Precipitando così normali cittadini in un contesto criminale.
2 - ASTI FINISCE PRIGIONIERA DEGLI STROZZINI "SOLO IN UN MESE INTERESSI PER 4MILA EURO"
Franco Binello per “la Stampa”
«Li conoscevo di vista, pensavo quasi che fossero amici. Gli affari non andavano bene già prima, e i blocchi per il virus certo non aiutavano. Quando mi sono trovato con l' acqua alla gola, sono andato da loro: mi hanno dato dei soldi, ma poi non mi hanno dato più tregua: dovevo restituirli con un interesse altissimo. Non ce l' ho fatta: così sono arrivate le minacce: paga, o finisci male».
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Il racconto è di un imprenditore, uno dei tanti finiti in un giro di usura smantellato ieri dalla Squadra Mobile e dalla Finanza di Asti. Sei arresti, personaggi noti nel sottobosco ai confini tra il malaffare e la criminalità organizzata.
Un' indagine durata due anni che ha avuto una decisa accelerazione negli ultimi drammatici mesi dell' emergenza coronavirus, quando il numero di commercianti e imprenditori in difficoltà è cresciuto in poche settimane, man mano che gli effetti della crisi si riversavano su tutto il territorio. A quel punto, per chi non dispone di solidi patrimoni, è diventato difficile uscire dal gorgo.
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Molti hanno ceduto alla tentazione di ricorrere agli strozzini, l' impossibilità o le difficoltà di lavorare per il lockdown hanno fatto il resto. Incassi sempre più scarsi, usurai sempre più esosi.
«La mia famiglia è sempre stata benestante - racconta l' imprenditore -. Avevamo case, terreni, anche soldi. Poi l' azienda ha cominciato a perdere qualche colpo. La trafila è stata la solita: il giro delle banche, i fidi che non arrivano più o tardano a venire e la necessità di avere del contante a disposizione per far fronte alle scadenze». E allora non resta che rivolgersi a qualche «amico».
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«Prima ti rassicurano. "Stai sereno - dicono -vieni a berti un bicchiere con noi. Gli amici in fondo servono a questo, no? Se hai bisogno siamo qui". Mi sembrava di aver finalmente trovato la soluzione ai problemi: il prestito arriva in poche ore. Altroché domande, pratiche di verifica, timbri, carteggi, burocrazia. Tutto cash, contanti. Ti danno diecimila euro e sembra tutto facile. Ti dici: "Vabbé, tra un po' ripartiamo e ce la faccio anche questa volta".
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Poi scopri che a fine mese, anche se hai restituito tutto, i conti non tornano: vogliono gli interessi, 3-4 mila euro in più. E se passa un altro mese diventano sette, otto e non finisci più. Se non riesci a ripagarli subito magari te ne prestano altri. "Non preoccuparti, ci siamo noi", ti ripetono. E il tuo debito diventa una voragine. E in cambio devi dargli le garanzie». Che, spiegano gli investigatori, potevano essere un' auto, un terreno, una casa, un Rolex.
La notizia dell' indagine ha fatto rapidamente il giro di una città e di una provincia ancora intorpidite dall' effetto virus.
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Bar e ristoranti sono in maggioranza chiusi, solo una parte fa le consegne a domicilio. Molti negozi, a prescindere dal via libera della Regione, non si sa se e quando riapriranno. Si temono gravi effetti anche sul turismo, perché in queste terre di vigne e grandi vini patrimonio dell' Unesco il crollo delle presenze straniere, non è solo un' ipotesi ormai, ma una inquietante certezza.
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Logico quindi che si guardi a quello che verrà dopo. Gli uomini di Mobile e Finanza non sono ottimisti. «Dovremo approfondire anche questo versante investigativo», dicono il capo della mobile Loris Petrillo e il colonnello delle Fiamme Gialle Andrea Mancini.
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C' è il rischio che altri commercianti e altri imprenditori finiscano nelle acque torbide di qualche prestito a tassi insostenibili gestito da gruppi organizzati, già attivi prima dell' emergenza e rinforzati dalle nuove difficoltà e che dietro magari ci sia l' ombra lunga di gruppi organizzati come questo finito nel mirino del procuratore di Asti Alberto Perduca e del pm Davide Greco.
Dubbi che si allungano come ombre sull' economia del dopo virus.