Estratto dell'articolo di Ugo Cundari per www.ilmattino.it del 21 Agosto 2022
Brutte, sporche e cattive. Le parolacce della lingua italiana di pietro trifone
Tre schiavi, sotto gli occhi del loro capo, trascinano a fatica una colonna in una basilica romana. Si fermano, si asciugano il sudore, riprendono e poi si fermano di nuovo. Il boss si innervosisce e li apostrofa «fili dele pute», vale a dire figli di puttana. È la fine dell'anno Mille, lui si chiama Sisinnio ed è passato alla storia per essere stato il primo a utilizzare, anche se nella forma non definitiva, la più antica parolaccia italiana, appunto «puttana».[…] come ricorda lo storico della lingua italiana Pietro Trifone in Brutte, sporche e cattive (Carocci, pagine 132, euro 13), che è una storia specialistica e divulgativa delle parolacce più diffuse della lingua italiana. […]
Ancora poco chiara, invece, l'origine di «frocio». Il primo a usarlo nel senso di «omosessuale» è nel 1830 il poeta romano Gioacchino Belli, nei versi di «La pissciata pericolosa». Prima di allora con «frocio» o «froscio» sono indicati dagli italiani gli stranieri, in particolare i tedeschi e i francesi. «Frosce» significa «narici» e quindi ci si riferisce a quei tempi a uomini con il naso grosso. La locuzione «parlare frocio», attestata tra la fine degli anni Venti e l'inizio degli anni Trenta del secolo scorso soprattutto nelle locande romane, significa «parlare straniero».
giuseppe gioacchino belli
[…] Nel 1873 nel vocabolario napoletano di Raffaele D'Ambra compare il termine «froscio» con due sfumature semantiche per indicare lo stesso senso: indica il «forestere che non parla nel dialetto» e l'individuo «floscio», che parla con la erre moscia, come il tipico francese. Nel 1910 il medico napoletano Emanuele Mirabella in Mala vita, dedicato al linguaggio dei camorristi e dei delinquenti in genere, registra anche dalle nostre parti il cambio di senso assegnando «a froscio il significato di effeminato e a frocio quello parzialmente affine di pederasta passivo, riportando fra l'altro l'espressione del dialetto partenopeo froscio cianciuso, tartante, da lui tradotta sinteticamente con effeminato».
VIA FROCIS - MEME BY EMILIANO CARLI
Trifone sottolinea che a Napoli con il termine «ciunciuso» riferito a una donna si intende «graziosa, leggiadra», mentre quando è riferito agli uomini assume il significato di «affettato, lezioso, svenevole» e qualche volta «stomachevole». Il froscio tartante o tartagliante, oltre a essere effeminato, si rivela affetto da balbuzie: «tartante è infatti un parente stretto di tantan, voce onomatopeica dei camorristi citata dallo stesso Mirabella e da lui tradotta appunto con balbuziente». Sicché, conclude l'autore, «a Napoli il froscio era un forestiero di cui non piaceva il modo di parlare, ora apprendiamo che poteva essere effeminato e persino tartagliare, proprio come facevano i barbari di più antica memoria». […]
papa francesco e la frociaggine PAPA FRANCESCO E LA FROCIAGGINE - MEME BY EMILIANO CARLI meme su papa francesco e la frociaggine meme su papa francesco, la frociaggine e roberto vannacci 1 IL DISCORSO DI PAPA FRANCESCO SULLA FROCIAGGINE - MEME meme su papa francesco, la frociaggine e roberto vannacci meme su papa francesco e la frociaggine meme su papa francesco e la frociaggine papa francesco e la frociaggine meme by osho