DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Giovanna Vitale per "la Repubblica" - Estratti
Cosa non si fa per issare la forzista Simona Agnes sulla tolda di Viale Mazzini. Persino partecipare in massa, e ai massimi livelli, a un evento che in altri tempi avrebbero volentieri disertato: gli Stati generali del servizio pubblico organizzati dalla grillina Barbara Floridia a palazzo Giustiniani, dove la presidente della Vigilanza — guarda caso l’ultimo ostacolo che si frappone all’insediamento della consigliera azzurra al vertice del cda Rai — ha celebrato ieri e proseguirà oggi la sua personale convention sulla riforma dell’emittente che (forse mai) verrà.
Un pallino fisso dei Cinquestelle.
Il dazio che il centrodestra ha deciso di pagare pur di ottenere dai commissari di Giuseppe Conte i voti mancanti alla ratifica parlamentare della figlia di Biagio, storico direttore generale, cara a Gianni Letta.
Non manca nessuno nella Sala Zuccari vestita a festa. Da Ignazio La Russa, la seconda carica dello Stato che ricorda come lui, da missino doc, ha passato anni a «grattarsi » (testuale) mentre i partiti più grandi lottizzavano la tv tricolore, fino al ministro meloniano Alessandro Giuli; dal sottosegretario leghista al Tesoro Federico Freni a quello forzista di Palazzo Chigi Alberto Barachini: tutti accorsi al grande evento della tv. Ufficialmente per parlare delle sfide che attendono il servizio pubblico alla luce del regolamento europeo che impone di liberarlo dal giogo dei governi. Dietro le quinte per trovare il modo di allargare la maggioranza e centrare in Vigilanza il quorum dei due terzi necessario a nominare Agnes presidente.
È la disposizione della platea a restituire la mappa aggiornata di chi comanda in Rai. Mescolato, a sorpresa, a un’autentica potenza Mediaset: Gina Nieri, capa degli Affari istituzionali e legali. Osservatrice speciale e niente affatto disinteressata. «Il tema qui non è la concorrenza fra noi», ragiona la storica longa manus di Fedele Confalonieri, «ma la difesa del sistema radiotelevisivo dalle piattaforme che ci stanno massacrando. Una battaglia da fare insieme ».
(...)
«Manca poco», confida, «questo ambaradan ci frutterà i due voti che servono per raggiungere l’obiettivo ». Pure lui ha fretta, non solo la maggioranza. Da consigliere anziano gli tocca guidare il cda Rai, ragion per cui ha preso due mesi di aspettativa dalla Fondazione Milano- Cortina per la quale lavora.
Significa rinunciare al lauto compenso — all’incirca 30mila euro — che avrebbe percepito se non avesse avuto tale incombenza. Di cui adesso si vuol disfare. Perciò marca stretto Di Majo, il collega di rito contiano. Che non smette di sorridere, affiancato da Senio Bonini, il vice del Tg1 in quota 5S: se la partita Agnes si chiude come deve, potrebbe essere lui il nuovo direttore del Tg3. La vera sfida del servizio pubblico è questa.
simona agnesRoberto Natale Simona Agnes Giampaolo Rossi - foto lapresseSimona Agnes - Giampaolo Rossi - Federica Frangi - foto lapresseroberto sergio giampaolo rossiil cda della rai davide di pietro, roberto natale, simona agnes, giampaolo rossi, federica frangi, antonio marano e alessandro di majo
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