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    SECONDO VOLUME DEI DIARI DI SUSAN SONTAG - OLTRE AD ARGUTE RIFLESSIONI POLITICHE E SOCIALI (“IL VANTAGGIO DI DIRE "È BELLA" DI UN'OPERA D'ARTE È CHE QUANDO LO SI DICE NON SI STA DICENDO NIENTE”), LA GRANDE SCRITTRICE PARLA DELLA SUA VITA SENTIMENTALE, DELLA SUA DRAMMATICA ROTTURA CON LA COMMEDIOGRAFA CUBANA MARIA IRENE FORNES E DELLA PASSIONE CON L’ITALIANA CARLOTTA DEL PEZZO - “NELLA SCRITTURA TOLLERO L’ERRORE, NEL SESSO NO. ED È PROBABILE CHE IO FALLISCA”…


     
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    1 - SUSAN SONTAG, I PENSIERI DELLA GRANDE SCRITTRICE TRA POLITICA AMORE E PSICOANALISI
    Gabriele Pantucci per "la Repubblica"

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    Susan Sontag ha 31 anni quando si apre questo secondo volume dei suoi diari, di cui pubblichiamo alcuni estratti. Con uno degli aforismi di cui queste 500 pagine traboccano, osserva che "una delle principali funzioni (sociali) d'un diario è quella d'essere letto furtivamente da altre persone".

    In realtà questi scritti non provengono dal tradizionale volume rilegato che il diarista tiene nel cassetto. Sono dispersi in taccuini d'appunti che la perseveranza di suo figlio, David Rieff, ha raccolto aggiungendovi soltanto note brevissime come nomi o piccoli dettagli. Sono pagine ricche di penetranti osservazioni psicologiche sulla nostra civiltà, sulla politica, sulle sofferenze della sua vita sentimentale.

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    Leggiamo della sua rottura con la commediografa cubana Maria Irene Fornes che la fa sentire "congelata, paralizzata". E poi c'è la passione per Carlotta del Pezzo, un'aristocratica italiana. A lei, oltre che al figlio David, è dedicato L'Amante del Vulcano che Mondadori pubblicò nel 1995. Trenta pagine di diario sono riservate a lei (indicata semplicemente come C). La Sontag la analizza e si analizza: atteggiamenti e intenzioni.

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    Tra le esplorazioni sentimentali ci sono anche le note sul figlio David ed il grande valore che ha il loro rapporto. Nella primavera del 1968 c'è il suo viaggio nel Nord Vietnam in guerra con gli Stati Uniti: pubblicato in un saggio del 1969. Non ci sono riferimenti al cancro che la colpì la prima volta nel 1976.

    Ci sono momenti toccanti come quando in lacrime, a Venezia al mattino prestissimo entra in San Marco semideserta e lei - di discendenza ebraica anche se mai praticante religiosa - segue la Messa e prende la Comunione. Abbondano le liste: dei libri che ha letto e di quelli che deve leggere, come pure dei film e di quelli che possono essere spunti di libri futuri. Con molti rimpianti per qualche talento che pensa di aver perduto.


    2 - PERCHÉ LA NOSTRA ESTETICA È PARALIZZATA DALLA BELLEZZA
    Susan Sontag (traduzione di Paolo Dilonardo) © 2012 by David Rieff

    19/8/64 - odorato è la più grande area sensoriale del cervello e anche la più primitiva.
    Molto potente ma poco articolata - non ci si può fare niente (si può solo nominare) Tutta accenti, niente sintassi. L'odorare offre la consapevolezza di una sensazione da cui il pensiero è sciacquato via (a differenza dell'udire e del guardare) Osmologia, contrapposta a logologia.

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    10/9/64 - L'estetica moderna è paralizzata dalla dipendenza dal concetto di bellezza. Come se l'arte "riguardasse" la bellezza - come la scienza "riguardasse" la verità! 3/10/64 Un uomo pensa prima di agire. Un altro pensa dopo aver agito. Ciascuno dei due è convinto che l'altro pensi troppo. 1/11/64 Da scrittrice, tollero l'errore, la prestazione insufficiente, il fallimento. Che importa allora se a volte fallisco, se un racconto o un saggio non sono all'altezza- A volte le cose vanno davvero bene, l'opera funziona. E ciò mi basta.

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    E' proprio questo l'atteggiamento che non riesco ad avere rispetto al sesso. Non tollero l'errore, il fallimento, - perciò sono ansiosa fin dall'inizio, ed è probabile che io fallisca. Perché non ho fiducia che a volte (senza bisogno di forzare) il sesso funzionerà.

    16/7/65 - Parigi. Non telefono mai a nessuno; potendo evitarlo, non chiederei mai a qualcuno che esca dal mio appartamento di imbucare una lettera per me. Non mi fido che qualcuno faccia le cose al posto mio - voglio fare tutto da sola, o se mai lascio che qualcuno agisca al mio posto in una qualche faccenda, mi rassegno (in anticipo) all'idea che non la farà bene o che non la porterà a termine. 6/9/65 Tangeri Per un anno (avevo 15 anni) ho portato sempre con me, in tasca, le Meditazioni di Marco Aurelio. Avevo una tale paura di morire - e soltanto quel libro riusciva a darmi conforto, una certa forza d'animo. Volevo averlo addosso, poterlo toccare, al momento della mia morte.

    20/11/65 Funzione della noia. Positiva e negativa. Arthur Schopenhauer, il primo scrittore importante a parlare di noia (nei Saggi), la considera, insieme al dolore, uno dei mali gemelli della vita (il dolore per i non abbienti, la noia per gli abbienti - è questione di ricchezza). La gente dice "è noioso" - come se si trattasse di un metro di giudizio definitivo sull'interesse di qualcosa, e nessuna opera d'arte avesse il diritto di annoiarci. Ma la maggior parte dell'arte più interessante del nostro tempo è noiosa, Jasper Johns è noioso. Beckett è noioso, Robbe-Grillet è noioso. Ecc, ecc.

    Forse oggi l'arte deve essere noiosa. (Il che ovviamente non significa che l'arte noiosa sia per forza la migliore - ovviamente). Non dovremmo più aspettarci che l'arte riesca a intrattenerci o a distrarci. Perlomeno, non la grande arte.

    La noia è una funzione della nostra attenzione. Stiamo imparando nuove forme di attenzione- privilegiando, ad esempio, l'orecchio rispetto all'occhio - ma finché ci muoveremo all'interno di un vecchio modello di attenzione continueremo a trovare X noioso... ad esempio quando prestiamo ascolto al senso di qualcosa piuttosto che al suo suono (essendo troppo orientati verso il messaggio).

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    Forse, se dopo la ripetizione prolungata di una sola frase o di un certo tipo di linguaggio o di immagine - in un testo scritto o in un brano musicale o in un film - dovremmo chiederci se stiamo utilizzando il giusto modello di attenzione. O se stiamo, forse, utilizzando un solo giusto modello di attenzione, quando dovremmo invece utilizzarne due simultaneamente, in modo da bilanciare il carico (tra senso e suono, ad esempio).

    26/11/65 Il benefattore come riflessione su Cartesio. Me n'ero dimenticata! Fino a quando, oggi, non me ne ha parlato Burt Dreyfus (un amico di S.S.) - perché ho passato gli ultimi 7 anni della mia vita con degli illetterati, e mi ci sono talmente abituata che non mi azzardo neanche più a parlare di qualcosa che preveda una qualche familiarità con i libri. Trovo la psicoanalisi umiliante (tra le altre cose); è la mia banalità che mi imbarazza. Mi sento sminuita.

    E' questo uno dei motivi per cui trovo preoccupante il fatto SUSAN che si tratti di una relazione "professionale" e non "privata". La conoscenza ha a che fare con la coscienza incarnata (non soltanto con la coscienza) - è questa la grande questione trascurata dalla fenomenologia da Cartesio e Kant fino a Husserl e Heidegger - Sartre e Merleau-Ponty hanno cominciato ad affrontarla.

    29/11/65 Il vantaggio di dire "è bella" di un'opera d'arte è che quando lo si dice non si sta dicendo niente.

    4/1/66 - Sono attratta dai demoni, da quel che di demoniaco c'è nella gente. Solo da quello? Ultimamente, sì. Dalla follia, ma solo dalla follia incandescente e anticonformista: da persone che possiedono un generatore tutto loro. Philip Rieff, (l'ex marito di S.S.) era folle, e Irene e Jasper - e quella ragazza del Living Theatre, Diane Gregory, al laboratorio teatrale di Joe Chaikin ieri sera.

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    Gli occhi neri, grandi e brucianti, le labbra socchiuse il vestito trapuntato, lungo fino a terra - La follia di Sallie Sears, (critico letterario americano e amica di S.S.) era respingente - perché la sua sensibilità, così limitante e remissiva, prendeva la forma della dipendenza. David non è precoce né creativo come ero io da bambina, e questo lo infastidisce. Mette a confronto com'ero io a nove anni e com'era lui alla stessa età, com'ero io a tredici anni e come è lui adesso. Io gli dico che non deve per forza essere così brillante. Lui ha altre soddisfazioni.

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    8/8/66 - In America la religione è tutt'uno con il comportamento. Si smette di andare in chiesa o in sinagoga per via dei divieti o del peso eccessivo del rituale, non (come in Europa) a causa di una crisi di fede. Perciò, un uomo del Midwest che ha smesso di andare in chiesa quando da giovane è arrivato a New York, può benissimo mandare i figli alla scuola di catechismo dopo essersi sposato e trasferito a Long Island.

    Gli basta scoprire che la chiesa protestante di Long Island non gli chiede di smettere di bere e di fumare come aveva fatto quella nello Iowa... 10/2/70 Non ho tutte le alternative che pensavo di avere- ne ho, di fatto, soltanto due: sradicare il mio sentimento, dirle (a Carlotta) di andare al diavolo - o jouer le jeu. Naturalmente sceglierò la seconda. L'età dell'innocenza è passata.

    Questa non è la fine della storia - solo l'inizio della Fase Tre. La Fase Uno è stata luglio-agosto: passione, speranza, desiderio. La Fase Due va dal mio ritorno a New York il 2 settembre fino alla settimana scorsa a Parigi: desiderio sempre più vivo, ossessione, sofferenza, paralisi nel lavoro, magica castità, innocenza (ancora), gioia nel sentirsi amata, attesa paziente che cominci la nostra vita insieme.

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    17/2/70 - A proposito del suo telegramma: "Parigi sembra così lontana". - Devo capire che quella di Parigi non è stata affatto un'esperienza positiva per C. Lo è stata per me: per quanto dolorosa, ero comunque insieme a lei.

    L'importanza, per C., dell'idea di essere "civili". Essere civili significa sapersi controllare, saper essere allegrie affabili anche quando si è disperati. La capacità di ridere al telefono con un conoscente quando si è nel bel mezzo di una grande sofferenza personale è per lei "civile" - in me provoca invece ansia e dissociazione.

    Essere civili significa tenere separate le cose - stati d'animo diversi con ciascuno, modi diversi di manifestare e rivelare se stessi - ferma restando la regola di essere gradevoli e di buona compagnia. 26/4/70 L'immenso valore che David ha nella mia vita: qualcuno che posso amare con incondizionata fiducia - perché so che la relazione è autentica (la società la garantisce e io la costruisco) - perché io l'ho scelto, perché lui mi ama (di questo non ho mai dubitato): la mia unica esperienza di amore, di generosità, di premura.

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    21/4/71 - Soffro per la mancanza di stimoli intellettuali. Ho esagerato, nel reagire contro l'ambiente accademico in cui da giovane ero totalmente immersa. È stata una esagerazione. Poi, a partire da Harriet, l'esagerazione è stata equivalente, ma di segno opposto. Si è fatta sempre più estrema, al punto che negli ultimi anni ho passato quasi tutto il mio tempo con persone dalle menti mediocri. Per quanto mi piacessero (perché erano più calorose, più sensuali, più sensibili, più esperte del "mondo") non mi stimolavano. Pensavo sempre meno. La mia mente è diventata pigra, passiva. Ho guadagnato molto ma ho anche pagato un prezzo altissimo. E quel prezzo adesso mi umilia. Molti libri mi risultano difficili da leggere! (Soprattutto la filosofia). Scrivo male, con difficoltà.

    19/7/75 - L'arte ufficiale nei paesi comunisti è, oggettivamente, fascista. (per esempio gli alberghi e i palazzi della cultura dell'era Staliniana, il film cinese di propaganda maoista, L'oriente è rosso, ecc). E la visione sentimentale del passato voluta dal fascismo, allora? I nazisti fecero di Wagner la loro musica ufficiale; Marinetti disprezzava Wagner.

    La società comunista ideale è totalmente didattica (l'intera società è una scuola); qualunque considerazione è governata da un'idea morale. La società fascista ideale è totalmente estetica (l'intera società è un teatro); qualunque considerazione è governata da un'idea estetica. 24/5/78 Venezia Venezia mi fa piangere. Da sola, passeggiando in piazza San Marco di mattina presto. Sono entrata nella basilica, mi sono seduta tra i cinque o sei fedeli presenti, ho assistito alla messa, e ho fatto la comunione.

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    6/5/80 Sì, un saggio sul pensiero aforistico! Un'altra fine, una chiusura. "Note su Note." Con un'epigrafe (1943) di Canetti: "Leggendo i grandi autori di aforismi si ha l'impressione che si conoscano tutti bene fra loro". Viene da chiedersi perché. Può essere che la letteratura aforistica ci insegni l'unicità della saggezza (così come l'antropologia ci insegna la diversità della cultura)? La saggezza del pessimismo.

    O dovremmo piuttosto concludere che la forma dell'aforisma, del pensiero abbreviato, condensato o irregolare sia una voce storicamente connotata che, nel momento stesso in cui viene fatta propria, suggerisce inevitabilmente determinati atteggiamenti; che sia il veicolo di una tematica condivisa? La tematica tradizionale dell'aforista: l'ipocrisia della società,la vanità dei desideri umani, la superficialità e la falsità delle donne; gli inganni dell'amore; i piaceri ( e la necessità) della solitudine; e la complessità dei propri processi mentali. Tutti i grandi aforisti si battono per farsi carico del peso del pessimismo, della disillusione - alcuni con più leggerezza (con meno ferocia) di altri.

     

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