Estratto da www.ilfattoquotidiano.it
enrico letta
Dai territori non solo malumori, ora anche i ricorsi agli organi interni per chiedere l’annullamento delle liste. Succede in Puglia, dove il Partito democratico locale è in rivolta (o almeno una parte) per le scelte fatte e per l’assenza tra i capilista di esponenti donne.
Ecco che allora due consiglieri regionali dem, Ruggiero Mennea e Fabiano Amati, hanno presentato un ricorso urgente “alla Commissione nazionale di garanzia per annullare le liste del Pd Puglia e modificarle”.
BOCCIA EMILIANO
Secondo i due esponenti del Pd infatti, i candidati sono stati “nominati con atti illegali e modalità sessiste“. E hanno violato una serie di regole interne: “Parità di genere perché composte con soli capilista uomini; mancanza di elezioni primarie o sistema di ampia consultazione (contendibilità); uguaglianza di tutti gli iscritti; designazioni collegiali; rappresentatività politica e territoriale; pubblicità della procedura di selezione; modalità democratica di approvazione delle candidature attraverso organi rappresentativi; rinunce e sostituzioni senza riconvocare la direzione nazionale”. Secondo i due consiglieri regionali, quindi, sarebbero “numerose le violazioni”.
Ruggiero Mennea
E non ci sono solo i ricorsi. La presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone, solo al quarto posto nel plurinominale al Senato, “sta riflettendo” se accettare o meno la candidatura. Al suo posto è finito il braccio destro di Michele Emiliano: il capo gabinetto Claudio Stefanazzi. Poi c’è chi chiede di modificare le liste perché violerebbero “gli statuti nazionali e regionali”.
[…] A fare scalpore, al di là delle scelte politiche, è il fatto che non ci sia neanche una donna capolista. Questi i nomi che sono stati scelti dalla direzione e da Enrico Letta: l’assessore regionale Raffaele Piemontese a Foggia; il segretario del Pd Puglia, Marco Lacarra a Bari; a Taranto il deputato uscente Ubaldo Pagano; a Lecce il capo Gabinetto della Regione Puglia, Stefanazzi. Al Senato il capolista sarà l’ex ministro Francesco Boccia.
FABIANO AMATI