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    "PUPETTO" MARESCA HA FATTO INCAZZARE PURE IL DESIGNATORE ROCCHI! ERRORI A PROFUSIONE, UNA CATERVA DI AMMONITI MA SOPRATTUTTO L’IRRIVERENTE PRESUNZIONE DI CONTINUARE A PENSARE DI AVER ASSEGNATO UN RIGORE GIUSTO ANCHE QUANDO IL VAR (MAZZOLENI) LO HA CHIAMATO A RIVEDERLO - L’ARBITRO, IRRIMEDIABILMENTE NON ADATTO A CERTE PARTITE (PER INFORMAZIONI CITOFONARE ANCHE A CONTE), TORNERÀ AD ARBITRARE IN SERIE A A DICEMBRE... - VIDEO


     
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    Da corrieredellosport.it

     

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    L’ idea di prendere i pacchi per gli addobbi di Natale in cantina, le luminarie che rendono famosa nel mondo Salerno, le luci e le vetrine nelle vie dello shopping (speriamo): potrebbe essere questo, a conti fatti, lo scenario che Fabio Maresca si troverà attorno la prossima volta che tornerà ad arbitrare una partita in serie A.

     

    Il pensiero sarebbe quello, misurando il livello di arrabbiatura (eufemismo) del designatore Rocchi già domenica sera (ma anche ieri mattina), dopo i molteplici errori di Roma-Milan ma soprattutto dopo l’ennesima gestione pessima di una gara che l’arbitro/presidente della sezione di Napoli non riesce a terminare se non con una caterva di ammoniti, davvero suo punto debole.

     

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    E se lo fai in Inter-Atalanta prima (8 ammoniti, gara letta malissimo) e lo rifai in Parma-Monza (8 gialli e un rosso), le avvisaglie della tempesta perfetta ci sono tutte. Con la partita di domenica, Maresca ha soddisfatto il postulato caro ad Agatha Christie: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova».

     

    La prova che è un arbitro irrimediabilmente non adatto a certe partite, a certe latitudini. Perché non è da domenica che Maresca combina guai simili. Il compianto Stefano Farina, che stravedeva per lui, aveva nei suoi confronti un rapporto di amore (arbitralmente parlando) e odio, lo sospese l’anno della promozione (tre settimane circa “non ufficiali”) per poi proporlo per il salto in serie A. Dopo ci hanno provato in tanti, da Messina (un anno) a Rizzoli (dal 2017-2018 fino allo scorso anno) e adesso Rocchi. Tutti con la voglia (o presunzione?) di volerlo cambiare, perché ha (avrebbe) lampi da arbitro. Tutti, irrimediabilmente, delusi.

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    L'atteggiamento sbagliato di Maresca

    Gli errori dell’Olimpico hanno stravolto la notte dei vertici arbitrali. Sono tanti, ma soprattutto ce n’è uno che costerà a Maresca un stop lungo. L’irriverente ostinazione di continuare a pensare di aver assegnato un giusto rigore anche quando il VAR (Mazzoleni) te lo ha fatto vedere e rivedere. Mazzoleni, pur non essendo il più bravo, è comunque un VAR esperto e la scorsa stagione - ad un certo punto - era diventato una garanzia al monitor. Eppure neanche davanti all’evidenza, la presunzione di Maresca ha fatto un passo indietro.

     

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    Perché il rigore su Ibra - inutile insistere - non c’era, ne è convinta la commissione che guida la serie A (voto bassissimo in pagella), che ha “promosso” la chiamata al VAR di Mazzoleni. Il contatto con Ibañez è di gioco, dopo è Ibra che semina esche (trascina il piede destro fino a quando èlui che incoccia quelli del giallorosso; cade in maniera poco naturale a gambe larghe).

     

    qualcuno ha abboccato, due volte. Ma di errori ce ne sono stati altri. Sul caso Kjaer-Pellegrini si può dire che il VAR è rimasto “sdegnatamente” silente, come a dire: ora cavatela da solo. C’è da comprenderlo, visto il precedente di pochi minuti prima, eppure doveva chiamarlo ancora al video, come fece Guida con Mariani in Inter-Juve, per un rigore che era più «chiaro ed evidente» di quello assegnato. E poi, il rosso a Theo Hernandez che non c’era (precedente fallo su Ballo-Toure) mentre poteva starci quello per Veretout su Tonali al 96’.

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