Estratto da open.online
Se in Ucraina è il Donbass, in Moldavia è la Transnistria il casus belli di Vladimir Putin. Dietro la revoca del decreto sulla sovranità di Chisinau c’è una lunga storia di conflitti geopolitici e un’opportunità. Il primo ministro moldavo Dorin Recean ha rivelato l’esistenza di piani russi per prendere l’aeroporto della capitale. Per usarlo come testa di ponte di una nuova invasione.
dorin recean
Ma la minaccia velata serve a dare un segnale, l’ennesimo, all’Occidente. Il decreto presupponeva relazioni più strette tra la Russia, l’Europa e gli Stati Uniti. La decisione di revocarlo è stata presa per «garantire gli interessi russi in relazione ai cambiamenti nelle relazioni internazionali». Nella regione “contesa” sono già presenti un migliaio di soldati russi. E la presidente Maia Sandu ha confermato di aver ricevuto da Volodymyr Zelensky informazioni sui piani russi di creare una crisi. Per prendersi la Transnistria.
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putin moldavia
Cos’è la Transnistria
Un tripudio di bandiere e canzoni contro il governo ucraino alle quali, secondo le stime ufficiali, avrebbero partecipato 200 mila persone, nonostante la temperatura intorno ai 15 gradi sotto lo zero. Un dato difficile da verificare, così come la spontaneità della partecipazione, viste le capacità organizzative delle autorità che hanno convogliato verso lo stadio a bordo di autobus molti dipendenti dello Stato. Chissà se servirà anche a una nuova mobilitazione.
L’autoproclamata repubblica di Transnistria si trova all’interno dei confini della Moldavia, lungo la frontiera con l’Ucraina sud-occidentale. Nel 1990 il Paese si dichiara indipendente in modo unilaterale con un referendum che ottenne quasi il 90% delle preferenze. Nel 1991 la Moldavia incamera tra i suoi possedimenti anche il territorio della repubblica separatista. E scoppia una guerra. Il conflitto scoppiò nei primi mesi del 1992. Tiraspol, con il determinante aiuto dei russi, sconfigge presto Chisinau. Il cessate il fuoco viene mediato da Mosca. Con la conseguente formazione di forze di peacekeeping con contingenti misti di Moldavia, Russia e Transnistria.
MISSILE CADUTO IN MOLDAVIA
La guerra tra Moldavia e Russia
La tregua raggiunta nel luglio del 1992 stabilisce de facto non solo la separazione dei due Paesi. Ma anche la permanenza di 1.500 soldati russi nella base militare del villaggio di Cobasna. Qui sono immagazzinate armi che potrebbero rivelarsi fondamentali in un eventuale attacco verso la Moldavia. Oppure verso l’Ucraina. Negli anni 2000 cambia tutto. Il candidato filo-russo Anatoly Kaminsky perde le elezioni nel 2011. Nel programma, d’accordo con il Cremlino, sosteneva un percorso di indipendenza dalla Russia e dalla Moldavia.
maia sandu
L’annessione della Crimea nel 2014 fa partire da Tiraspol la richiesta di entrare nella Federazione Russa. Che Putin rifiuta. L’elezione alla presidenza di Vadim Krasnoselsky, votato per la prima volta nel 2016 e riconfermato nel 2021, avvicina Chisinau a Bruxelles. I cittadini hanno quasi tutta la doppia (o tripla) cittadinanza, essendo la popolazione divisa quasi equamente tra ucraini, moldavi e russi. Dal punto di vista economico circa il 70% dell’export di Tiraspol si dirige verso l’Ue grazie agli accordi tra Bruxelles e Chisinau (Dcfta).
I piani per l’invasione
Ma l’economia moldava dipende da Mosca. Dalla Russia arriva la maggior parte delle rimesse e il Paese ha un ruolo centrale nella fornitura di energia elettrica e di gas. La Russia da parte sua non ha mai riconosciuto l’indipendenza della Transnistria: la strategia del Cremlino prevedeva il reintegro della regione nella Moldavia, uno status speciale per la repubblica separatista e il mantenimento della presenza militare russa nel Paese. Una soluzione ovviamente rifiutata da Chisinau. Nel maggio scorso l’intelligence ucraina raccontò di un piano per l’invasione della Transnistria. All’epoca alcune esplosioni si verificarono vicino al ministero della Sicurezza. All’epoca si pensava che l’istmo tra Moldavia e Russia poteva avere una posizione strategica proprio per la guerra in Ucraina. Oggi potrebbe essere cambiato tutto.
maia sandu