Marco Evangelisti Per “il Messaggero”
PUTIN RISCHIO BOMBA ATOMICA
Nei prossimi giorni, probabilmente venerdì, Vladimir Putin annuncerà l’annessione delle quattro regioni occupate. Il livello di tensione in Ucraina aumenterà ancora. L’Onu ha già fatto sapere che non riconoscerà l’esito del referendum perché illegali. Gli Usa presenteranno una risoluzione al consiglio di sicurezza delle Nazioni unite contro le consultazioni. L’ex presidente della Federazione, Dmitry Medvedev, non ha aspettato i dati definitivi e su Telegram ha scritto: «I risultati sono evidenti. Bentornati in Russia». I referendum-farsa, conclusi ieri, si sono svolti con i soldati armati fino ai denti che entravano nelle case e facevano votare le persone.
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Erano militari russi o filo russi e dal 23 al 27 settembre hanno scortato i funzionari che gestivano le consultazioni-farsa. Si presentavano nelle abitazioni con urne trasparenti, in cui venivano inserite schede spesso lasciate aperte, per chiedere ai cittadini delle regioni occupate dall’esercito di Mosca (Lugansk e Donetsk nel Donbass, Kherson e Zaporizhzhia nel Sud): volete aderire alla Federazione russa? Bene, in modo non proprio sorprendente visto che chi votava aveva di fronte i soldati di un esercito di occupazione, il «sì» ha vinto. E come aveva previsto l’organo di informazione indipendente russo Meduza le percentuali sono state ampiamente sopra il 90 per cento.
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Più nel dettaglio: Lugansk 97,7, Donetsk 97,74, Kherson 97,74 e Zaporizhzhia 96,94. L’affluenza tra voto a domicilio e seggi organizzati in pochi giorni senza alcuna garanzia di regolarità - è stata, secondo i russi ampiamente sopra il 50 per cento e dunque per Mosca il risultato è valido. Perfino una delle osservatrici italiane ospite dei russi ha ammesso: «In effetti è un referendum anomalo. Io non ho visto qualcuno puntare le armi, ma ciò che succede dietro non lo so. Siamo osservatori ufficiosi, non certifichiamo nulla». Tutto l’Occidente ha definito questo referendum «una farsa», ma anche la Cina, ad esempio, ha preso le distanze.
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Probabile che l’esito sarà riconosciuto solo da Mosca e da qualche piccolo paese satellite, ma di certo non dalla comunità internazionale. I problemi sono altri: se queste aree diventeranno territorio della Federazione russa gli uomini saranno coinvolti nella mobilitazione decisa da Putin e, dunque, potrebbero essere costretti a combattere; inoltre, il tentativo di riconquistare quelle regioni da parte degli ucraini, operazione che ad esempio ha avuto successo nella regione di Kharkiv al Nord, sarà considerato da Mosca un attacco alla Russia, con possibile utilizzo di armi nucleari tattiche.
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Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, conferma che la Federazione russa «adotterà misure per garantire la sicurezza nei territori liberati dopo il referendum». Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri ucraino, ha ribadito che Kiev non intende rinunciare al ripristino dei propri confini. «Non cambierà nulla nella nostra politica, nella nostra diplomazia e nella nostra condotta sul campo di battaglia».
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Antony Blinken, segretario di Stato Usa: «Le armi che stiamo fornendo sono state usate in modo efficace dagli ucraini. Kiev ha il diritto di difendersi anche nei territori che saranno eventualmente annessi dalla Russia. È importante ricordare cosa sta succedendo qui. La Russia ha invaso l’Ucraina, ha occupato il suo territorio ed è impegnata in un piano diabolico che prevede il trasferimento forzato di persone». Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato: «La retorica nucleare, i falsi referendum e la mobilitazione russa sono chiaramente una escalation del conflitto».
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