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    PUTIN VOLEVA LASCIARE LA GERMANIA AL BUIO - L’INCHIESTA DELL’HANDELSBLATT: NELLA PRIMAVERA DEL 2022 MOSCA MISE A CAPO DELLA FILIALE TEDESCA DEL COLOSSO DEL GAS GAZPROM UN DJ DI MUSICA HOUSE DIMITRIJ ZEPLAIEV PER TAGLIARE LE FORNITURE A BERLINO, COSTRINGERE IL CANCELLIERE OLAF SCHOLZ A TOGLIERE GLI AIUTI ALL’UCRAINA E SPACCARE COSÌ L’EUROPA – LA CRONACA DELLE DRAMMATICHE 50 ORE CON DUE MANAGER DI GAZPROM GERMANIA CHE ALLERTANO IL GOVERNO TEDESCO E…


     
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    Tonia Mastrobuoni per repubblica.it

     

    VLADIMIR PUTIN OLAF SCHOLZ VLADIMIR PUTIN OLAF SCHOLZ

    È un altro capitolo dell’inesauribile filone di spionaggi e complotti che corre da quasi un secolo lungo l’asse Berlino-Mosca. Ma è una storia drammatica, che avrebbe potuto mettere seriamente in discussione il sostegno dell’Occidente all’Ucraina. Nella primavera del 2022, qualche settimane dopo l’invasione russa, il Cremlino costruì intorno a un oscuro dj moscovita una trama che avrebbe potuto sconvolgere l’Europa.

     

    Nei club e ai rave dove allieta i russi con la sua musica house, il protagonista di questa spy story, Dimitrij Zeplaiev, è noto come “Dj Five” o “Dmitry Five”. Nel tempo libero questo piccolo boss dell’underground moscovita arrotonda i suoi introiti vendendo automobili. Ma, ad aprile del 2022, il dj si ritrova improvvisamente a capo di un’azienda che vale decine di miliardi di euro e impiega 1.500 dipendenti: Gazprom Germania.

     

     

    Olaf Scholz E Vladimir Putin Olaf Scholz E Vladimir Putin

    È l’impresa che compra più o meno metà del gas russo che serve a scaldare le case dei tedeschi e fa funzionare le energivore fabbriche del Paese. Un’azienda strategica, per la prima economia europea. E che da anni è saldamente in mani russe. Lo scopo dell’oscura operazione intorno al deejay “Dmitry Five”, architettata dritta dritta dal Cremlino, è quella di liquidare Gazprom Germania e strozzare le forniture di gas alla prima economia europea, costringere il cancelliere Olaf Scholz a tagliare gli aiuti all’Ucraina e spaccare il Vecchio continente.

     

    Gli eventi drammatici intorno a fine marzo e gli inizi di aprile del 2022 sono stati ricostruiti dal quotidiano finanziario Handelsblatt, e fanno venire la pelle d’oca. Dal 24 febbraio, dall’inizio dell’aggressione russa, i vertici di Gazprom Germania, l’azienda che compra gas dai giacimenti siberiani e li gira a circa 500 aziende e Comuni tedeschi, sono in perenne tensione. La guerra di Putin rischia di mettere in discussione le forniture: da mesi l’oro blu arriva a singhiozzo anche nei siti di stoccaggio.

     

    E poi arriva il giorno X. Il 30 marzo i top manager di Gazprom Germania vengono convocati nel lussuoso Ritz Carlton di Berlino da cinque oscuri uomini d’affari russi che sostengono di venire nel nome del nuovo proprietario dell’azienda: Dj Dmitry, il re dell’house che ama indossare cappellini rossi con la scritta “Switzerland”.

    PUTIN GAZPROM PUTIN GAZPROM

     

    I manager quasi cadono dalla sedia. E capiscono che no, che anche se siamo alla vigilia, non è un pesce d’aprile. I russi hanno trasferito il controllo di Gazprom Germania a un oscuro deejay perché vogliono nascondere la vera proprietà, celata dietro complicati intrecci finanziari. E Dj Dmitry ha formalmente il compito di liquidare l’azienda per precipitare la Germania al freddo e al buio. I russi puntano al caos, sperano di spingere milioni di tedeschi in piazza, di mettere alle strette il governo Scholz.

     

    Due manager di Gazprom Germania, però, non ci stanno. Allertano il governo tedesco che li riceve già il giorno successivo al ministero dell’Economia, dove vengono accolti da funzionari e rappresentanti dell’esecutivo. Berlino viene a sapere dai coraggiosi whitleblower russi che ha 50 ore per scongiurare una catastrofe. 

     

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    PUTIN GAZPROM PUTIN GAZPROM

    Certo, Mosca ha commesso un errore grossolano: non ha comunicato il passaggio di proprietà di Gazprom Germania al deejay al ministero dell’Economia tedesco. E il governo, nel caso di aziende strategiche come Gazprom Germania, può anche mettere il veto. Ma ad aprile del 2022, racconta l’Handelsblatt, quando il gas continua ancora ad arrivare dai giacimenti russi attraverso Nord Stream e la Germania è ancora mostruosamente dipendente da quelle forniture, il governo Scholz teme che Putin reagisca a un’eventuale statalizzazione forzata di Gazprom Germania chiudendo i rubinetti. E al ministero c’è persino chi tifa ancora per una soluzione più diplomatica, che consenta di tornare al tavolo del negoziato con Vladimir Putin.

     

    Alla fine la forzatura passa, per fortuna, e il governo decide di creare in un primo momento un trust, di infilarci Gazprom Germania e di girarla all’Agenzia delle reti per scongiurare le eventuali cause di risarcimento che sarebbero scattate con un esproprio diretto. Il portavoce del Cremlino Peskov tuona contro presunti “banditi” in Germania che avrebbero preso possesso di asset russi, e il 5 aprile Putin condanna le “azioni brutali” contro imprese russe “in alcuni Paesi europei”.

    PUTIN GAZPROM PUTIN GAZPROM

     

    Il resto è storia: strappando a sé il controllo di Gazprom Germania, Scholz ha guadagnato tempo. Perché la vendetta di Putin, la chiusura dei gasdotti verso l’Europa, è arrivata in ogni caso, qualche mese dopo. Altro che tavolo del negoziato con Putin.

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