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    "LA FRASE 'LE DONNE LA SMETTANO DI VOLER SEMPRE SEDURRE O FINIRANNO PER ATTRARRE SOLO I MANIACI E I VIOLENTI'? NON LA RIPETEREI" - OLIVIERO TOSCANI FA RETROMARCIA: "MI HANNO DATO DEL MISOGINO MA STAVO PARLANDO DEL SISTEMA BERLUSCONI, DELLE OLGETTINE. LE DONNE CON QUEGLI ATTEGGIAMENTI SI FACEVANO PREDE" - POI SI SCAGLIA CONTRO L'AMBROGINO": "SE FACESSERO IL MIO NOME MI OFFENDEREI"


     
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    Estratto dell'articolo di Anna Gandolfi per il "Corriere della Sera"

     

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    oliviero toscani @sky20anni oliviero toscani @sky20anni

    Milanese milanesissimo, cresciuto in piazza XXV Aprile. Poi cittadino del mondo, «ho girato ovunque», Oliviero Toscani risponde al telefono dalla sua terra elettiva: Casale Marittimo, provincia di Pisa. «Amo questi paesaggi e amo questa gente».

     

    Perché ha lasciato Milano?

    «Non l’ho lasciata perché non mi piaceva. Ho abitato a New York, a Parigi. Poi ho scelto di stare dove andavo in vacanza. Se fossi obbligato a vivere in una città, in Italia, allora tornerei a Milano: è internazionale. Al momento mi va benissimo dove sono».

     

    Toscani, però, nella sua città natale sta per fare rientro: un mordi e fuggi in corso Garibaldi dove, per tre giorni, scatterà per «Ricordi Stampati. Fotografia popolare». Un progetto collettivo di ritratti d’autore a milanesi e non.

    Lo consideriamo un nuovo capitolo dell’archivio Razza Umana?

    «Qui i soggetti saranno in posa per scelta, in atelier. Allora lo scatto era casuale (attraversando centinaia di piazze nel mondo Toscani ha raccolto oltre 10 mila immagini con l’obiettivo di mappare le differenze morfologiche e sociali, ndr). Un’idea che comunque è interessante: io fotografo la gente, le facce, non i paesaggi. Quando negli anni 60 i miei colleghi dei reportage si dedicavano a roba tipo la Settimana Santa io ero a Londra da Mary Quant che inventava la minigonna. Chi ha fatto più reportage, io o loro?».

    OLIVIERO TOSCANI - CAMPAGNA PUBBLICITARIA JESUS JEANS OLIVIERO TOSCANI - CAMPAGNA PUBBLICITARIA JESUS JEANS

     

    [...] Torniamo a Fedele Toscani.

    «Sono figlio d’arte - ma allora quando uno entrava in studio nemmeno si levava il cappello, il fotografo mica era una professione glamour - ma faccio questo lavoro perché ho studiato. Nella mia categoria non è granché comune. Io mi sono diplomato a Zurigo, alla Kunstgewerbeschule. Con mia madre Dolores avevo un patto: se vuoi seguire questa strada ti prepari. Non vedevo l’ora di partire. Quello al liceo scientifico non è stato un bel periodo».

     

    Racconti.

    «Sono nato nel ‘42, la scuola che ho frequentato io era postfascista, con annessi e connessi. Ero iscritto al liceo Vittorio Veneto, una professoressa un giorno mi dice: Toscani, tu ci fai perdere tempo. Ho pensato che il tempo lo stavo perdendo io. Almeno finché stavo in classe».

    oliviero toscani oliviero toscani

     

    Perché invece era spesso fuori?

    «Bigiavo regolarmente e andavo a vedere i film in lingua originale quando l’Arlecchino aveva le proiezioni alle 9 del mattino. C’era questa classe parallela di 150 ragazzi che si ritrovava al cinema: posso recitare battute a memoria. L’inglese l’ho imparato così. Questi sì sono ricordi belli. Poi sono andato a Zurigo».

     

    In una delle sue prime immagini celebri c’è comunque il Duomo.

    «L’immagine è mossa, trema. Era un concorso per l’ente provinciale del Turismo (1970). Mi ero diplomato da poco, il tema era “Milano, il futuro 5 anni prima” e ho vinto. Non era la prima volta: da bambino mi ero aggiudicato per tre anni consecutivi il concorso Carlo Erba, un milione in gettoni d’oro. I premi comunque non vanno dati e non vanno ritirati».

     

    Categorico.

    «Con quattro Leoni d’oro non sono mai andato a Cannes. Siamo schiavi della celebrità, se sei famoso anche senza far niente sei grande. Invece ci sono persone che fanno un lavoro enorme e non vengono mai premiate».

    oliviero toscani oliviero toscani

     

    Anche l’Ambrogino d'oro è stato al centro di polemiche. Il sindaco Sala, parlando delle scelte dei partiti, ha parlato di «clientelismo».

    «Siamo italiani e facciamo così. L’Ambrogino, lo ripeteva anche Elio (Fiorucci, ndr), è una stupidata. E lui l’aveva preso nel 2006. Se facessero il mio nome mi offenderei. Mio nonno, anarchico che per 20 anni ha bevuto olio di ricino, non ha mai avuto l’Ambrogino ed era valorosissimo lo stesso. Scusi, sa, ma io dico quello che penso...».

     

    Nel 2013 ha anche detto che «le donne la smettano di voler sempre sedurre o finiranno per attrarre solo i maniaci e i violenti».

    «Dieci anni fa non sono oggi, la consapevolezza è del tutto diversa».

     

    Ripeterebbe quella frase?

    «Non la ripeterei. Anche perché allora io stavo parlando del sistema Berlusconi, delle Olgettine. Le donne con quegli atteggiamenti si facevano prede. Poi tuttora il marketing ci dice che per essere belli bisogna mostrarsi in un certo modo».

    OLIVIERO TOSCANI A UNO MATTINA ESTATE OLIVIERO TOSCANI A UNO MATTINA ESTATE

     

    Ma non si può dare la colpa alla vittima.

    «La responsabilità di ciò che vediamo è anche dei genitori. Hanno smesso di educare i figli, i figli non sbagliano mai, sono sempre da giustificare anche se fanno le peggiori cose. Li abbiamo sentiti in tv. Dicono: mio figlio non ha bisogno di stuprare, ha tante donne. Allora mi hanno dato del misogino, ma la verità è ben altra. La mia fortuna è stata avere tre mamme».

     

    In che senso?

    «Quella vera, più le mie sorelle maggiori di 11 e 9 anni. Marirosa, la più grande, che oggi non c’è più (è scomparsa a Milano il 4 febbraio 2023, ndr) era eccezionale. Io avevo 5 anni e lei 16: era di una modernità strepitosa, ha fatto cose bellissime nella vita. Le ragazze devono essere libere e la libertà, per me, è quella che ho visto in lei».

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