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    QUANDO C’ERA SOLO LA SACRA ROTA – GIAN ANTONIO STELLA RICORDA I RICORSI PIÙ FAMOSI AL TRIBUNALE DELLA CHIESA PER SCIOGLIERE L’INSOLUBILE: “CERTE SENTENZE FURONO SCRITTE CON UN LINGUAGGIO COSÌ CONTORTO E BAROCCO DA ESSERE SPASSOSE. E DA LASCIARE SPESSO IL DUBBIO SU CERTE SCAPPATOIE. DUBBIO CHE TOCCÒ PERFINO PAPA WOJTYLA, CHE NEL 2005…


     
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    Gian Antonio Stella per il “Corriere della Sera”

     

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    A un certo punto, nelle sentenze della Sacra Rota, non mancò neppure la «mascolinità sicula». Accadde nel 2003, quando il «Tribunal Rotae Romanae» si trovò a valutare la richiesta di annullamento del matrimonio di una moglie siciliana decisa a far notare come il marito l' avesse fin dal principio sposata pensando che, non fosse andata bene, lui l' avrebbe piantata senza tenere conto della sacralità delle nozze.

    divorzio divorzio

     

    E poiché «è ormai pacifico che il fermo proposito di ricorrere al divorzio, nella sua molteplice e varia motivazione, comporti nullità del consenso», scrisse il giudice rotale, «si riconosce che la radicata mentalità dell' uomo e la esagerata supremazia della mascolinità sicula non potevano non comportare l' esclusione dell' indissolubilità».

     

    Sono stati tanti, nella storia, i ricorsi al tribunale della Chiesa per sciogliere l' insolubile. Basti ricordare tra i casi più noti quelli di Guglielmo Marconi, Carolina di Monaco, Francesco Cossiga, Vittorio Gassman. E certe sentenze furono scritte con un linguaggio così contorto e barocco, come dimostrò Mauro Mellini nel libro Le Sante Nullità , da essere spassose.

    mauro mellini cosi annulla la sacra rota mauro mellini cosi annulla la sacra rota

     

    E da lasciare spesso il dubbio su certe scappatoie. Dubbio che toccò perfino Papa Wojtyla che nel 2005 parlò di «interessi individuali e collettivi che possono indurre le parti a ricorrere a vari tipi di falsità e persino di corruzione allo scopo di raggiungere una sentenza favorevole».

     

    Sarebbe un peccato, però, in occasione del Cinquantenario della legge sul divorzio contrapposta anche in questi giorni all' andazzo della Sacra Rota, non ricordare un capolavoro comparso tanti anni fa. Era arrivata la notizia che i magistrati rotali, che già su questo tema si erano esibiti più volte, avevano concesso l' annullamento a una coppia con la motivazione che lui era impotente e non poteva assolvere a una parte fondamentale dei suoi doveri.

     

    Il pezzo finì nella pagina curata da Dino Buzzati. Narra la leggenda che lo straordinario cronista e scrittore bellunese girò e rigirò tra le mani il dattiloscritto: come poteva raccontare tutto senza turbare certi lettori un po' bigotti, senza usare parole esplicite, senza un minimo di spazio dovendo fare il titolo con meno di ventisette caratteri? In quel momento scese dal cielo un raggio di sole e lo illuminò. Ne uscì un prodigio basato sullo stacco d' una virgola: «Non coniugava, l' imperfetto».

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