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    QUANDO IL GIOCO SI FA DURO, I VESCOVI SANNO SEMPRE CON CHI GIOCARE – LA CEI IN CAMPO CONTRO RENZI E LA SUA VOGLIA DI VOTO ANTICIPATO – PURE GRASSO SI SCHIERA CON LE TONACHE - LE VOGLIE DI ULIVO DI PRODI SI SCONTRANO SULLO SCOGLIO DI PISAPIA: MAI PIU’ ALLEANZE CONTRONATURA


     
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    Ugo Magri per la Stampa

    NUNZIO GALANTINO NUNZIO GALANTINO

     

    Uno scatto d' orgoglio del Parlamento, che non può farsi dettare dai giudici la legge elettorale, viene sollecitato dal segretario della Cei e dal presidente del Senato, dal fondatore dell' Ulivo e dal suo storico rivale: un fronte che più variegato non si potrebbe, ma unito nella richiesta di un sistema omogeneo e coerente.

     

    L' appello più inatteso viene dal vertice dell' episcopato italiano. Dove Nunzio Galantino tira le orecchie ai partiti. «Non è un Paese normale», punta l' indice il segretario Cei, «quello in cui sono i giudici a dettare i tempi e i modi ai politici» (limpido il riferimento alla sentenza sull' Italicum). E poi un monito che, per come Galantino lo formula, sembra avere soprattutto un destinatario, cioè Matteo Renzi: «Le elezioni non siano solo un' occasione di rivincita» dopo la sconfitta del referendum.

    MATTEO RENZI, BULLO DEL BAGNO MARIA ELENA MATTEO RENZI, BULLO DEL BAGNO MARIA ELENA

     

    Spetta alla politica scegliere la data delle urne, tenendo però d' occhio i problemi concreti, e «guai» se invece il voto venisse trasformato in un «diversivo». Concetti subito rubati, per così dire, da chi meno ti aspetteresti in sintonia coi vescovi (specie quelli di sinistra), cioè Silvio Berlusconi. «Non è pensabile», si scalda l' ex premier in una chiacchierata col «Foglio», che «la Consulta riscriva le leggi elettorali», il Parlamento deve metterci del suo.

     

    A questo proposito Romano Prodi non nutre dubbi: bisognerebbe rimettere in piedi il «Mattarellum», o qualcosa di molto somigliante, purché non si torni alle urne con il proporzionale che «andava bene un tempo», adesso mai più.

     

    romano prodi (2) romano prodi (2)

    IL «NO» DI PISAPIA

     

    Ai fautori di una nuova legge del Parlamento si unisce l' ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia, aspirante federatore della sinistra-sinistra, che Renzi vedrebbe bene con sé e con Alfano in un listone teso alla conquista del «premio». Ma Pisapia, per ora, sfugge e spera in un sistema elettorale che non richieda alleanze contronatura. Servirebbe un accordo vasto nel Parlamento di cui al momento non si vede traccia.

     

    pisapia pisapia

    Eppure provarci sarà doveroso, insiste il presidente del Senato. E il Parlamento dovrà per forza misurarsi su un testo poiché tra la Camera e il Senato corrono differenze esagerate praticamente su tutto, altro che sistemi «omogenei». L' elencazione di Piero Grasso è impietosa. C' è un premio per le liste a Montecitorio, nessun premio ma le coalizioni a Palazzo Madama; lo sbarramento è del 3 per cento alla Camera e dell' 8 al senato (che però si riduce al 3 per i partiti coalizzati). Là ci sono le preferenze di genere e qui la preferenza unica. Da una parte i capilista nominati, dall' altra nulla di ciò. E poi le pluricandidature con sorteggio, che alla Camera ci sono ma non al Senato...

    PIERO GRASSO IN AULA AL SENATO PIERO GRASSO IN AULA AL SENATO

     

    Insomma, un' insalata russa indigeribile. Sembra quasi, quella di Grasso, una chiamata alle armi per tutti quanti vogliono «resistere, resistere, resistere» alla voglia di urne che accomuna, con opposte speranze, Renzi e Grillo.

     

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