IL SOSPETTO KILLER DEL PROF INCHIODATO DAL TELEFONO
Maria Letizia Riganelli Giuseppe Scarpa per “il Messaggero”
Claudio Cesaris
Seicento metri. Otto minuti a piedi. È la distanza che separa il piccolo appartamento dell'ex tecnico di laboratorio dell'Università di Pavia Claudio Cesaris, 68 anni, dalla casa della donna di cui si era invaghito. Non corrisposto. Il primo atto di una storia tragica va in scena in un borgo medievale, San Martino al Cimino, frazione di Viterbo.
La prima nota stonata è il trasferimento del 68enne vicino alla casa della ricercatrice. Un trasferimento non richiesto. Un pedinamento finito nel sangue. Entrambi venuti dal nord Italia, si erano conosciuti per lavoro e con obiettivi e motivazioni diverse erano venuti nel piccolo centro del Lazio. Lei per la carriera, un paio di anni fa.
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Lui pensionato, un paio di mesi fa, per inseguire lei, lasciandosi alle spalle la famiglia. Sullo sfondo l'università della Tuscia, dove la ricercatrice aveva vinto una borsa e dove aveva conosciuto Dario Angeletti. Il biologo, professore 50enne vittima di questa storia. L'epilogo viene scritto martedì. L'uomo è freddato con un colpo di pistola. Un assassinio consumato alle Saline di Tarquinia a 56 chilometri di distanza e un'ora in auto da San Martino al Cimino.
Claudio Cesaris
Ucciso perché nella testa di Cesaris si era insinuato il pensiero folle che la ricercatrice non lo corrispondesse a causa di Angeletti. Adesso i carabinieri, dopo una meticolosa inchiesta, attendono la convalida dell'arresto da parte del Gip che dovrebbe arrivare oggi.
LA RICOSTRUZIONE
Ormai restano solo pochi tasselli per chiudere il cerchio. A fornire dettagli importanti all'indagine lampo del nucleo investigativo dei carabinieri di Viterbo, sarebbero stati anche i supporti telefonici e informatici del tecnico di laboratorio, oggi in pensione. Il 68enne è piantonato all'ospedale di Belcolle, ma se il magistrato dovesse applicare la misura richiesta, il carcere, verrebbe subito trasferito in cella.
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Angeletti è stato trovato morto, martedì 7 dicembre, nel parcheggio delle Saline. A pochi passi dall'ufficio del dipartimento di studi marini distaccato dell'Unitus, in cui operava. Un colpo secco alla testa mentre era ancora seduto al volante della sua auto. Ad armare la mano dell'assassino sarebbe stata una folle ossessione per una donna.
Ossessione che due mesi fa lo avrebbe spinto a lasciare la sua città, Pavia, per rintracciarla. Scovarla e tentare (o ritentare) un approccio. Forse l'ennesimo. Ma all'arrivo a Viterbo avrebbe scoperto che la donna, aveva trovato una grande amicizia in quel prof, con cui condivideva la passione per il lavoro accademico.
L'OSSESSIONE
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La sua ossessione sarebbe aumentata e avrebbe iniziato a pedinare lei e lui. Fino a martedì. Gli inquirenti sarebbero riusciti a incastrare Cesaris in due modi: con le immagini della video sorveglianza, le telecamere avrebbero ripreso l'uomo fuggire dopo aver sparato il colpo, e per tutta una serie di messaggi scaricati dagli investigatori dal telefono del pensionato.
Sms che dimostrerebbero come Cesaris avesse pianificato l'assassinio. Infine i carabinieri sono riusciti, analizzando il cellulare, a confermare la posizione dell'ex tecnico di laboratorio nel parcheggio all'ora dell'omicidio. Stamattina toccherà al gip decidere se convalidare l'arresto e disporre la misura cautelare.