Giacomo Amadori François De Tonquédec per "la Verità"
domenico arcuri
Per quanto riguarda la trasparenza delle informazioni tra la gestione di Domenico Arcuri e quella del generale Francesco Figliuolo non è cambiato nulla. La struttura commissariale continua a ignorare le domande dei giornalisti. In realtà una differenza c'è: Arcuri ci faceva rispondere picche direttamente dai suoi avvocati di fiducia, l'ufficio stampa del generale con la penna nera neanche si degna di replicare alle nostre domande. La mail che abbiamo inviato martedì deve essere finita direttamente nel cestino.
francesco paolo figliuolo
Evidentemente in tempi di pandemia e libertà sospese nessuno ritiene di dover dare conto di quanto sia successo e stia continuando a succedere nel nostro Paese riguardo a una fornitura monstre di mascherine (800 milioni di pezzo al prezzo di 1,25 miliardi di euro) che ha portato all'iscrizione di numerosi indagati per vari reati compreso quello di frode in pubbliche forniture aggravato dal fatto che le commesse riguardavano «cose destinate a ovviare a un comune pericolo».
DOMENICO ARCURI
Ma che cosa abbiamo domandato di così irricevibile? Abbiamo chiesto di sapere quante mascherine degli stessi lotti di quelle segnalate come «molto pericolose» dai consulenti di due Procure (Roma e Gorizia) siano arrivate in Italia e quante di queste siano state distribuite e dove. In modo da mettere in guardia chi magari ne ha ancora qualcuna nei cassetti di casa o nelle corsie degli ospedali.Ma queste informazioni permetterebbero anche di capire chi, pensando di essere tutelato, abbia utilizzato dispositivi che non proteggevano. Per questo traffico di mascherine difettose qualcuno ci ha rimesso la pelle?
francesco paolo figliuolo 3
Ci sono decessi che potevano essere evitati? C'è qualcuno che, alla ricerca di affari opachi o di soluzioni frettolose, ha sulla coscienza la morte di nostri concittadini?Nessuno vuole rispondere ai nostri quesiti. In modo non ufficiale dalla struttura si sono giustificati dicendo che ci sono indagini in corso. Ribattiamo che non ci risulta ci siano investigazioni per possibile omicidio plurimo. Doloso o colposo non lo sappiamo. Infatti bisognerà capire se questi dispositivi non idonei siano stati distribuiti per negligenza (sulla base di certificazioni non verificate) o, e sarebbe agghiacciante, con la consapevolezza che fossero fallati.
Dopo i primi sequestri effettuati dalla Guardia di finanza tra febbraio e marzo queste partite difettose hanno continuato a circolare? Nessuno ce lo vuole spiegare.Questo è un tema che solo noi della Verità abbiamo messo al centro dell'agenda. Inoltre, né dalla struttura, né dalla Protezione civile (guidata dal capo dipartimento Fabrizio Curcio) hanno voluto fare chiarezza sulla presunta offerta di sistemi di protezione da parte di Alibaba, gigante cinese della distribuzione, ricevuta il 13 marzo del 2020 e mai, a quanto pare, presa in considerazione.
domenico arcuri
Come ha scritto il sito Dagospia: «Un colosso come Alibaba fa una proposta e nessuno se ne accorge?». Anche su questo punto gli uomini che dovrebbero proteggere la nostra salute sono stati colpiti da improvvisa afasia.Ma noi non ci arrendiamo e in attesa che gruppi di cittadini diano il via a sacrosante class action siamo riusciti faticosamente a ricostruire, destreggiandoci tra decine di tabelle e incrociando fonti diverse, i quantitativi di mascherine «most wanted», almeno secondo le analisi svolte (per conto della Procura di Gorizia e confluite nel decreto di sequestro emesso dai pm capitolini) dalla Fonderia Mestieri di Torino, giunte in Italia e la loro distribuzione sul territorio nazionale.
il generale figliuolo
Dalle nostre ricerche è emerso che tutte la mascherine «molto pericolose» secondo la perizia sono arrivate in Italia tramite il contratto sottoscritto il 6 aprile 2020 dalla struttura commissariale con la Wenzhou light industrial products co. limited per una fornitura di 100 milioni di mascherine Ffp2, al prezzo di 2,16 euro l'una. Di questi 100 milioni consegnati, ben 75,7, per un costo pari a 163,5 milioni di euro, appartengono ai lotti prodotti dalle ditte citate nel decreto di sequestro in relazione a quella drammatica valutazione.
Esattamente 42.252.500 mascherine Fpp2 prodotte dalla Wenzhou xilian electrical technology sono state scaricate da voli cargo provenienti dalla Cina. Di quelle mascherine, al 12 aprile scorso, come comunicato dagli uffici del commissario alla Procura di Roma, restavano in magazzino 2.067.000 di pezzi. La maggior parte si trovavano in depositi della Lombardia: in provincia di Milano 595.500 a Vignate, 502.000 a Gorgonzola, 195.000 a Caleppio, 30.000 a Peschiera Borromeo e 201.000 a Cesano Maderno (Monza). Nel Lazio, all'interno del deposito di Pomezia (Roma), erano presenti 367.500 dispositivi.
mascherine
In Piemonte, erano rimaste in deposito 114.000 mascherine a Vercelli e 61.500 a San Pietro in Mosezzo (Novara). Al secondo posto per quantità di protezioni c'è la Wenzhou junyue bag making con 16.365.000 pezzi. Di cui ad aprile risultavano ancora in stock 554.740 Dpi: 225.000 a Pomezia, 222.000 a Vignate, 55.000 a San Pietro in Mosezzo, 18.000 a Peschiera Borromeo, 4. 240 a Landriano, in provincia di Pavia.
produzione di mascherine in cina 8
Al terzo posto, con 14.212.000 Ffp2, costate 30,6 milioni di euro e suddivise in 36 lotti, la Anhui zhongnan air defence works. Ad aprile ne erano rimaste 190.000 in giro per l'Italia: 49.000 a Peschiera Borromeo, 45.000 a Cesano Maderno, 39.000 a Pomezia, 38.000 a San Pietro in Mosezzo, 19.200 a Landriano. Non si trova traccia nel decreto di dispositivi del più piccolo dei fornitori, Wenzhou huasai commodity, di cui sono state spedite in Italia 2.937.000 mascherine. Da aprile tutte queste mascherine sono state distribuite in toto o in parte? Ma, soprattutto, dove sono finiti gli altri 72 milioni di dispositivi ritenuti pericolosi? Urgono risposte rapide.
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