Estratto dell’articolo di Edoardo Izzo per la Stampa
GUARDIA DI FINANZA
Un milione e mezzo di interventi, 99mila indagini, 83 mila controlli doganali sulle merci in entrata in Italia, oltre 177mila giornate/ uomo in servizi di ordine pubblico. E ancora: quasi 20 mila denunce per reati tributari e sequestri di beni per frodi fiscali per quasi 5 miliardi. Sono solo alcuni dei numeri con cui la Guardia di Finanza si presenta all’appuntamento del 21 giugno con il proprio 249° anniversario dalla fondazione. All’epoca si chiamava “Legione Truppe Leggere”: era stata pensata come uno speciale Corpo militare che già prima dell’unità d’Italia aveva compiti complessi, dal vigilare sui diritti doganali al difendere i confini del Regno. Dopo quasi duecentocinquant’anni, quello che non è cambiato per le Fiamme Gialle è l’impegno “a tutto campo” nel contrastare gli illeciti economico-finanziari e le infiltrazioni della criminalità nell’economia, a tutela di famiglie e imprese.
Frodi ed evasioni fiscali
GUARDIA DI FINANZA - CONTANTI
Stanati 8.924 evasori totali, completamente sconosciuti al fisco (molti attivi su piattaforme di commercio elettronico) e 45.041 lavoratori in “nero” o irregolari, scoperti 1.246 casi di evasione fiscale internazionale, denunciate 19.712 persone per reati tributari. E ancora: contrasto al contrabbando e al gioco illegale. Ma quel che spicca di più, in epoca di bonus, è il sequestro di crediti inesistenti per un ammontare di circa 5,4 miliardi nell’ambito delle indagini su crediti d’imposta agevolativi in materia edilizia ed energetica
IL COSTO DELL'EVASIONE FISCALE
Estratto dell'articolo di Fabrizio Goria per la Stampa
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Quasi 1.700 euro per persona. Questo è quanto costa l’evasione in Italia ogni anno: poco più di uno stipendio medio a testa. Numeri che rischiano anche di aumentare, visto che si tratta dei 99,2 miliardi di euro delle statistiche ufficiali relative al 2020. A mordere quell’anno fu solo la pandemia, a cui si è aggiunta la guerra in Ucraina e poi ancora l’inflazione. Le fiammate dei prezzi, dopo essersi trasferite dalla componente energetica alla manifattura e infine ai servizi, sono destinate a durare per molto. Famiglie e imprese saranno le più colpite.
C’è una doppia Italia che contrasta l’evasione. Da un lato, quella che paga in modo regolare. Dall’altra, quella dei controllori erariali, che solo lo scorso anno hanno recuperato oltre 20 miliardi di euro. Il problema, fanno notare imprenditori e associazioni di consumatori, è la sperequazione. A rimarcarlo a più riprese è stato anche il Fondo monetario internazionale (Fmi), secondo cui il carico fiscale italiano è troppo elevato. Una riforma fiscale sostenibile nel lungo periodo è attesa da decenni. In un periodo storico colmo di diseguaglianze, anche questo elemento potrebbe aiutare a ridurle.
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LA LEGGE DI BILANCIO
Finanziaria con poche coperture
L’Ufficio parlamentare di bilancio bacchetta il governo sulle coperture della riforma del fisco. Secondo il rapporto dell’Authority dei conti pubblici, presentato ieri in Parlamento, «vanno risolte le incertezze riguardanti l'individuazione di adeguate coperture finanziarie degli interventi che si prospettano: il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, le pensioni, la riduzione della pressione fiscale».
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LE IMPOSTE
Il 68% degli autonomi evade l’Irpef
Sebbene sia in costante calo, l’evasione fiscale resta elevata in Italia. E, in modo ciclico, aumenta nelle fasi di difficoltà economico-finanziaria. A oggi la più evasa d’Italia è l’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Il gettito mancante, secondo il Tesoro, è stato di circa 32 miliardi di euro. Segmentando per attività e agente economico, emerge che allo Stato manca il 68,3% dell’Irpef dovuta dagli autonomi e dalle imprese. Di contro, manca soltanto il 2,8% dell’Irpef dovuta dal lavoro dipendente irregolare.
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Non va meglio sul fronte dell’Iva. L’Imposta sul valore aggiunto ha generato un tax gap del 19,3% nel 2020, circa 7 punti percentuali in meno rispetto al 2015. Una buona performance, ma che non è ancora sufficiente ad adeguare l’Italia agli standard comunitari. A livello europeo, l’Italia è il primo Paese in termini assoluti per perdita di gettito, con 30 miliardi di euro di Iva evasa secondo i calcoli della Commissione europea, 7 miliardi in più della Germania, che risulta essere il secondo Paese peggiore su scala europea.
Un ruolo determinante potrebbe, e dovrebbe, giocarlo il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che al suo interno ha ambiziosi obiettivi di riduzione dell’evasione fiscale. La propensione all’evasione deve ridursi del 5% entro il 2023 e del 15% entro il 2024 rispetto al livello del 2019 pre Covid-19.
IL SOMMERSO
Un fardello da quasi 175 miliardi
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La crisi del 2020 ha colpito anche l’economia non osservata, il cosiddetto sommerso. Che, secondo l’ultimo rapporto Istat dello scorso ottobre, è calata del 14,1% a quota 174,6 miliardi di euro, il 10,5% del Pil. Nello specifico, il sommerso in senso stretto è stato pari a 157 miliardi di euro, mentre le attività illegali sono state pari a 17 miliardi di euro. Rispetto al 2019, il valore dell’economia non osservata si è ridotto complessivamente di quasi 30 miliardi. Nel 2020, ultimo anno di osservazione statistica, sono state 2 milioni 926 mila le unità di lavoro irregolari nel 2020, in calo di circa 660 mila rispetto al 2019. Numeri che però non riflettono la crisi energetica che ha dovuto sopportare l’eurozona dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina.
soldI sotto terra
Il discorso cambia se si guarda alle possibilità dell’Italia di ridurre l’esposizione al sommerso in ottica strutturale. Più volte il Fondo monetario internazionale (Fmi), così come agenzie di rating e di consulenza, hanno suggerito al governo italiano di spingere sull’acceleratore delle riforme per limare le divergenze con gli altri Paesi europei. Eppure, i passi da fare restanno ancora numerosi. Anche fra le missioni del Pnrr ci sono strumenti ad hoc per ridurre l’economia non osservata, ma come rimarcato dall’Ocse, «sarebbe necessario un progetto strutturale di lungo periodo».
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