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    QUANTO CI SONO COSTATI QUESTI ANNI DI CRISI? FRA IL 2008 E IL 2013, I CONSUMATORI ITALIANI HANNO TAGLIATO DALLA LORO SPESA QUOTIDIANA PIÙ DI TUTTI I CONSUMATORI EUROPEI MESSI INSIEME. ESATTAMENTE 67 MILIARDI DI EURO


     
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    Maurizio Ricci per La Repubblica

     

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    Lasciate perdere l’altalena degli spread, il terreno perso dal Pil, la sostenibilità del debito, i fragili equilibri del deficit strutturale, finanche le percentuali di disoccupazione giovanile e non. In tasca, in termini di spiccioli e banconote, quanto ci sono costati questi maledetti cinque anni di crisi?

     

    La risposta fa paura ed evoca l’immagine del precipizio. Fra il 2008 e il 2013, i consumatori italiani, dice una ricerca della Fipe (la Federazione italiana dei pubblici esercizi) hanno tagliato dalla loro spesa quotidiana più di tutti i consumatori europei messi insieme. Esattamente 67 miliardi di euro, che nel 2008 ci potevamo permettere e a cui, nel 2013, abbiamo dovuto rinunciare.

     

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    In media, ognuno di noi ha dovuto dire addio a quello che avrebbe potuto comprare con 1.215 euro: l’equivalente di un tablet più uno smartphone, o anche scarpe, cappotto, caviale e champagne. L’Europa tutta insiemeha visto svanire opportunità di spesa per soli 56 miliardi di euro. Come dire che, se si toglie l’Italia, l’Europa sarebbe uscita dalla crisi meglio di prima.

     

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    E la Grecia, allora? La Grecia è il grande disastro umanitario di questi anni. Sul capitolo umanamente più sensibile, quello che evoca inevitabilmente fame e miseria, la spesa alimentare, 10 milioni di greci hanno comprato meno cibo per una cifra assai vicina a quella cui hanno rinunciato 60 milioni di italiani: un sacrificio sei volte più pesante. Ma, dopo la Grecia, nessuno in Europa ha pagato la crisi più degli italiani.

     

    Nell’era della sobrietà per forza, abbiamo tagliato dovunque si potesse tagliare. Dove non potevamo - affitto e bollette - abbiamo dovuto sborsare, in media 316 euro in più a testa, che abbiamo cercato di recuperare altrove. Le festose gite familiari negli ipermercati del 2008, a stivare i carrelli per la spesa della settimana sono diventate meste e occhiute incursioni singole nei discount a caccia di offerte speciali: 371 euro in meno a testa per mangiare.

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    La grande attività sociale dello svetrinamento è rimasta un esercizio quasi esclusivamente visivo: per abbigliamento e calzature, nel 2013 ognuno di noi ha speso quasi 200 euro in meno del 2008. Altrettanto hanno visto svanire osti e albergatori: per tutti, vacanze più corte e molta pizzeria, spesso take away.

     

    Cinghia tirata anche per la spesa più cara alle famiglie: mobili, gingilli e ristrutturazioni dell’appartamento. Pro capite, gli italiani su questo grande classico del bilancio familiare hanno speso 131 euro in meno del 2008. Ma, per apprezzare l’impatto che i sacrifici familiari hanno avuto sull’economia nazionale, meglio considerare la cifra assoluta: mobilieri e muratori hanno visto svanire dai loro fatturati, fra il 2008 e il 2013, oltre 8 miliardi di euro l’anno.

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    Insieme e più della casa, la crisi ha intaccato una seconda grande icona della famiglia italiana: la macchina. Più di un terzo di tutti i risparmi compiuti nel 2013, rispetto a cinque anni prima, ha a che fare con i trasporti: in totale, sono 24 miliardi di euro in meno spesi per questo capitolo, 458 euro a testa. Di sicuro non è un risparmio sul biglietto dell’autobus. Le code d’agosto ai caselli autostradali saranno, da questo punto di vista, solo una effimera smentita.

     

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    I dati diffusi da Econometrica dicono che, fra il 2009 e il 2014, il consumo di benzina è diminuito del 27 per cento, un crollo verticale in soli cinque anni. Perchè siamo passati tutti quanti compattamente alle auto diesel? Niente affatto: il consumo di gasolio, negli stessi cinque anni, è diminuito dell’11 per cento.

     

    Ma non è finita. Un’icona ancora, la più nuova, è stata intaccata dalla crisi. Se la casa può essere pensata come il gadget preferito della mamma e la macchina quello del papà, questa volta tocca ai figli: i telefonini. Rispetto al 2008, la s pesa per comunicazione risulta inferiore di 74 euro pro capite.

     

    Nel grande gelo, accomunati a Italia e Grecia ci sono gli altri Paesi della lunga crisi europea: Portogallo, Irlanda, Spagna. Ma anche un Paese come l’Olanda, pure sistematicamente associato all’Europa dei falchi, di osservanza tedesca, ha visto intaccati i bilanci familiari e strangolati i consumi. C’è però un altra Europa, in cui le famiglie sono passate sostanzialmente indenni attraverso la crisi.

     

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    La Germania, naturalmente, dove i consumi hanno conosciuto un’espansione, in questi anni, che vale, più o meno, la contemporanea contrazione dei consumi italiani. Dove hanno speso i loro soldi i tedeschi? Rispetto al 2008 hanno investito nella casa, nella salute, nei telefonini e nei divertimenti. Ma anche la Francia, da sempre dipinta sull’orlo del precipizio, ha vissuto con serenità quello che la Fipe definisce “il quinquennio nero”. I francesi hanno investito in un boom dei telefonini e, in coerenza con il costume nazionale, non si sono tirati indietro di fronte alla possibilità di mangiar meglio.

     

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