VIRGINIA RAGGI IN CONFERENZA STAMPA DOPO LA SCONFITTA
Mattia Feltri per “La Stampa”
Cammino anzi saltello. E canticchio: che sensazione di leggera follia sta colorando l'anima mia. Ah, Lucio Battisti è sempre qui, a porgermi le chiavi del cuore. Canticchio all'aria corroborante d'ottobre, mentre cinque anni fa sotto un cielo plumbeo, cattivo, i militanti meloniani e salviniani salivano al Campidoglio in nome del popolo a gridare fuori la mafia dal Comune.
VIRGINIA RAGGI
Era il Comune in cui s' era rinserrato il sindaco Ignazio Marino, arreso alla follia collettiva, e dunque sì, diceva, la mafia è entrata in queste stanze ma per sloggiare me. Poi il suo partito lo portò in pellegrinaggio di borgata in borgata a chiedere scusa per non aver riconosciuto la mafia a prima vista, e in una tale melma chi ci sguazzava come un pescetto nella boccia erano i cinque stelle.
virginia raggi 4
Beppe Grillo chiedeva alla gente onesta la forza di disinfestare la città, Luigi Di Maio invitava i cittadini a consegnargli notizie di stampo mafioso in busta chiusa, e in cambio dell'anonimato, Alessandro Di Battista esortava le persone perbene di Pd e Forza Italia ("ce ne sono!") a mandargli delazioni via mail, ché ci avrebbe pensato lui a ripulire la "Repubblica filomafiosa".
virginia raggi con bruno vespa a porta a porta
Arrivarono pure i giornalisti americani a cercare le coppole e le lupare sotto la statua di Marco Aurelio, ma per fortuna passano anche le sbronze e no, la mafia non si era impadronita dell'amministrazione comunale, era una colossale e scema calunnia. Ma intanto sotto quel cielo plumbeo e cattivo, a liberarci dai padrini era stata eletta Virginia Raggi. Questo, cinque anni fa. Va sempre peggio: che sciocca espressione. E che sensazione di leggera follia sta colorando l'anima mia.