Paola Pilati per “la Repubblica”
dario franceschini
Dovranno stringere la cinghia, quest' anno, i musei autonomi. Diventati "mini-aziende" due anni fa per volere dell' allora ministro Dario Franceschini, se la devono vedere con un taglio dei trasferimenti statali di 2,3 milioni voluto dall' attuale governo. Molti o pochi? Se renderli autonomi puntava a farli camminare con le proprie gambe, il taglio non dovrebbe scandalizzare. L'autonomia consiste infatti nel poter tenere in cassa i proventi delle attività, che prima dovevano versare al ministero dei Beni culturali. Il problema è che in molti casi quelle risorse non bastano.
MUSEI CIVICI VENEZIA
Possono farcela con gli incassi dei visitatori gli Uffizi di Firenze, o la Reggia di Caserta, ma non una galleria pur visitatissima come Brera a Milano. E la sforbiciata può diventare un cappio al collo per le Gallerie dell'Umbria o il Museo di Reggio Calabria. A fotografare la capacità di stare sul mercato di musei autonomi e fondazioni museali è una ricerca di Federculture (presentata nel Rapporto 2018) che fa un'analisi dei modelli di business adottati, firmata da Stefano Consiglio, ordinario di Organizzazione aziendale alla Federico II di Napoli e da Marco D'Isanto.
TURISTI IN FILA AGLI UFFIZI
La ricerca individua 8 fondazioni tra venti e 7 musei autonomi tra gli altrettanti venti promossi tali da Franceschini, scelti perché i loro bilanci consentivano il confronto, ma li identifica con una sigla. Per dare loro un nome, basta partire dal numero dei visitatori, che è un dato ufficiale, e si ricava la classifica, che vedete nelle tabelle in pagina. Il risultato è che la migliore tra le fondazioni in termini di autonomia finanziaria è quella dei Musei civici di Venezia: gli oltre 30 milioni di euro di incassi coprono il 96% delle sue necessità.
reggia di caserta
Segue il Museo Egizio di Torino con 9,5 milioni, che contribuiscono al suo funzionamento al 77%. Le peggiori sono il Madre di Napoli con 120 mila euro di incasso, che ha bisogno della stampella pubblica al 97% del suo budget, e la Fondazione Museion, che gestisce il museo di arte moderna e contemporanea di Bolzano, dove i 311 mila euro di introito fanno fronte solo all' 11%di quanto necessario al funzionamento. Terzultimo, il Maxxi di Roma: con due milioni di incassi, ne riceve quasi 9 di contributi tra pubblici e privati.
Il Maxxi di Roma
Tra i musei autonomi, quelli che con i proventi coprono la quasi totalità delle spese sono gli Uffizi di Firenze (all' 89%), seguiti a pari merito dalle Gallerie dell' Accademia di Venezia e dalla Reggia di Caserta (con l' 84%). Virtuoso anche il Museo archeologico nazionale di Napoli, autonomo all' 81%. In fondo alla graduatoria arranca la Galleria nazionale dell' Umbria, che viceversa dipende dal contributo pubblico al 92%. Un "indice di autonomia" del 41% allinea la Pinacoteca di Brera, che pure ha ricavi propri per oltre 3,5 milioni, e il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria che ne ha solo per 721 mila euro. Però al primo servono per funzionare quasi 5 milioni di contributi pubblici, al secondo poco più di un milione.
museo Madre di Napoli
C' è un altro indice da tenere presente, ed è la capacità di attirare il pubblico. Si esprime, dice la ricerca, in quanto rende ogni visitatore, e in quanto costa in contributi pubblici, statali o locali. Tra le Fondazioni quella messa peggio è il Madre, che guadagna 2 euro a visitatore, ognuno dei quali ne costa 68 di contributi pubblici. Al Maxxi ogni visitatore costa 15 euro e ne rende 5 euro. Gli altri, dal Consorzio la Venaria Reale alla Fondazione Palazzo Ducale di Genova, hanno contributi pubblici di pochi euro per visitatore, e comunque inferiori a quelli pagati dal biglietto. Tra i musei, la pecora nera quanto ad attrazione è l' Umbria, con 40 euro pubblici ogni 4 di ricavi. Segue Brera, con 14 euro per ogni 10 incassati.
Infine, per valutare l' attitudine dei musei a stare sul mercato, c' è la capacità di fundraising. È buona a Genova, dove raggiunge il 26%dei proventi, e al Maxxi, dove supera il 20% degli introiti, e si avvicina al 20 per Venaria. Ma è zero al Madre, come per i musei dell' Umbria, Caserta, per i Musei archeologici di Napoli e di Reggio Calabria. Non è male il 7% di Brera, che in cifra assoluta vuol dire quasi 600 mila euro, e il 4%degli Uffizi, quasi un milione di euro di sponsorizzazioni.
PALAZZO DUCALE GENOVA
Tirando le somme, il podio va ai Musei civici di Venezia. «È un esempio di come un museo forte come Palazzo Ducale, aggregando quelli meno gettonati, possa far crescere tutti: nata nel 2008 con 17 milioni di euro di fatturato, oggi ne fa 31, con un profitto netto di 1,5 milioni. E musei come il Correr o quello del Vetro, che erano in rosso, oggi sono in attivo», spiega Mattia Agnetti, segretario organizzativo. A dimostrazione che il modello di business conta, e che l' autonomia può anche funzionare.