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    QUARANT’ANNI SENZA RINO – IL 2 GIUGNO 1981 LA VOLVO DI RINO GAETANO SBANDAVA CONTROMANO SU VIA NOMENTANA: LO SCHIANTO VIOLENTISSIMO CON UN CAMION E LA DISPERATA CORSA IN OSPEDALE - PALADINO DEL SUD E DEGLI SFRUTTATI, NEMICO DEI POLITICI, HA SCOPERCHIATO MALEFATTE E VIZI DI UN’ITALIA APPARENTEMENTE DISTANTE DA QUELLA DI ADESSO – IL NIPOTE ALESSANDRO GAETANO: “HA SAPUTO CREARE UN LINGUAGGIO UNIVERSALE. IRONIA, PER LUI, NON SIGNIFICAVA RIDERE, MA…” - VIDEO


     
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    Claudio Fabbretti per “www.leggo.it”

     

    RINO GAETANO RINO GAETANO

    La sua Volvo 342 che sbanda contromano su via Nomentana, lo schianto violentissimo con un camion, la disperata e vana corsa in ospedale al Policlinico Umberto I. Finisce con quest’ultima agghiacciante sequenza il film della vita di Rino Gaetano. Era la notte del 2 giugno del 1981. Eppure oggi, quarant’anni dopo, le sue canzoni ci appaiono pienamente attuali e contemporanee.

     

    Basta sostituire i politici dell’epoca (da Fanfani a Berlinguer) con quelli attuali. E scavare un po’ oltre la patina rassicurante accumulata in questi anni, a coprire malefatte e vizi sociali di un’Italia che solo apparentemente può sembrare distante da quella grottesca dipinta dal cantautore calabrese.

    RINO GAETANO RINO GAETANO

     

    Era l’Italia in bianco e nero degli anni di piombo e delle P38, delle stragi e degli scandali. Ma la sua ipocrisia, il suo finto perbenismo, la sua corruzione strisciante non si sono dissolti, neanche con il progresso verso l’evo digitale. E oggi c’è da scommettere che sarebbero ancora quegli inveterati vizi i bersagli preferiti dell’ex-figlio calabro del Folkstudio.

     

    Autore di canzoni graffianti e appassionate, paladino del Sud e degli sfruttati, nemico giurato di tutti i politici, Rino Gaetano è ormai un vanto nazionale. Dopo la sua morte, le sue canzoni sono state riscoperte e saccheggiate senza ritegno. Ma nessuno, neanche tra i suoi più espliciti emuli (vedere alla voce Brunori Sas) ha saputo riprodurre quella capacità unica di rivestire la denuncia sociale di abiti grotteschi. Alternando un verso surreale - «Mio fratello è figlio unico perché è convinto che Chinaglia non può passare al Frosinone» - a un gancio dritto nello stomaco: «È convinto che esistono ancora gli sfruttati, malpagati e frustrati».

     

    RINO GAETANO- TOMBA RINO GAETANO- TOMBA

    Con la ruvidezza delle sue corde vocali e la dolcezza del suo personaggio, così naif e sincero, il menestrello di Crotone ha fatto innamorare generazioni di italiani. E oggi, più delle cover e delle non meno improbabili fiction, resta vivida la forza delle sue canzoni, tra ritratti femminili fulminanti (Aida, Berta, Lucia, Maria, Gianna), cantilene satiriche (Nuntereggae più, Sfiorivano le viole, Il cielo è sempre più blu, E cantava le canzoni) e delicate poesie sentimentali (Sei ottavi, I tuoi occhi sono pieni di sale). Ma sarà sempre inutile tentare di imitarlo: Rino Gaetano era unico all’epoca e lo resterà per sempre.

     

    sanremo rino gaetano sanremo rino gaetano

    Marco Castoro per “www.leggo.it”

     

    Alessandro Gaetano è il nipote di Rino, è il figlio della sorella Anna. Ha seguito le orme dello zio, è un cantautore con il nome d’arte di “greyVision”.  

     

    Sono passati 40 anni, che ricordi affiorano quando pensa a quella tragica notte?

    «Un momento che ha spezzato la giovane vita di mio zio e che ha cambiato per sempre le sorti della nostra famiglia. Un dolore simile non lo superi mai, ci convivi».

     

    Quel mancato ricovero dopo l’incidente e i ritardi ospedalieri sono stati decisivi per la vita di Rino? Si poteva salvare?

    alessandro e rino gaetano alessandro e rino gaetano

    «Non indossava la cintura di sicurezza, a quei tempi non c’era la sensibilizzazione che c’è oggi. Non sapremo mai se con un intervento tempestivo si sarebbe potuto salvare. I medici fecero di tutto per trovare le attrezzature adeguate per operarlo ma credo che il malore che ha avuto prima dello schianto, gli sia stato fatale».

     

    Che ricordi ha di suo zio? 

    «Molti e bellissimi. Era alto, profumato e spiritoso ma anche riservato, premuroso e presente».

     

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    Ogni anno con la Rino Gaetano band lo avete ricordato con dei concerti in piazza Sempione strapiena di fans nel quartiere romano di Montesacro, il quartiere di Rino, alimentando il mito. Quest’anno com’è strutturato l’evento?

    «Celebreremo i quarant’anni dalla sua scomparsa a suon di musica con il Rino Gaetano Day, un concerto alla sua XI edizione. Si terrà il 2 giugno alle 18:30, trasmesso in diretta streaming sulla pagina Rino Gaetano Band Facebook, Youtube e on air su Radio Italia Anni 60 Roma. Ci saranno ospiti e bei contenuti speciali. Anche il Mei ha sposato l’iniziativa. Dopo la grande partecipazione degli anni passati, quest’anno abbiamo preferito rendere l’evento fruibile a tutti anziché destinarlo a pochi fortunati in presenza».

     

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    Perché Rino e le sue canzoni piacciono ancora così tanto? Non solo ai 50enni ma anche ai ventenni: come mai questo successo tra i giovani?

    «Ha saputo creare un linguaggio universale. Ironia, per lui, non significava ridere o far ridere ma togliere alle cose quel tanto di drammatico che hanno».

     

    La voce ruvida di Rino è unica e inimitabile. Quando interpreta le sue canzoni si immedesima in lui o va per la tua strada vocale?

    «Mi emoziono spesso mentre canto. Non mi sono mai sforzato, non ho mai avuto l’intenzione di imitarlo. Nessuno dovrebbe, Rino era unico. La mia è una missione, io e mia madre gli dedichiamo tutta la vita che possiamo».

     

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    Qual è il brano che sente più suo? E quello che ricorda più Rino?

    «Adoro “E la vecchia che salta con l’asta” perché ha un testo un po’ mistico, composto quando era appena adolescente. Il mio preferito però è “Mio fratello è figlio unico”: il tema della mancanza di reciproca solidarietà è, sempre più, pura urgenza per l’umanità».

     

    Ha mai sognato Rino?

    «Raramente, è capitato qualche volta che lo vedessi a fianco a me. Un paio di volte, mi aveva messo in guardia su alcune cose. E ci aveva preso. Mi capita più spesso, invece, di sentirlo al mio fianco».

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    Se avesse un’occasione di parlare qualche minuto con lui, che cosa gli direbbe?

    «Zio, prendiamo le Nikon e andiamo a scattare due foto, lontani dalla città e dal mormorìo».

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