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Gigi Garanzini per la Stampa
Più si guarda quel tabellone e più si rischia un attacco di bile. Le quattro squadre più forti tutte sullo stesso lato, a scannarsi tra loro: dall' altra parte con la sola eccezione della Croazia, peraltro in calando, una cifra tecnica non degna di un Campionato del mondo.
La colpa è di Germania e Argentina, che lì sarebbero finite se appena fossero state all' altezza di se stesse: e della Spagna che pure c' era arrivata per poi farsi buttar fuori dalla Russia.
Si riparte oggi, con i due quarti di nobiltà: Uruguay-Francia e, la sera, Brasile-Belgio. Senza Cavani, protagonista assoluto dell' ottavo con il Portogallo dello spento Ronaldo, l' Uruguay perde più della metà del suo potenziale offensivo. Gli restano una gran difesa, un buon centrocampo di lotta più che di governo, e il solo Suarez in rappresentanza della coppia di attaccanti più forte del Mondiale. Non che Mbappé e Griezmann siano meno campioni. Ma alle loro spalle (e al loro fianco Giroud) c' è una squadra con la qualità necessaria ad innescarli, a ripetizione, a dialogare anche di fino: mentre i due uruguagi i gol erano in grado di fabbricarseli tra di loro, senza chiedere nulla a nessuno. Poi è vero che dopo aver passeggiato tra le rovine della difesa argentina, per Mbappé e Griezmann sarà tutt' altra musica con il muro organizzato da Godin. Ma la Francia parte favorita.
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Come favorito è il Brasile nella partita serale.
Anche in questo caso un' assenza di rilievo, Casemiro, ma dopo aver brillantemente mascherato sino a qui la mancanza degli esterni titolari, con il tuttocampista Fernandinho il Brasile tapperà anche quella falla davanti alla difesa. Sono andati in crescendo, i brasiliani, dopo gli stenti iniziali con la Svizzera: di pari passo con la lievitazione di Neymar. E a proteggere le invenzioni, ma anche le mattane, del loro asso, gli inserimenti profondi ora di Willian ora di Coutinho, senza mai perdere di vista Paulinho, c' è un pacchetto arretrato guidato da Thiago Silva che non ha avuto ancora bisogno di Alisson, se non per l' ordinaria amministrazione. Il Belgio al suo meglio qualche problema lo può creare: quello miracolato dalla sciocchezza finale del Giappone, no.
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2. MAESTRI E MISTERI
Tommaso Pelizzari per il Corriere della Sera
Ce ne fosse uno, dei suoi connazionali, che non lo chiama «Maettro», con la doppia t perché il castigliano declinato all' uruguagia la s non la contempla proprio.
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E siccome quella del maestro è una vocazione quando non uno stato dell' anima, il c.t. dell' Uruguay Oscar Washington Tabarez è tale in tutto. Quindi anche nella pretattica. Lo sanno anche i sassi di Nizhny Novgorod che Cavani oggi non giocherà, contro la Francia. Il problema al polpaccio è serio, il Matador si è allenato poco e a parte, mentre a fianco di Suarez nella formazione titolare ha provato Stuani (non un omonimo di quello che dieci anni fa è passato dalla Reggina: è proprio lui). Però Tabarez non lo dice, e finge che una possibilità ancora ci sia.
D' altra parte il c.t. francese Deschamps si è guardato bene dal far sapere chi giocherà al posto dello squalificato Matuidi a sinistra nella linea a 3, con Mbappé e Griezmann, dietro a Giroud. Perciò, perché dare un vantaggio alla Francia che già è più forte? Il che non è detto che sia un problema: «C' è anche quella canzone, no? Nunca favoritos, mai favoriti» dice Tabarez citando un inno pop alla Celeste in cui si celebrano tutte le virtù classiche del piccolo popolo uruguagio. Un popolo, ricorda il c.t., che ha visto segnare alla Francia il primo gol della storia dei Mondiali nel 1930 a Montevideo, ma garbatamente non aggiunge chi poi la vinse, quella prima Coppa Rimet (limitandosi a ricordare che la Celeste, a Parigi, conquistò il suo primo titolo internazionale, cioè l' Olimpiade di Parigi 1924).
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Non ha studiato solo il francese a scuola, Tabarez, ma anche il loro sistema calcistico, andando a visitare il centro di Clairefontaine e importandolo in Uruguay, per «recuperare qualcosa che abbiamo perso e che avevamo nella prima parte del '900». Per quanto anche la seconda parte del secolo scorso (e l' inizio di questo millennio) con la Francia non sono andati poi così male: i Bleus hanno vinto solo uno degli ultimi 8 precedenti incontri con la Celeste. E una delle tre sconfitte è venuta proprio l' ultima volta, in un' amichevole di 5 anni fa. In particolare ai Mondiali il bilancio della Celeste è più che buono: tre partite, una vittoria (anche se nel 1966) e due pareggi (2002 e 2010).
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Su un' altra cosa Uruguay e Francia hanno pareggiato: gli expected goal, cioè le reti che (in base allo studio statistico di quanto una squadra tira e da dove) ci si aspettava che segnassero a Russia 2018: entrambe ne hanno realizzate 7 e avrebbero dovuto essere 6. Il problema, per Tabarez è che le ultime 3 le ha segnate tutte Cavani. Quello per Deschamps, invece, è che gli ultimi 3 gol li ha presi tutti nella stessa partita, contro l' Argentina. Quindi è solo probabile, ma non certo, che tra i Bleus giochi Fekir.
Mentre è sicuro che Tabarez tornerà al 4-4-2, per continuare a condividere col Brasile il record di miglior difesa del Mondiale. Poi si vedrà: «Perché il calcio è fatto di quattro cose: come attaccare, come difendersi, come passare dalla difesa all' attacco e come muovere la palla per riuscirci».
Chapeau, Maettro.
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