1 - MÅNESKIN: «COME CI SIAMO PRESI IL MONDO»
Paola Jacobbi per “Oggi”
MANESKIN SU OGGI
Scende la pioggia sui Måneskin. Non dal cielo ma da una cisterna, come si fa al cinema. Succedeva qualche settimana fa a Villa Tittoni, nel cuore della Brianza, dove è stato girato il video di The Loneliest, il pezzo dei Måneskin oggi in testa alle classifiche di 28 Paesi. Tommaso Ottomano, il regista, riprende uno dei momenti clou del video, che è ambientato durante un funerale.
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A un certo punto, i quattro ragazzi devono portare a spalle una bara. Damiano, Ethan e Thomas sono alti tra l’1,85 e oltre l’1,90. Victoria è minuta, quindi è difficile tenere in alto e in modo simmetrico la bara. «È stato tragicomico: tutti vestiti a lutto, con scoppi di ridarella. Alla fine, dopo 20 ciak, ce l’abbiamo fatta», racconta Ottomano. Toscano di Porto Ercole, 32 anni, fotografo e musicista, sceneggiatore e regista, molto richiesto dalle grandi case di moda, Ottomano dei Måneskin è diventato anche amico. «Sono intelligenti e tranquilli, e io di matti e divi me ne intendo: l’anno scorso ho girato una campagna con Mike Tyson! La cosa straordinaria è che dentro il corpo di quattro ventenni si sono formate quattro personalità molto mature e professionali».
Tommaso Ottomano
Niente ritardi, niente capricci. Il più riflessivo e serioso è Damiano. La più accesa ed energica è la bassista Victoria. Insieme a Thomas (chitarra) ed Ethan (batteria) hanno iniziato suonando per le strade di Roma nel 2015 e in pochi anni hanno messo a segno risultati senza precedenti per una band italiana: secondo i portavoce, siamo a 6miliardi di ascolti sulle diverse piattaforme di streaming musicale.
COPERTINA OGGI - 27 OTTOBRE 2022
Ora si preparano a riprendere il più volte interrotto e rimandato (a causa della pandemia prima e della guerra dopo) Loud Kids Tour che dal 31 ottobre li vedrà esibirsi negli Stati Uniti prima di tornare in Italia il 23febbraio 2023, e da lì toccare tutta Europa.
DAMIANO
Abbigliamento e pose provocanti, soprattutto dal vivo, sul palco, Damiano è un istrione che travolge e seduce. Fuori scena sembra fatto di tutt’altra pasta. Lo ha confermato pochi giorni fa con un post addolorato e tenero per annunciare la scomparsa del nonno. «Mi hai portato su quella Fiat500 ovunque avessi bisogno di andare... e fino all’ultimo secondo ti sei vantato di essere “il nonno del cantante”. Mi hai fatto ridere, tanto, ma oggi mi fai anche un po’ piangere...» È un bravo ragazzo legatissimo ai genitori, due assistenti di volo che hanno anche un altro figlio, Jacopo, tre anni meno di Damiano. Ben prima di cominciare a vincere tutto (Sanremo, Eurovision e così via) i Måneskin si erano già fatti notare a livello locale. A dir la verità, sono nati vincenti.
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La loro prima partecipazione, un concorso per band scolastiche romane, il “Pulse High School Band Contest” nel 2016, si concluse con un trionfo. Fin dall’inizio Damiano è stato autore dei testi, il “pensatore” del gruppo e anche quello più disposto a esporsi. Lo ha fatto gridando da un palco « Fuck Putin» contro la guerra in Ucraina, lo ha rifatto di recente commentando sui social la vittoria elettorale del centrodestra.
C’è Damiano nell’idea di qualcuno che affoga in The Loneliest: facendo un’immersione subacquea, da ragazzino, una volta, temette di affogare davvero. C’è un’amica o comunque una ragazza conosciuta da Damiano nelle parole di Coraline, storia di una vittima di anoressia.
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A proposito di ragazze, il frontman dei Måneskin, uno dei ragazzi più desiderati in circolazione, da ben quattro anni ha la stessa fidanzata: Giorgia Soleri. Trascorrono le vacanze in coppia, non con i componenti della band. Il successo dei Måneskin ha travolto anche lei. Nel bene: la sua popolarità è parecchio aumentata: 740mila follower su Instagram, aziende che la corteggiano per pubblicizzare prodotti, inviti sui tappeti rossi dei festival cinematografici. Tanto Damiano è silenzioso e discreto, tanto Giorgia è attiva.
maneskin
Accende campagne sociali, la più nota delle quali riguarda la sensibilizzazione sulle malattie di cui lei stessa soffre: vulvodinia e fibromalgia. Lui la sostiene sempre. Ventisei anni, tre più di Damiano, Giorgia è influencer e poeta («la parola poetessa è sessista», afferma), ha un corpo sinuoso e coperto di tatuaggi. Uno di questi dice «Posso Tutto». La primavera scorsa, ha pubblicato un volume di poesie che è finito nella classifica dei libri più venduti. Contiene poesie erotiche e non si può non pensare che l’uomo amato di cui parla sia Damiano. Se i Måneskin dovessero sciogliersi, come minimo qualcuno darà la colpa a lei, la Yoko Ono di questa generazione.
maneskin agli mtv awards 13
VICTORIA
Di questa generazione fa parte Victoria De Angelis, la bassista. Da lei è arrivato il nome della band: Måneskin è una parola danese che significa “chiaro di luna”. La mamma di Victoria, Jeanette, era danese. Si è ammalata di cancro ed è mancata quando la figlia aveva solo 15 anni.
La risposta della ragazza per reagire a questo dolore precoce è sempre stata la musica. Aveva otto anni quando ha iniziato a studiare chitarra, poi ha proseguito frequentandone gli anni delle scuole medie a indirizzo musicale. Da lì si è messa a studiare il basso, diventato il suo strumento principale. Al liceo ha conosciuto Thomas Raggi e insieme hanno deciso di fondare una band. Victoria conosceva già Damiano ed è stata lei a candidarlo come cantante per il gruppo.
DAMIANO DEI MANESKIN AGLI MTV VIDEO MUSIC AWARDS
Victoria è sempre stata molto decisa nel voler fare della musica un mestiere, non un hobby. Non le si conoscono relazioni amorose, non le si attribuiscono fidanzati (né fidanzate), almeno per ora. Ha un cane di nome Chili e, al massimo viene paparazzata ogni tanto con Alessandro, il padre. È sempre stato lui ad accompagnarla ai provini, ai concerti, persino dal parrucchiere.
Racconta Simone Bartorelli, hair stylist romano, che ha conosciuto Victoria prima che i Måneskin approdassero a XFactor 2017. «Aveva 17 anni e voleva cambiare pettinatura e rivitalizzare i capelli, bruciati da un colore sbagliato, in vista dell’avventura televisiva che l’aspettava. Ci voleva un look rock, che rispecchiasse il suo carattere determinato e la sua musica». Dopo due sedute è nato il taglio scalato con la frangetta, ormai inscindibile dall’immagine di Victoria e imitatissimo dalle sue coetanee. «Ha continuato a venire qui per altri sei mesi, poi si è affidata agli hair stylist che seguono il look di tutta la band», dice Bartorelli. «Ma ogni volta che torna a Roma, passa a trovarmi. Sempre dopo le otto di sera, però, quando i clienti sono andati tutti via. Tra una chiacchiera e l’altra, io tiro fuori le forbici e le spunto la frangetta».
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2 - IL DISCOGRAFICO: «PERCHÉ SONO DEI FENOMENI»
Massimo Poggini per “Oggi”
Stefano Senardi è uno dei maggiori esperti italiani di mercato musicale. In 40 anni di carriera è stato presidente di case discografiche, consulente e autore di numerosi programmi televisivi (da X-Factor al Festival di Sanremo) e ha collaborato con un numero infinito di artisti. Sui Måneskin non ha alcun dubbio: «Sono un fenomeno gigantesco, di portata mondiale. L’incremento del mercato italiano su estero del 60% è dovuto quasi esclusivamente a loro».
Sono più musica, immagine o marketing?
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«Il loro successo nasce da un amalgama quasi perfetto tra management, casa discografica e componenti della band, ragazzi che sono una forza della natura, in crescita costante. La scommessa era quella di dotarsi di un repertorio di livello, e stanno andando nella direzione giusta. Prendiamo gli ultimi brani, Coraline e The Loneliest.
Sono due grandi pezzi, non a caso il secondo è andato immediatamente in classifica in 28 Paesi. Da notare che sono due ballate, e chi ha scritto la storia del rock è diventato mitico proprio grazie alle ballads. Faccio due esempi: Angie dei Rolling Stones e Albachiara di Vasco Rossi».
Vent’anni fa sarebbe stato possibile un fenomeno come questo?
«Non con questo clamore. Loro hanno riempito un vuoto planetario. Quello delle piattaforme digitali è un mercato estremamente spezzettato. Apple gestisce 100 milioni di brani. Su Spotify ne vengono caricati quasi centomila ogni giorno. Non a caso i grandi artisti sono quasi scomparsi: non sono più loro a generare il business, ma è un mercato dominato dalle nicchie».
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Si dice che le loro provocazioni siano repliche.
«Non sono d’accordo. A mio avviso hanno tutti i numeri per diventare una delle più grandi band del mondo. Sono trasgressivi, ma in modo molto credibile. Credono davvero in quello che fanno. Inoltre si comportano da persone normali e non si atteggiano a star. Almeno in Italia, di rock quasi non si parlava più. Il rap e la trap avevano conquistato ogni anfratto. A parte qualche eccezione (Marracash, Salmo e pochi altri), si tratta quasi sempre di personaggi improvvisati, mediocri, che basano tutto sul cattivo gusto. Poi sono arrivati i Måneskin, e all’improvviso si è capito che il rock non è morto».
Uto Ughi ha detto: «Penso che siano un fenomeno sociale, ma con la musica c’entrano poco».
«Secondo me è completamente fuori strada. Vero, il loro è un linguaggio molto visivo, il fisico conta parecchio. Però suonano davvero, tecnicamente crescono giorno dopo giorno: alcuni assoli di chitarra sono notevoli, il batterista è molto dotato, Damiano canta bene e tiene il palco alla grande, Victoria è una buona bassista ed ha una bella testa. Lo ribadisco: non sono un fuoco di paglia».
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Proviamo a fargli i conti in tasca.
«Ci sono personaggi che hanno guadagnato fortune gigantesche, eppure a un certo punto si sono ritrovati a dover ricominciare da zero, vedi Elton John o i Fleetwood Mac. Occorre maturità, accortezza nella gestione, affidarsi alle persone giuste. Loro hanno già guadagnato parecchio, ma la parte più consistente arriverà nei prossimi anni. Comunque non penso che in questo momento la loro motivazione più importante sia il denaro».
C’è chi sostiene che per fare da spalla ai Rolling Stones oppure per il duetto con Iggy Pop o per partecipare a un festival come Lollapalooza il loro management abbia pagato.
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«Nello showbiz nessuno fa niente per niente. Però sarebbe un grande errore pensare che una band come gli Stones accetti un supporter solo perché paga. Quando dicono sì a una proposta è perché il loro “io” in qualche modo viene stuzzicato. E in questo momento ad affiancare il proprio nome a quello dei Måneskin si ha solo da guadagnare».
Stefano Senardi
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