Fabrizio Massaro per il “Corriere della Sera”
lorenzo rosi pier luigi boschi
«Non parlo con la stampa», rispondeva ieri sera al telefono l' ex presidente di Banca Etruria, Lorenzo Rosi. L' ex numero uno della banca aretina è uno dei protagonisti del grande intrigo del tentato salvataggio in extremis dell' istituto, prima che l' 11 febbraio 2015 arrivassero i commissari della Banca d' Italia a segnare il «game over». Di segreti ne conosce tanti, compreso quello dell' incontro che avrebbe avuto con l' amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, a fine 2014, per trovare una soluzione per la popolare.
maria elena boschi banca etruria
Rosi, 51 anni, è stato presidente dell' Etruria per pochi mesi: da maggio 2014 fino al commissariamento, anche se nel consiglio sedeva dal 2008 e da un anno era il numero due. Come vice, si era insediato con lui Pier Luigi Boschi, padre del ministro delle Riforme, Maria Elena. Sarebbe stata proprio quest' ultima a interessare all' Etruria il capoazienda di Unicredit, ha rivelato Ferruccio de Bortoli nel suo libro Poteri forti (o quasi) . Racconta de Bortoli che «Maria Elena Boschi chiese a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria».
boschi ghizzoni
Nel corso del 2014 la crisi dell' istituto - gravato da 3 miliardi di troppi crediti inesigibili - era già evidente; il pressing della Banca d' Italia si faceva sentire sempre di più. In quel periodo Boschi e Ghizzoni (che da ieri è senior advisor di Rothschild) si incontrarono almeno una volta: il 4 novembre 2014, a Milano. Le foto li ritraggono sorridenti dentro il grattacielo della banca in piazza Gae Aulenti. L' occasione erano i 15 anni dalla nascita di Unicredit e Boschi era in rappresentanza del governo Renzi.
Una serata vip, cui parteciparono anche due ex ministri come Piero Barucci e Fabrizio Saccomanni. Potrebbe essere stato in quel contesto - ipotizza un banchiere d' affari - che Boschi avanzò la richiesta a Ghizzoni. Il numero uno di Unicredit incaricò l' area fusioni & acquisizioni guidata allora dalla top manager Marina Natale (che ieri non ha voluto commentare) di fare i conti ma poi il dossier venne accantonato.
boschi ghizzoni
Come ha riferito ieri una fonte bancaria addentro alla vicenda, il tema delle banche in crisi come Popolare Etruria o Banca Marche era stato posto da mesi dalla Banca d' Italia all' attenzione degli istituti più grandi come Unicredit e Intesa Sanpaolo. Ma tutti i dossier furono accantonati per l' enorme peso dei crediti deteriorati.
A fine 2014 era Mediobanca la banca d' affari incaricata dall' Etruria di trovarle una sistemazione. Ma non sarebbe stata Piazzetta Cuccia a mediare l' incontro Rosi-Ghizzoni. Il tentativo di sposarsi andava avanti da mesi, ad Arezzo, anche per le pressioni della Vigilanza e inizialmente l' Etruria aveva scelto la banca Lazard come advisor. Ma il gruppo di comando e la politica locale si sentivano forti e volevano avere le redini dell' istituto che sarebbe nato da una fusione.
zonin popolare vicenza
Fu per questo motivo che tra maggio e giugno 2014 fallì l' offerta lanciata sull' Etruria, che era quotata in Borsa, dalla Popolare di Vicenza di Gianni Zonin (anch' essa in crisi, anche se non conclamata). Racconta un banchiere che ha seguito quelle vicende: «Non si misero d' accordo perché ad Arezzo erano ancora convinti di governare il processo; i loro problemi non li avevano ancora digeriti». A fine anno il quadro era già cambiato. Anche un colosso come Unicredit poteva rappresentare un porto sicuro, pur di evitare il naufragio.