Francesco Spini per la Stampa
AMOS GENISH E MOGLIE
Cade un tabù, il dossier sulla rete potrebbe approdare al consiglio di amministrazione di Tim già il prossimo 5 dicembre. Sul tavolo ci sarebbe l' avvio di uno studio interno sui pro e contro della separazione e creare così una società dedicata all' infrastruttura. Sicuramente una prova di buona volontà dinanzi al governo ma soprattutto un impegno da offrire alle autorità di mercato - Antitrust e Agcom - con una valutazione che sarà guidata da una sola stella polare: il vantaggio per il business e gli azionisti.
Al momento, come ha sempre rivendicato l' amministratore delegato Amos Genish, in una scala che va da 1 a 8 nel livello di separazione tra la società e la sua rete, Tim - che ha creato la divisione Open Access - è al gradino numero 5, dove si garantisce l' equivalenza di accesso a tutti gli operatori, con un sistema cieco per l' ex monopolista. Il livello massimo in Europa continentale, dove la maggior parte dei concorrenti non supera i livelli 2 o 3.
RETE TIM
Ma vale la pena comunque mettere allo studio quali potrebbero essere le conseguenze, soprattutto i vantaggi, nel salire di livello. Nella fattispecie sotto la lente dei consiglieri finiranno anzitutto il livello 6, che contempla la societarizzazione tout court della rete con il pieno controllo di Tim, e il livello 7, quello dell' inglese Openreach (la rete di British Telecom) nel cui cda siedono anche alcuni amministratori indipendenti. Fino a questo stadio, non ci sarebbero grandi problemi.
Più impegnativo - ma dovrebbe essere comunque esaminato - il livello 8, mai applicato nel mondo. Questo comporterebbe la quotazione con l' ingresso di nuovi azionisti, pur garantendo all' ex monopolista la posizione di controllo. La molla per spingersi tanto in là potrebbe essere il titolo, oggi estremamente sottovalutato rispetto alla somma delle parti dei diversi business. Una quotazione delle rete ne farebbe emergere il valore oltre ad abbassare il debito.
banda larga
A chiedere maggiori lumi sarebbero stati gli stessi consiglieri, che vorrebbero vederci più chiaro. Per decidere servirà tempo. Se poi lo scorporo - si vedrà a quale livello - non dovesse comportare controindicazioni, potrebbe essere offerto come rimedio spontaneo all' Antitrust che indaga sul comportamento di Tim nelle aree bianche. E più in generale come prova della trasparenza della società che - nonostante il socio ingombrante Vivendi - vuole uscire dal mirino dei regolatori. Lo scorporo della rete non avverrà su ordine del governo. E non implicherà né la fusione con Open Fiber né un' apertura a soci pubblici.
banda larga
Lo stesso Genish, che al Tim Open Lab di Torino ha presentato la svolta digitale del gruppo, non lascia trasparire l' intenzione di fare ricorso contro il decreto del «golden power», i poteri speciali attivati dal governo. «Stiamo collaborando con il governo su come implementare il golden power - spiega -. C' è un team al lavoro con rappresentanti di entrambe le parti per capire come introdurre i correttivi. Siamo sulla strada giusta». Nel mentre lavora al piano industriale. Piano che sarà «molto innovativo, proiettato al futuro. Tim sarà un "pure digital player" e non più un operatore di telecomunicazioni».
ANTONELLO GIACOMELLI
Di fronte al sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli - la cui presenza è segno della distensione col governo - si è detto impegnato a costruire la "società Gigabit", «basata su infrastrutture e applicazioni» adeguate a «intelligenza artificiale, realtà virtuale e robotica», che sono «i tre motori principali che cambieranno tutto ciò che ci circonda». E in questo Genish vuole che «Tim sia tra i leader europei alla guida di questa rivoluzione digitale, contribuendo ad affermare anche al successo dell' Italia in questa sfida in Europa».