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    QUEL REAZIONARIO DI JFK - PODHORETZ: JOHN F. KENNEDY? SOLO UN REAGAN BELLO E FIGHETTO


     
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    Maurizio Molinari per "La Stampa"
    John F. Kennedy non era di sinistra, era un «Old Democrat» e la sua eredità politica si trova tutta nel campo dei conservatori». Parola di Norman Podhoretz, fondatore della rivista «Commentary» e a tutt'oggi considerato il padre intellettuale dei neoconservatori.

    John KennedyJohn KennedyNorman PodhoretzNorman Podhoretz

    Perché Kennedy non era di sinistra?
    «La sua campagna elettorale nel 1960 ebbe le stesse tre priorità di quella di Ronald Reagan vent'anni dopo: tagli fiscali, aumento delle spese militari e abolizione delle discriminazioni contro gli individui. Reagan votò per Kennedy e si richiamò apertamente alla sua presidenza. I democratici invece, a cominciare dal fratello Ted, fecero l'opposto: spostarono le posizioni del partito di 180 gradi rispetto a John Kennedy».

    Quali sono stati i risultati più importanti della sua presidenza?
    «Fu una presidenza breve ma ciò che più ha pesato a posteriori sono stati gli errori che commise. Anzitutto la Baia dei Porci, con il fallito sbarco a Cuba, ma anche la scelta di intervenire in Vietnam. E poi la crisi dei missili a Cuba...».

    Sbagliò a opporsi allo schieramento dei missili russi?
    «No certo, fece bene a opporsi. Ma in ultima istanza consentì a Krusciov di ottenere ciò che voleva: la legittimazione di Castro. L'Urss ritirò i missili ma l'America accettò Fidel a Cuba. Fu un errore simile a quello che Obama commette con Assad in Siria: il disarmo chimico consente al raiss di riavere legittimità».

    NORMAN PODHORETZNORMAN PODHORETZ

    Lei che ruolo aveva nel 1963?
    «Dirigevo "Commentary" che all'epoca era di sinistra, esprimeva le posizioni della "New Left". Attaccavamo Kennedy perché troppo moderato, quasi conservatore».

    John Kennedy - dal corriere.itJohn Kennedy - dal corriere.it

    Cosa gli rimproveravate in particolare?
    «Lo scarso impegno per porre fine al razzismo, per superare la Guerra Fredda e per sconfiggere la povertà interna. Kennedy era l'erede di Truman: un presidente che sui temi economici e della sicurezza oggi sarebbe considerato un repubblicano».

    Come ricorda i rapporti fra Kennedy e Nixon?
    «Kennedy accusava Nixon di essere troppo malleabile con i comunisti. E se teniamo presente quanto avvenne era vero. Kennedy intervenne in Vietnam contro i comunisti, per ostacolare l'Urss e la Cina, mentre Nixon pose fine alla guerra».

    Norman PodhoretzNorman Podhoretz Ronald ReaganRonald Reagan

    Eppure molti storici attribuiscono a Lyndon Johnson l'escalation militare in Vietnam...
    «Non ho mai condiviso tale interpretazione. L'escalation vi sarebbe stata anche se Kennedy non fosse morto. Gran parte dei consiglieri militari di Johnson erano quelli di Kennedy. Johnson non fu più a destra di Kennedy ma l'esatto contrario. A dimostrarlo è ciò che fece sul piano interno: la guerra alla povertà, la creazione di Medicaid e Medicare, l'Affirmative Action a favore dei neri. Fu Johnson a spostare i democratici a sinistra, preparando il terreno alla candidatura di George McGovern che venne poi travolta da Nixon nelle elezioni del 1972».

    NORMAN PODHORETZNORMAN PODHORETZ

    Che opinione aveva Kennedy dei liberal?
    «In privato li disprezzava. In particolare li identificava con Adlai Stevenson, che poi nominò ambasciatore all'Onu».

    Quanto contò il fatto di essere il primo presidente cattolico?
    «Moltissimo. Lui non era religioso ma per l'America fu una svolta epocale. L'essere cattolico rafforzava in lui l'identità di democratico conservatore».

    Come nacque il messaggio della «Nuova Frontiera»?
    «Fu un'invenzione geniale di Kennedy, alla stregua di Camelot. Jacqueline Kennedy ebbe una parte in tutto questo. Assieme decisero di dare un taglio glamour alla Casa Bianca portando attori, star di Hollywood ed artisti alla Casa Bianca. Nulla di ciò era avvenuto durante gli anni di Truman o Eisenhower. Fu una scelta voluta, fatta a tavolino. Non ebbe buoni risultati ma fu importante. Fece la differenza rispetto ai predecessori».

    NORMAN PODHORETZNORMAN PODHORETZ

    Che impatto ebbe l'assassinio di Dallas?
    «É stato un momento che ha segnato l'identità americana. È però curioso notare come i liberal sono riusciti a imporre la convinzione diffusa che è stato organizzato dall'estrema destra mentre in realtà Lee Oswald era un comunista».

    Norman Podhoretz con KissingerNorman Podhoretz con Kissinger

    Lei che idea si è fatto sul movente di Oswald?
    «Ciò che sappiamo è che Oswald agì da solo ma è anche vero che aveva vissuto in Urss e prima dell'omicidio a Dallas si era recato in Messico dove incontrò dei diplomatici cubani. Non possiamo escludere che Fidel Castro abbia voluto vendicarsi contro Kennedy per i molti complotti che gli attribuiva».

    Perché continuano a proliferare le teorie cospirative?
    «É ancora oggi difficile immaginare che un simile attentato possa essere stato realizzato da un solo uomo».

     

     

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