Estratto dell'articolo di Giusi Fasano, Mara Rodella per il “Corriere della Sera”
ANTONELLA COLOSSI
Antonella Colossi è confusa. Imprecisa. Riluttante. Salvo che per la descrizione di quel momento, il peggiore di tutti, e cioè la condanna all’ergastolo. Il suo riassunto ha più o meno queste parole: «Il giorno della sentenza siamo andati a vedere su Internet.
Quando abbiamo letto della condanna Giacomo ha avuto un momento di mancamento, di grande confusione. Era molto scosso, non sembrava più lui. Anch’io ero scossa. Ho cercato di farlo ragionare, di farlo tornare. Ma non c’è stato niente da fare e così ci siamo separati».
Lei lo racconta ai carabinieri e ai magistrati che ieri l’hanno sentita come testimone. Più di quattro ore per tracciare il disegno di un uomo disperato e accreditare la tesi che la fuga non fosse pianificata ma che è nata dal terrore del carcere a vita. E poi tanti «non ricordo», «non so», «non saprei dire». Pause lunghe e gran disordine nella memoria dei tempi e dei luoghi.
È tornata, Antonella Colossi. E non si può nemmeno dire che sia tornata dalla latitanza perché lei accompagnava il latitante, Giacomo Bozzoli, il condannato all’ergastolo per aver ucciso suo zio Mario a ottobre del 2015. Lei e il loro bambino che fra due giorni compie nove anni.
giacomo bozzoli
In viaggio tutti e tre per tredici giorni: otto accanto a Giacomo ancora non condannato e gli altri accanto a lui diventato definitivamente ergastolano e latitante ricercato in tutto il mondo. Antonella e il piccolo sono arrivati ieri alla stazione Centrale di Milano.
Lei ha chiamato suo padre Daniele a Chiari, il paese vicino Brescia dove vive, e lui ha avvisato i carabinieri. Quindi da ieri fine della fuga a tre con la Maserati Levante di lui. Giacomo Bozzoli adesso è solo.
«Mi sono ritrovata sul treno e non so nemmeno come. Dopo la sentenza ho avuto uno choc e ho perso la memoria», ha detto lei a verbale molto provata e al limite della lucidità mentale. «Ci siamo mossi il 23, eravamo tutti e tre assieme sulla macchina». Che fossero volute o no, certo erano molto confuse anche le risposte sui suoi spostamenti dopo il 1 luglio, il giorno della sentenza di Cassazione. «Non so dire come sono arrivata a prendere il treno, mi sono ritrovata direttamente in stazione a Milano». Parla di un passaggio in auto di cui non sa specificare nulla: «Forse in Francia, in Costa Azzurra». Il suo uomo ancora in fuga?
giacomo bozzoli
«Non so cosa abbia fatto da quando ci siamo separati, non so che intenzioni avesse». Il piano di fuga? «Non era una fuga, eravamo partiti per una vacanza programmata, per far stare il bimbo sereno in vista della sentenza. Siamo passati dalla Francia, da Cannes, e poi siamo andati a Marbella, in Spagna».
Insomma: poche risposte compiute e nessuna utile a sciogliere i nodi del giallo. Dove sta andando Giacomo Bozzoli? Era davvero lui l’uomo che risulta aver dato la sua carta di identità nell’hotel di Marbella prenotato dal 20 al 30 giugno? In quell’hotel in realtà ci sono arrivati il 24, e adesso gli investigatori italiani e spagnoli — che ipotizzano anche possibili depistaggi — stanno verificando le immagini della hall per capire se, appunto, accanto ad Antonella Colossi e al bimbo ci fosse davvero Giacomo. [...]
giacomo bozzoli
Gli inquirenti datano l’inizio della fuga all’alba del 23 giugno, un dettaglio (uno dei pochi) che ha confermato anche lei ieri nel suo racconto. Lui era senza telefonino, non è chiaro se lei ne avesse uno. C’è la certezza che la Maserati di Giacomo Bozzoli fosse a Soiano del Lago, il paese dov’è residente, il pomeriggio del 22: l’auto è ripresa da una telecamera alle 17.47. [...]
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