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    QUESTA SERA L'ITALIA SI GIOCA L'ASSALTO AL SECONDO TITOLO EUROPEO, 53 ANNI DOPO QUELLO DI VALCAREGGI, CONTRO L’INGHILTERRA CHE NON VINCE DA 55 ANNI E CONTERÀ SULLA SPINTA EMOTIVA DELLA SUA GENTE – NOI PIÙ TECNICI, I BIANCHI DELLA REGINA PIÙ AGGRESSIVI: IL GIOCO DELLE DUE SQUADRE A CONFRONTO - IL CT DELLA NAZIONALE: “AI RAGAZZI HO DETTO: DIVERTIAMOCI ANCORA UNA VOLTA. IN AZZURRO HO GIOCATO IN SQUADRE FORTISSIME, MA NON HO VINTO NIENTE. ORA HO L'OCCASIONE DI RIFARMI” - SCONCERTI: “DICE UNA COSA GIUSTA MANCINI QUANDO RICORDA CHE NON ABBIAMO ANCORA VINTO NIENTE, CHE NON POSSIAMO ACCONTENTARCI DI ESSERE IN FINALE. SI VINCE QUANDO SI VINCE, PERDERE UNA FINALE È UN BUON MODO DI PERDERE, MA RESTA UNA SCONFITTA…”


     
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    1. ITALIA, CORAGGIO DA LEONI

    Alessandro Bocci per il “Corriere della Sera”

     

    ITALIA INGHILTERRA ITALIA INGHILTERRA

    La storia è qui, dentro il tempio di Wembley, da violare per la terza volta di fila, la più difficile e intrigante. Ci aspetta l'Inghilterra che non vince da 55 anni e conterà sulla spinta emotiva della sua gente. Un fiume di tifosi che occuperà gli ampi viali verso lo stadio del destino sin dal primo pomeriggio e lo farà senza mascherine protettive e senza pensare alle conseguenze della variante Delta.

    meme italia spagna 25 meme italia spagna 25

     

    È più di una finale, la decima per noi tra Mondiali e Europei. Tre anni dopo il tormento, ecco l'estasi. L'Italia sprofondata con Ventura, si è rialzata grazie alle idee del visionario Mancini, alla compattezza di un gruppo senza stelle ma pieno di generosa determinazione. Una squadra dalla doppia anima, scintillante come nelle suadenti notti romane e capace di esaltarsi nella sofferenza come è capitato nei due precedenti londinesi, con l'Austria negli ottavi e con la Spagna in semifinale. Non abbiamo mai mollato un centimetro. Non siamo stati in svantaggio neppure per un minuto e abbiamo sempre vinto.

     

    esultanza italiana per la finale di euro 2020 esultanza italiana per la finale di euro 2020

    Eppure l'assalto al secondo titolo europeo, 53 anni dopo quello di Valcareggi, un po' ci spaventa per la compattezza dei nostri rivali, per il tifo ostile e perché una finale è sempre una finale, impossibile prevederne l'umore. L'Italia è più tecnica, i Bianchi della Regina più aggressivi. Una squadra più adatta alle nostre caratteristiche di quanto non lo fosse la Spagna. Però gli inglesi non sono più sprovveduti tatticamente: occupano bene il campo, sanno leggere le partite e si accendono all'improvviso grazie all'uragano Kane e alle serpentine di Sterling. Noi abbiamo il portiere migliore (Donnarumma), siamo superiori a centrocampo grazie a Jorginho-Verratti-Barella e speriamo con gli assalti improvvisi dei centrocampisti e degli esterni di compensare la scarsa prolificità dell'attacco.

     

    ROBERTO MANCINI ROBERTO MANCINI

    È in notti così che ritroviamo il piacere di stare insieme, che ci sentiamo più italiani, che ci abbracciamo anche se non dovremmo farlo e siamo pronti a riempire le piazze e neppure questo dovremmo fare. Roberto Mancini cerca di allentare la pressione e carica l'evento con un tweet, che è un invito all'unità: «Siamo una squadra che ha avuto il coraggio di divertirsi. Ora manca l'ultimo passo. Facciamolo ancora una volta tutti insieme». Così gli azzurri non sentiranno il tuono dei sessantamila di Wembley. Per l'ironia del tabellone giochiamo in casa, ma non c'è trasferta più dura di questa.

     

    prima pagina mirror football prima pagina mirror football

     L'Italia però non cerca alibi e azzera le polemiche. È la sua cifra stilistica. «Speriamo di ascoltare i nostri tifosi alla fine...», si concede Mancio. «Dobbiamo essere tranquilli e concentrati sul nostro gioco. Ai ragazzi ho detto: divertiamoci ancora una volta, è l'ultima occasione per farlo». Succederà davanti al presidente Mattarella, davanti ai quasi ottomila italiani d'Oltremanica e a una sterminata platea di telespettatori. «L'Inghilterra fisicamente è più forte, ma il calcio per fortuna si gioca palla a terra. E a volte vincono i più piccoli». Il c.t. non mette limiti: «È uno dei momenti più importanti della mia carriera. In azzurro ho giocato in squadre fortissime, l'Under 21 e la Nazionale, ma non ho vinto niente. Ora ho l'occasione di rifarmi».

     

    the national mette in copertina mancini the national mette in copertina mancini

     Accanto a lui c'è il capitano Chiellini, confermato insieme agli altri dieci che hanno cominciato con la Spagna. Dall'alto della sua quasi ventennale esperienza ricorda che partite così «potrebbero non ricapitare nella vita di un giocatore. Bisogna sdrammatizzarla e seguire le indicazioni del nostro grande chef Mancini. È un momento magico, serviranno cuore caldo e testa fredda. Serviranno soprattutto spensieratezza e un pizzico di follia». Basta parole, adesso si gioca. Siamo a un centimetro dalla storia.

     

    2. MAI ACCONTENTARSI, LA LEZIONE DI UNA NAZIONALE CHE NON VUOLE NASCONDERSI

    Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”

    sconcerti mancini sconcerti mancini

    Dice una cosa giusta Mancini quando ricorda che non abbiamo ancora vinto niente, che non possiamo accontentarci di essere in finale. È la sua vera differenza, cercare di vedere un calcio sincero. Si vince quando si vince, perdere una finale è un buon modo di perdere, ma resta una sconfitta. È come darsi per traguardo il quarto posto in campionato, la Champions. Ormai è il nostro destino in un calcio che vogliamo facile, un'occasione per festeggiare sempre qualcosa , mentre vincere è selettivo. Vince chi arriva primo, gli altri sono epigoni, hanno le carte buone per riprovarci, ma oggi hanno perso.

    roberto mancini roberto mancini

     

    Già vediamo però dai ritiri che nessuno dice di avere tutto per vincere il campionato. Nemmeno l'Inter, che con una sottigliezza semantica dice di dover «difendere» lo scudetto. Gli altri parlano tutti di entrare in Champions, l'obiettivo ideale per chi vuole soldi a basso rischio. Significa stringere la corsa, non avere un vincitore ma quattro. Una piccola vigliaccheria che fa costruire squadre incomplete per vincere non la posta ma un premio di consolazione. Oggi il calcio non è più risultato chiaro, è confutazione da chat, poter aver tutti qualcosa da risponderci al di là del risultato. Cioè una contraddizione in termini.

     

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    Mancini dice no, non basta essere secondi. Ditelo a Berrettini adesso che sarebbe bello arrivare secondi a Wimbledon. Dobbiamo soffrire per vincere e accettare la grande delusione se non vinciamo. Correrci dentro. Lo sport è un sentimento forte, non un accettare molto social di mezze misure. Una scusa per uno struscio nazionale, comunque vada. Comunque vada per niente, siamo a Wembley per vincere, pensiamo di meritarcelo. La gente faccia quel che vuole, il buon senso anche, ma il grande sport non è democratico, è solo differenza. Sì o no. Il resto è palestra, sport per tutti, cioè movimento comune, non differenza.

     

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    Deve rimanere e luccicare la differenza del campione. Sennò, per amore di democrazia, i miei disegni valgono quelli di Burri o le mie parole quelle di Ungaretti e non è così, non sarà mai così. Non si può scambiare la realtà per una notte magica. Prepariamoci dunque a poter perdere perché perdere è l'unica variante della vittoria. Non ce ne son altre. C'è stato un tempo in cui ai secondi abbiamo tirato pomodori, oggi è l'opposto, dobbiamo sapere che perdere non sarebbe una festa. Non conta chi siamo, conta come copriremo quello che non sappiamo ancora essere.

     

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    Non come difenderci dagli inglesi ma come andare oltre Maguire e Stones che non hanno preso ancora un gol su azione. Non quanto è bravo Chiesa in due azioni a partita, ma perché non riesca a farne più di due, perché è l'oltre che ci serve. Perché Immobile si debba rassegnare a un europeo scarpone, perché Insigne non prenda in mano la sua diversità su Foden, Mount, Grealish e la faccia definitivamente pesare. Non basta chi siamo, conta quello che non siamo ancora stati. Si vince crescendo, altrimenti ci si mette in mano al caso o a un arbitro, la nostra vera copertura di sempre.

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