Luigi Ippolito per "www.corriere.it"
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I morti per il coronavirus in Gran Bretagna potrebbero essere già più di 40 mila, oltre il doppio della cifra ufficiale comunicata dal governo. È la conclusione cui è giunto il Financial Times, che ha condotto uno studio basato sui dati pubblicati martedì 21 aprile dall’Ufficio Nazionale di Statistica, secondo il quale il numero fornito dalle autorità – di 17.337 decessi – deve essere incrementato del 40 per cento, perché bisogna tener conto delle persone morte in casa o nelle residenze per anziani, che non vengono incluse nei bollettini governativi.
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Dunque secondo l’Ufficio di Statistica saremmo già a circa 24 mila decessi, un dato “italiano”: ma il Financial Times sostiene che anche questa stima è in realtà troppo prudente, perché se si esamina il dato complessivo delle «morti in eccesso» rispetto alla media stagionale si può ipotizzare che la cifra reale di vittime del coronavirus sia invece di 41 mila.
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I dati mostrano che nella settimana del 10 aprile erano state registrate in Inghilterra e Galles oltre 18 mila morti in totale, con un aumento del 75 per cento sulla media degli ultimi 5 anni (e un trend simile appare anche in Scozia e Irlanda del Nord). Il Ft ha estrapolato questi dati confrontandoli con i decessi in ospedale e, assumendo una correlazione stabile, è arrivato alla conclusione agghiacciante - ma definita ancora «prudente» - di 41 mila vittime da Covid. Va comunque precisato che si tratta di proiezioni statistiche, non di dati reali certificati.
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L’unica consolazione è che il picco sembra essere stato raggiunto già l’8 aprile e da allora i numeri indicano una lenta discesa. Non ancora abbastanza, tuttavia, per indurre il governo di Londra ad allentare il lockdown: la Gran Bretagna è stato l’ultimo Paese a imporre le chiusure e ora potrebbe essere l’ultimo a uscirne.
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Il governo di Boris Johnson intanto punta tutte le sue energie – e la sua strategia comunicativa – sulla ricerca di un vaccino. Domani, giovedì 23 aprile, cominceranno i primi test sull’uomo, all’Università di Oxford, e il governo ha annunciato un finanziamento di 20 milioni di sterline per questa ricerca, più altri 22,5 milioni per una ricerca parallela condotta all’Imperial College.
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Anche qui però la Gran Bretagna è in ritardo, perché negli Stati Uniti e in Cina i test sull’uomo sono partiti già 4 settimane fa. Il rischio per il governo è di non riuscire a tener fede alle sue promesse, dopo che già ha fallito l’obiettivo sbandierato di 100 mila tamponi al giorno: e già si parla del ministro della Sanità, Matt Hancock, come del capro espiatorio da sacrificare all’opinione pubblica.
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