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    QUI TORINO, ABBIAMO UN PROBLEMA! UN RICOVERO SU QUATTRO AVVIENE IN PIEMONTE. MANCANO POSTI LETTO E PERSONALE. RICHIAMATI I PRIMI MEDICI IN PENSIONE. SI CERCHERÀ DI ATTINGERE ALLE GRADUATORIE DEGLI INFERMIERI DI ALTRE REGIONI. TENSIONI TRA LE ASL E LA REGIONE CHE SI RACCOMANDA: "OSPEDALIZZARE SOLO SE È NECESSARIO". I PRONTO SOCCORSO RISCHIANO DI TRASFORMARSI IN FOCOLAI DI CONTAGIO...


     
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    Alessandro Mondo per “la Stampa”

     

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    Il Piemonte adesso è davvero un caso, l'osservato speciale di un'Italia che guarda con preoccupazione i numeri del Covid esplodere. Ieri di 991 pazienti ricoverati negli ospedali di tutto il Paese, 248 si annidavano in Piemonte. Più di uno su quattro. Un'escalation che va avanti da giorni, sempre più preoccupante: più 209% di ricoveri dal 19 ottobre contro una media nazionale del 169%.

     

    Nel dettaglio, sempre con riferimento alla giornata di ieri: 14 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall'Unità di Crisi regionale, di cui 2 verificatisi in giornata; 1.625 nuovi contagi; + 8 i ricoverati in terapia in intensiva, + 247 quelli non in terapia intensiva. Scarseggiano i posti letto: a Torino si raschia il barile, tra Villa Pia Hospital, Gradenigo, Cottolengo, Oftalmico, Rsa Botticelli e Piccola Mole (svuotate degli anziani e riconvertite), l'Asl metterà in campo ulteriori 450 posti. Scarseggia il personale: le Asl piemontesi sono state autorizzare a impiegare nei reparti Covid medici di discipline non strettamente attinenti.

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    L'Unità di crisi ha richiamato i primi medici in pensione. Si cercherà di attingere alle graduatorie degli infermieri di altre Regioni. Qualcuno pensa a richiamare da Cuba la "Brigada" di medici che nella Fase uno dell'epidemia diede ottima prova di sé presso il Covid Hospital allora allestito alle Ogr. Insomma: si torna a un film già visto. Anche così, l'esplosione dei ricoveri sembra mettere a dura prova le soluzioni, vecchie e nuove, che ci si inventa per bloccare la cavalcata del virus.

     

    giuseppe conte bacia chiara appendino e alberto cirio sta a guardare giuseppe conte bacia chiara appendino e alberto cirio sta a guardare

    Emblematico, da questo punto di vista, il richiamo della Regione alle aziende sanitarie e ai pronto soccorso all'appropriatezza dei ricoveri: solo se veramente necessari, i pazienti con sintomi lievi vanno curati a domicilio. Faro puntato sui medici di base, sospettati di dirottare i loro pazienti sui pronto soccorso e sugli ospedali (anche questo un dejà vu della Fase uno).

     

    Prime tensioni tra la Regione e le stesse Asl, questa volta restie a riprogrammare le attività ordinarie per fare spazio a nuovi reparti Covid negli ospedali. Un sistema sanitario complessivamente in affanno: «Alle ore 10 dei giorni dal 19 al 25 ottobre erano presenti nei pronto soccorso della Regione circa un migliaio di pazienti, Covid e no-Covid, di cui circa un terzo in attesa di ricovero per non disponibilità di posti letto nei reparti - si legge nell'ultimo focus della Protezione civile -. Il sovraffollamento, con promiscuità tra pazienti infetti e non infetti, oltre a compromettere l'efficacia e l'efficienza delle azioni di cura, rischia di trasformare i pronto soccorso in focolai di contagio».

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    Un sistema sanitario che oltretutto deve fare i conti anche con l'afflusso dei malati No-Covid. Perché? A questo giro pesa l'assenza di un vero lockdown. Pesa, probabilmente, l'urgenza di visite troppo a lungo rimandate. E forse la stanchezza della popolazione verso le costrizioni imposte di un virus che tutto pervade: anche questa volta.-

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