Marco Simoni* per “il Messaggero”
*Luiss Business School
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Il Recovery Fund potrebbe essere oggi per Roma quello che fu la preparazione del Giubileo del 2000 negli anni 90. Ma quale è oggi l'idea, il progetto e la visione per la città? In vista del Giubileo la città degli anni '90 (...) (...) fu spinta a rialzarsi da un decennio opaco per mettersi all'altezza del suo ruolo in un mondo allora pieno di speranza. Oggi il contesto è profondamente diverso, dobbiamo tutti rialzarci da una crisi mai immaginata. Dall'Europa è arrivata una risposta robusta e coraggiosa.
Ma la città continua ad essere senza bussola e, se continua così, è destinata a mancare completamente l'appuntamento. Ho letto il documento si trova online anche se bisogna cercare un po' presentato dalla giunta capitolina al governo per accedere ai fondi europei.
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Non è un piano, non è una visione, è una lunga lista dei desideri. Si chiedono 25 miliardi per 159 progetti diversi che spaziano dalla creazione di un rating delle piccole e medie imprese, alla formazione innovativa in nuove professioni (sic), alla funivia Clodio-Monte Mario-Ponte della Musica. Non è purtroppo uno scherzo, il Comune di Roma chiede all'Europa i soldi, tra le altre cose, per la famosa funivia.
Ma il Recovery Fund, o meglio il Next Generation EU non può essere ridotto a una burla su Internet, ma un fondamentale snodo della storia Europea, in cui lo sforzo finanziario collettivo deve corrispondere a una presa di responsabilità piena dei territori e delle città, che devono almeno provare ad essere all'altezza. E' un momento che definisce una intera generazione.
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Lo diceva benissimo Alessandro Campi ieri su questo giornale. La rinascita di Roma passa per una nuova stagione di crescita economica che non arriva dalla sommatoria di tante voci di spesa slegate le une dalle altre, ma dalla nascita di nuove realtà, autenticamente innovative; dalla crescita e sviluppo di nuovi settori. Roma ha tante vocazioni, vere, serie, profonde. Non bisogna inventarsi idee strampalate, bisogna pensare programmi pluriennali, di dimensione e ambizioni adeguate, e poi eseguirli.
A Roma hanno sede università di qualità globale, imprese infrastrutturali che lavorano in tutto il mondo, le principali aziende energetiche d'Italia che sono anche tra le principali del mondo, settori avanzatissimi dell'areo-spazio e della farmaceutica sono a Roma o in territori limitrofi: la lista potrebbe continuare.
E' tempo che le politiche urbanistiche, i piani di trasporti e viabilità, le politiche regolatorie e di incentivi, operino in maniera coordinata per favorire e rafforzare queste vocazioni esistenti. Non serve uno stato dirigista o un comune spendaccione, ma serve una regia e una vera definizione delle priorità, costruita a partire dalle competenze presenti in città. A Milano nasce il tecnopolo nell'area Expo; a Napoli il moderno centro tecnologico di San Giovanni a Teduccio con imprese del calibro di Apple, Cisco e Ferrovie dello Stato.
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A Roma bisogna ambire allora a veder crescere non un solo polo, ma tre o quattro centri di gravità urbana che con strumenti finanziari e organizzativi nuovi puntino a favorire le vocazioni esistenti, perché possano cogliere tutte le loro potenzialità costruendo sulle forze già presenti.
A Roma potrebbe nascere il principale parco tecnologico sui temi della sostenibilità climatica e ambientale, facendo diventare la città un laboratorio della trasformazione green, dal ciclo dei rifiuti alla decarbonizzazione.
Esistono già i piani di una cittadella delle arti e della musica. Su un tema contiguo: Netflix ha aperto una sede a Roma, ma cosa sta facendo la città per coadiuvare la mai sopita industria di produzione di Roma e per rafforzare il suo legame con i grandi circuiti globali, per diventarne una riconosciuta centralità.
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Sono solo esempi e sicuramente a chi legge ne saranno venuti in mente altri. Il punto è non pensare più a cosa succede tra sei mesi, ma concentrare gli sforzi (e le risorse del Recovery Fund) per la Roma che sarà tra dieci anni. Questa, in fondo, era la lezione della Roma che si preparava al Giubileo.
MAXI PIANO DI ROMA PER IL RECOVERY FUND, C'È LA METRO D
Andrea Marini per “il Sole 24 Ore”
Un piano da 25 miliardi, fatto di 159 schede di intervento per altrettanti progetti. Dentro c'è di tutto: dal prolungamento delle linee della metro A, B, B1 fino al completamento (e prolungamento) della linea C. Ma soprattutto la costruzione ex novo della nuova linea D, vecchio progetto già sognato dal sindaco Walter Veltroni e che ora la sindaca di Roma Virginia Raggi conta di presentare come fiore all'occhiello in vista della sua ricandidatura alle amministrative della primavera dell'anno prossimo.
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Ma il progetto che ha elaborato la giunta di Roma Capitale per ottenere le risorse del Recovery Fund assume le caratteristiche di un vero e proprio megapiano che punta a realizzare molti sogni che ha in mente da anni la sindaca. Basti pensare alla funivia urbana che dovrebbe passare da piazzale Clodio-Monte Mario-Ponte della Musica.
Un progetto, anche questo della funivia urbana, che già in passato è stato accarezzato da tutte le amministrazioni da Veltroni in poi, e che Raggi ha fatto proprio. Ma nel piano ci sono risorse che puntano a risolvere problemi storici della Capitale: l'edilizia residenziale pubblica, la riqualificazione energetica di scuole ed edilizia residenziale pubblica, il recupero dello Stadio Flaminio e così via.
Il progetto della metro D, nel complesso 2,8 miliardi, punta a dotare Roma in sette anni di una nuova linea in grado di mettere in connessione i popolosi quartieri della periferia Nord Est della Capitale con lo storico quartiere Eur, sede di molti uffici e ministeri. Il tutto passando nel centro storico a Piazza di Spagna e a Piazza Venezia.
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Altri due miliardi saranno messi per completare l'attuale linea C, che al momento porta i passeggeri a San Giovanni (mentre si è scavato fino a Fori imperiali). Le risorse serviranno per arrivare a completare il tracciato fino a Piazzale Clodio/Mazzini. Mentre 1,7 miliardi puntano al prolungamento fino a Grottarossa, a ridosso del Grande raccordo anulare.
Sembrano ormai lontani anni luce i dubbi che l'allora candidata sindaco Raggi esprimeva nel 2016 sulla fine del prolungamento della linea C. Ma risorse massicce saranno destinate, nei piani della giunta Raggi, anche a risolvere l'emergenza abitativa della Capitale: 2 miliardi andranno alla acquisizione diretta di unità immobiliari da destinare ad alloggi di edilizia residenziale pubblica. Saranno invece 3 i miliardi che andranno alla riqualificazione energetica delle scuole (un altro miliardo è previsto per la riqualificazione dell'edilizia residenziale pubblica).
FUNIVIA CASALOTTI PRIMAVALLE
Per evitare che il piano di Roma capitale resti un libro dei sogni, bisognerà vedere se si realizzerà quel patto trasversale tra tutte le forze politiche che guardano con interesse alla poltrona di sindaco in palio il prossimo anno Roma. Un patto trasversale su fondi, progetti strategici, poteri straordinari senza i quali il prossimo sindaco non riuscirà a garantire il rilancio della Capitale. Una richiesta che si fa strada anche fra le imprese: nel rapporto Centro allegato al Sole 24 Ore oggi in edicola parla il presidente di Ance Roma, Nicolò Rebecchini.
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