Marco Bonarrigo per il Corriere della Sera
GIUSEPPE IPPOLITO
La sua filosofia: «allenarsi fino allo stremo tornando a casa distrutto ma felice per aver dato il massimo. Alimentarsi come un culturista, pensare come un culturista perché il culturismo non è solo sollevare pesi è uno stile di vita che va portato avanti ogni giorno». Giuseppe Ippolito, siracusano, 23 anni lavorava senza tregua in palestra sognando il titolo italiano di body building in palio lo scorso 2 luglio a Roma. Si ritrova invece detentore del più triste primato sportivo nazionale: 14 diversi farmaci proibiti (e quattro loro metaboliti) trovati in un solo controllo antidoping proprio ai campionati nazionali.
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Dalla A di anfetamine alla T di trenbolone, c' è di tutto: steroidi per uso umano e veterinario, diuretici per l' ipertensione, farmaci anti Parkinson, anoressizzanti e psico stimolanti. I suoi campionati italiani Giuseppe li aveva giudicati cosi: «La miglior forma di sempre premiata solamente col quarto posto. Non è da me lamentarmi ma mi permetto di dire che meritavo qualcosina in più». Quel qualcosina - se la controanalisi conformerà - saranno quattro anni di squalifica e un processo penale.
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La «non negatività» di Ippolito è la ventesima in 12 mesi di un body builder italiano. Il diario di Giuseppe Ippolito è simile a quello di centinaia di altri colleghi: una vita votata alla cultura del corpo con l' ossessione di non perdere nemmeno un minuto di lavoro in palestra per non far sfumare la definizione di ogni singola fibra muscolare. Mesi per preparare esibizioni sul palco di un teatro con la pelle coperta di vernice marrone.
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«A 14 anni - scrive Ippolito - raggiunsi lo status di ragazzino obeso e il medico mi disse: se continuerai a mangiare così ti ammalerai presto. Decisi di cambiare vita, m' iscrissi in palestra e iniziai a curare l' alimentazione. Che gioia di tornare a lacerare le fibre muscolari e avvertire quella sensazione di dolore-piacere che rende le mie giornate più belle. Le gare di culturismo si vincono prima di salire sul palco, quando si sta a dieta, si riesce a trovare una soluzione invece di una scusa, quando si ci allena oltre i propri limiti fisici e soprattutto mentali».
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Dietro al body building italiano un meccanismo di tesseramenti e competizioni a dir poco singolare. La disciplina, pur riconosciuta dal Coni, non ha una federazione di riferimento ma è gestita da associazioni che fanno le veci delle federazioni affiliandosi agli enti di promozione sportiva. Le più attive sono «lfbb» (legata all' Asi, l' ex ente di riferimento di Alleanza Nazionale) e la «Wabba», affiliata a quelle Polisportive Giovanili Salesiane che la settimana scorsa si sono viste infliggere quattro anni di squalifica a dieci loro atleti.
Il danno d' immagine non riguarda solo i salesiani. A settembre l' Agenzia Mondiale Antidoping pubblicherà i rapporti statistici 2016 e, grazie al body building, l' Italia ha buone possibilità passare dal secondo al primo gradino del ranking, scalzando la Russia dalla triste leadership di paese con più casi di doping al mondo.