• Dagospia

    LOST AND FUND – IL GOVERNO ITALIANO PER VEDERE UN EURO DAL RECOVERY FUND EUROPEO DOVRÀ ASPETTARE LA PRIMAVERA DEL 2021 (SE VA TUTTO BENE). MA I TEMPI PER AVERE ACCESSO AI 172 MILIARDI DI PRESTITI SARANNO MOLTO PIÙ LUNGHI, PERCHÉ SARANNO CONCESSI SOLTANTO DOPO L’ESAURIMENTO DI TUTTI I SUSSIDI. MENTRE I 36 MILIARDI DEL MES SONO LÌ PRONTI NEL GIRO DI POCHI MESI…


     
    Guarda la fotogallery

     

     

    Marco Bresolin per “la Stampa”

     

    i premier e capi di stato arrivano a bruxelles da soli solo giuseppe conte con rocco casalino i premier e capi di stato arrivano a bruxelles da soli solo giuseppe conte con rocco casalino

    Per vedere i primi sussidi del Recovery Fund, il governo italiano dovrà aspettare almeno fino alla primavera 2021. Ma i tempi per avere accesso ai 172 miliardi di prestiti saranno decisamente più lunghi.

     

    Questo perché nelle pieghe del regolamento Ue c’è un meccanismo che prevede la “consequenzialità”: i prestiti verranno concessi soltanto dopo che si saranno esauriti tutti i sussidi a fondo perduto.

     

    Si tratta di un dettaglio importante che rischia di togliere un argomento a chi sostiene l’inutilità della linea di credito del Mes. Essendo i prestiti del Recovery Fund ugualmente convenienti - questa la tesi - non vale la pena bussare al Fondo salva-Stati.

     

    La differenza però sta nella tempistica: se i fondi del Mes (fino a 36 miliardi di euro per spese sanitarie dirette e indirette) possono essere a disposizione nel giro di pochi mesi, per avere i prestiti concessi dalla Commissione bisognerà prima esaurire tutti i sussidi destinati all’Italia, che saranno distribuiti a rate e in base al rispetto del percorso a tappe concordato con Bruxelles.

     

    CONTE E MERKEL CONTE E MERKEL

    Il sistema è spiegato ai punti 29 e 31 del regolamento sulla “Recovery and Resilience Facility”, il maxi-fondo da 627,5 miliardi (312,5 di sovvenzioni e 360 di prestiti) che assegnerà risorse ai Paesi in base ai loro piani di riforme.

     

    Secondo le stime del governo, l’Italia dovrebbe ottenere da questo strumento 127 miliardi di prestiti e 63,75 miliardi di sussidi (i restanti 17 miliardi di sussidi arriveranno da altri programmi Ue).

     

    Ovviamente il regolamento non è stato ancora approvato in via definitiva, ma diverse fonti europee e italiane confermano che questo aspetto non cambierà rispetto alla versione proposta dalla Commissione in quanto non è stato modificato dal Consiglio europeo.

    URSULA VON DER LEYEN E MARK RUTTE URSULA VON DER LEYEN E MARK RUTTE

     

    Nel regolamento scritto dalla Commissione si legge che i Paesi potranno comunque avanzare la richiesta dei prestiti già in occasione della presentazione del piano nazionale di riforme, vale a dire in autunno.

     

    Ma i prestiti saranno erogati soltanto per finanziare «un costo del piano superiore rispetto al massimo contributo assegnabile tramite i sussidi».

     

    In sostanza, spiegano fonti Ue, «serviranno a finanziare riforme e investimenti supplementari». Il meccanismo di consequenzialità è spiegato al punto 31 del regolamento: «Il sostegno aggiuntivo che viene erogato attraverso prestiti deve essere legato a tappe e obiettivi aggiuntivi rispetto a quelli pertinenti per i sussidi». Anche il prestito «dovrebbe essere pagato a rate a fronte del raggiungimento dei risultati». Tutte le risorse del Recovery (sussidi e prestiti) dovranno essere impegnate entro il 2023 per essere materialmente spese entro il 2026. Altrimenti si perderanno i fondi.

     

    Il parlamento si impunta

    VERTICE EUROPEO CONTE MERKEL MACRON SANCHEZ VON DER LEYEN VERTICE EUROPEO CONTE MERKEL MACRON SANCHEZ VON DER LEYEN

     

    Durante la fase di approvazione e di monitoraggio dei programmi nazionali, la proposta di Von der Leyen aveva previsto soltanto l’intervento della Commissione. Ma l’intesa raggiunta al vertice Ue ha assegnato un ruolo anche al Consiglio.

     

    Ora però pure il Parlamento europeo punta i piedi e chiede di essere coinvolto nel processo di governance, sia nella fase preliminare, sia per «verificare che i soldi siano ben spesi».

     

    La richiesta è contenuta nella risoluzione di maggioranza che sarà approvata oggi, insieme ad altre condizioni: almeno due risorse proprie nel 2021, vincoli più severi per lo Stato di diritto e un ripristino delle risorse tagliate ai programmi Ue. Altrimenti - questa è la minaccia - l’eurocamera non approverà il bilancio Ue da 1.074 miliardi.

    angela merkel e giuseppe conte by osho angela merkel e giuseppe conte by osho VERTICE UE CONTE RUTTE MERKEL MICHEL MACRON VERTICE UE CONTE RUTTE MERKEL MICHEL MACRON

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport