Alessandro De Angelis per Huffingtonpost.it
renzi referendum costituzionale
Le situazione meteo, alla data del 27 novembre dello scorso anno, è ben raffigurata dalla foto che apre un sito dedicato alle previsioni (clicca qui): mezza Italia sotto la neve, addirittura in Abruzzo c’è un lupo in mezzo a una coltre bianca.
Il 27 novembre di quest’anno è la data che Matteo Renzi, in cuor suo, avrebbe deciso per celebrare il referendum sulle riforme, come scrive Fabio Martini sulla Stampa, in un articolo ben documentato e non smentito. Fonti autorevoli confermano che “se non è il 27 è il 20 novembre, ma a questo punto è chiaro che si sceglierà tra le ultime due domeniche di novembre”.
RENZI MATTARELLA 9
L’una o l’altra, sempre di urne sotto la neve si tratta per quella che il premier considera la battaglia della vita. Una scelta che certo ha a che fare con la necessità di più tempo per la campagna elettorale e con la necessità di raddrizzare il tiro rispetto all’impostazione inziale, quando la linea era “o così o lascio la politica” e la data indicata era il 2 ottobre.
Ma c’è anche dell’altro nella data che qualunque metereologo sconsiglierebbe, e che magari impatta sull’affluenza nelle zone appenniniche. Ed è una motivazione tutta politica. Anzi una doppia motivazione politica. La prima va incontro a una preoccupazione del capo dello Stato, quella cioè di approvare in un ramo del Parlamento la legge di Stabilità, prima di celebrare il referendum. E, appunto, la legge di stabilità verrà licenziata dalla Camera (dove entra il 15 ottobre) il 15 novembre.
AULA MONTECITORIO
La seconda (di motivazione politica) riguarda la strategia del premier. Che, con le urne sotto la neve, si tiene aperta in caso di vittoria del No la possibilità di andare al voto politico anticipato.
Altro che governo tecnico o governo di scopo. Più fonti convergono sullo stesso ragionamento: “Se si vota il 2 ottobre, la data pensata inizialmente, la legge di stabilità non è neanche presentata in una Camera. Dunque se vince il no, il premier si dimette ed è necessario fare un governo ‘per’ la legge di stabilità. Un governo che nasce dall’emergenza e, come accade in Italia, arriva alla fine della legislatura. Se si vota il 20 o 27 novembre invece…”.
PADOAN RENZI
Invece accade che il boccino dell’iniziativa resta nelle mani di Renzi. Il quale, di fronte alla vittoria del no ma una con una legge di stabilità approvata in un ramo, ha più possibilità:
1) può dire: bene, prendo atto che è stato bocciata la riforma, dunque le ragioni della legislatura si sono esaurite, e allora mi dimetto e da dimissionario chiedo alla mia maggioranza di approvare la legge di stabilità nell’altro ramo e poi si vota (un governo dimissionario può approvare la legge di stabilità in un ramo del Parlamento);
2) può dire: bene, prendo atto che è stato bocciata la riforma, dunque le ragioni della legislatura si sono esaurite, e allora chiedo alla mia maggioranza di approvare la legge di stabilità nell’altro ramo e poi, il minuto dopo mi dimetto e anche in quel caso si vota, anche con due leggi elettorali diverse (Italicum Camera e Consultellum Senato).
MARIO MONTI AL MEETING DI RIMINI
In ogni caso, è chiaro che tutta la manovra serve a depotenziare il tema di un “governo di scopo” attorno a cui in molti – nel Pd – si sono attivati, immaginando un futuro senza Renzi. Perché il primo alleato di un governo di scopo è “l’emergenza”, “la necessità”, “il rischio default o spread” (Do you remember Mr Monti?).
franco marini
Non certo solo la necessità di fare una legge elettorale. Sostiene più di un costituzionalista di fede renziana: “In uno scenario del genere Renzi, approvata la legge di stabilità, si dimette e alle consultazioni può anche dire: facciamo un tentativo come quello che Napolitano fece con l’allora presidente del Senato Marini, nel 2008, ma franerebbe subito e comunque dipenderebbe tutto ancora da lui, farlo nascere o metterlo di traverso”.
pietro grasso senato
Insomma, la neve e gli esperti suggerimenti del Colle copriranno e fanno scomparire tante cose, come le fantasie estive dei governi di scopo per archiviare Renzi che eccitano tanta parte del Pd.