Antonella Mollica per il corriere.it
Reinhard Falkenberg
Era appena arrivato a Forte dei Marmi con un pullman di pensionati della Germania per una vacanza fuori stagione sulla riviera versiliese. Nessuno poteva immaginare che dietro quel tedesco di 76 anni dall’aria così mite potesse nascondersi un criminale nazista.
Reinhard Doring Falkenberg, 76 anni, residente a Gronau, nella Renania settentrionale, non si nascondeva. Pensava probabilmente di esser sfuggito per sempre alla giustizia che gli stava dando la caccia da sedici anni. Viaggiava con il suo documento di identità che ha regolarmente consegnato alla reception dell’hotel al suo arrivo in Italia.
Parenti delle vittime della Colonia Dignidad
L’allarme è scattato qualche giorno fa quando al commissariato di polizia di Forte dei Marmi hanno inserito nel terminale le schede degli alloggiati nelle strutture turistiche: quell’uomo risultava ricercato in Cile. Così i poliziotti si sono presentati in albergo e dopo aver accertato che non si trattasse di un caso di omonimia, come talvolta accade, hanno fatto scattare il fermo.
Adesso il caso passerà alla Corte d’Appello di Firenze che dovrà decidere sull’estradizione richiesta dal Cile. Il ministro della Giustizia Marta Cartabia ha chiesto ai giudici di Firenze di non scarcerare Doring Falkenberg.
Colonia Dignidad
Bisogna andare indietro di settantacinque anni per ricostruire la storia del tedesco fermato in Toscana. Bisogna tornare alla fine della seconda guerra mondiale quando un gran numero di nazisti fece perdere le tracce, spostandosi in America latina.
Negli anni Sessanta il caporale delle Ss Paul Schafer fuggì in Cile con trecento gerarchi tedeschi che diedero vita a Colonia Dignidad, un borgo-lager sulle Ande, circa 350 chilometri a sud di Santiago del Cile, oggi diventato Villa Baviera, un villaggio turistico e una grossa azienda agricola. A Colonia Dignidad, per un certo periodo, si nascose anche Josef Mengele, il medico delle atroci sperimentazioni ad Auschwitz su cavie umane mentre durante il regime di Pinochet si trasformò in un centro di detenzione per gli oppositori cileni che venivano arrestati e poi fatti sparire.
Parenti delle vittime della Colonia Dignidad 2
Quella vallata di 15 mila ettari divenne il regno di Schafer: una sorta di comunità-setta con i contadini che lavoravano senza sosta mentre i bambini venivano violentati e picchiati. «Ci facevano credere che quella fosse l’unica vita possibile — racconteranno anni dopo alcune vittime — che Schafer fosse Dio e che gli abusi fossero previsti dalla Bibbia».
Inseguito da decine di denunce per violenze sessuali, l’ex gerarca fuggì in Argentina dove poi venne arrestato nel 2005. Nello stesso anno, dopo anni nel covo nazista oltreoceano, fuggì dal Cile anche Doring Falkenberg, prima di essere processato per il rapimento di Juan Maino, fotografo italo-cileno militante del Mapu (il movimento di azione popolare unitaria che sosteneva il governo Allende) scomparso nel 1976 a 27 anni.
Colonia Dignidad 3
Maino venne portato via da casa da uno squadrone del dittatore Pinochet e mai più ritrovato. Anni e anni dopo si scoprirà che dentro Colonia Dignidad c’erano i desaparecidos inghiottiti dal regime di Pinochet.
Da anni i familiari delle vittime cilene stanno portando avanti una battaglia sottolineando una corresponsabilità della Germania in quella vicenda. Nonostante le condanne arrivate anni fa ai protagonisti degli abusi sui bambini cileni negli anni Novanta non sono mai stati versati i risarcimenti. «Per azione o omissione Cile e Germania sono responsabili della tragedia della violazione dei diritti umani», hanno sempre ripetuto da anni i parenti delle vittime.
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