Carlo Bertini per "la Stampa"
Berlusconi Renzi
Il piano dei centristi è racchiuso in tre step e l'obiettivo è duplice: conquistare un peso decisivo nell'elezione del capo dello Stato e strappare a Forza Italia la leadership del centro moderato. Con una nuova formazione, che otterrebbe slancio da una legge elettorale proporzionale.
Truppe pronte alla pugna Le truppe sono già state contate: quasi un centinaio di grandi elettori, che farebbero la differenza dalla quarta votazione in poi. Un gruppo di potenziali franchi tiratori in grado di azzoppare chiunque. Per marcare il loro peso politico, saranno portati a puntare le loro fiches non tanto su Mario Draghi (che se lo decidesse ce la farebbe da solo in un fiato e nessuno potrebbe intestarsi la sua elezione). Ma su altri candidati, con identikit corrispondenti a quello di Pierferdinando Casini, non a caso silente come non mai. Ma non solo lui. Le donne sono in pole position. Tre step per lanciare il Centro
Berlusconi incontra Renzi, Patto Nazareno del 2014
Ecco i tre step del piano: un cappotto subito da Salvini e Meloni alle comunali, farebbe esplodere la crisi della Lega mettendo in moto spinte centrifughe. Secondo step, alle presidenziali unire le forze: ai 35 parlamentari di Coraggio Italia, sommare i 40 di Renzi, 4-5 di +Europa e altri dei sottogruppi del Misto. Per arrivare a 90-100 grandi elettori con un accordo su un candidato. Terzo step: se la Lega perdesse voti, «sarebbe portata ad accettare il proporzionale, se no la Meloni li ammazza nei collegi», spiega un neo democristiano.
matteo renzi presenta il suo libro a viareggio e imita berlusconi
Contatti Di Maio-Giorgetti Uno dei king maker di tutta l'operazione sarebbe Matteo Renzi, che non a caso ha frenato su Draghi al Colle, dicendo che si deciderà tutto nell'ultima settimana e che Draghi è «un grandissimo presidente e può far tutto, anche ai vertici delle istituzioni europee». Ieri si sono aperti due squarci su questo piano: il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro ha riferito di aver parlato con Renzi: «Stiamo costruendo un'alternativa, ho incontrato anche Conte, ma non prepariamo un funerale politico a Berlusconi», dice il presidente di Coraggio Italia. Un altro avviso ai naviganti arriva da Osvaldo Napoli, ex Dc e gran tessitore, insieme a Toti uno dei registi dell'operazione Coraggio Italia, che avrebbe potuto coinvolgere anche Mara Carfagna e forse la Gelmini. Tanto per dire fin dove arrivano le sirene centriste. Napoli in sostanza dice che «le scosse telluriche nella Lega si propagheranno dentro Forza Italia e Fratelli d'Italia».
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E che nella Lega è in corso «una battaglia sulla strategia: per decidere se deve rimanere sovranista, o se va abbandonata a favore di una scelta europeista. In una parola, se farne un partito di centro, sull'esempio della Cdu o della Csu bavarese, quindi un grande sindacato territoriale». Si vede che Napoli parla con cognizione di causa, quando prevede «un rassemblement centrista con la Lega di Giorgetti, Zaia, Fedriga, Garavaglia e altri moderati». Ed è chiaro che parla anche a nome di Toti quando invita i luogotenenti di Salvini «a scendere da cavallo e cominciare ad animare e motivare le truppe». C'è dunque qualcun altro, insieme a Enrico Letta, che punta tutte le sue fiches su una vittoria schiacciante del Pd e dei suoi candidati alle amministrative: i centristi. Nei corridoi dei palazzi, da settimane si vocifera di colloqui tra Di Maio e Giorgetti, oltre a Renzi e Toti, viene citato Calenda per un soggetto che raggruppi vari esponenti non classificabili a destra o sinistra. E anche nel Pd ci sono orecchie sensibili al tema...
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