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    PARISI SI È SCELTO IL SUO LOCULO NEL CIMITERO DEI DELFINI - RENATO FARINA: ‘SENZA INCARICO, SENZA POLTRONA E SENZA VOLER TORNARE AL LAVORO, L’ULTIMO SILURATO DA BERLUSCONI FONDA L’ENNESIMA MOLECOLA INCAZZOSA DEL CENTRODESTRA’ - GIORGIA MELONI CHIEDE PRIMARIE IL 5 MARZO


     
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    1. PARISI ROMPE CON FORZA ITALIA «ECCO IL MIO MOVIMENTO» MELONI: PRIMARIE IL 5 MARZO

    Marco Cremonesi per il ‘’Corriere della Sera

     

    stefano parisi stefano parisi

    Non sarà «un partitino, ma qualcosa di molto più ambizioso». Stefano Parisi lancia il proprio movimento, distinto da Forza Italia. Dopo la presa di distanza da parte di Silvio Berlusconi dice di «non sentirsi tradito perché non eravamo fidanzati». E di «non essere stato licenziato perché non ero mai stato assunto». Però, prende la sua strada. Mentre in serata, Giorgia Meloni lancia la sua proposta: «Il prossimo 5 marzo organizziamo le prime elezioni primarie del centrodestra».

     

    Parisi ha rotto gli indugi. Ha infatti annunciato che il suo movimento «Energie per l' Italia» è qui per rimanere. E «portare un' offerta di rinnovamento, di idee e di modo con cui si parla con le persone».

    Parlare di liste elettorali, sia pure soltanto per le amministrative di primavera, «è prematuro».

     

    MATTEO SALVINI E STEFANO PARISI MATTEO SALVINI E STEFANO PARISI

    L' ex direttore generale di Confindustria parte dalla considerazione che «c' è un grande popolo liberale e popolare che ha perso la fiducia nell' offerta del centrodestra. Serve un rinnovamento delle idee e delle persone». Quanto a Forza Italia, «deve decidere che cosa è, perché così non va avanti. Non è tempo di politiche medie, graduali... ». Mentre «Energie per l' Italia» «non è un movimento moderato ma radicale».

     

    L' idea sembra essere quella di attendere il dopo referendum, l' orizzonte è dichiaratamente il centrodestra. Ma il nodo con il blocco populista resta tutto. Parisi è convinto che «se la politica è soltanto un accordo per vincere le elezioni, siamo finiti. Il giorno dopo, non si governerebbe».

     

    Il messaggio è per la Lega: «Se qualcuno non dice "ho cambiato idea"», per esempio sull' Europa, è «difficile che il centrodestra ritrovi la sua unità». Con il rischio che «se non sappiamo offrire un' alternativa tra Renzi e Grillo, tra otto mesi avremo Grillo a Palazzo Chigi». Soprattutto se vincesse il Sì:«Rischiamo che qualcuno si ecciti e ci porti a votare con l' Italicum».

     

    BERLUSCONI E STEFANO PARISI BERLUSCONI E STEFANO PARISI

    Le reazioni non sono positive. I primi strali arrivano dalla Lega. Inizia Roberto Maroni: «Non è una scelta vincente, non c' è bisogno di nuovi partiti». Prosegue Matteo Salvini: «C' è chi si autoproclama capo popolo senza avere il popolo».

     

    In Forza Italia, Maurizio Gasparri ironizza via Twitter: «Parisi fonda un suo movimento. Libero di farlo. Alcuni di Forza Italia continueranno a organizzargli riunioni?».

    Commenta le dichiarazioni del suo ex avversario anche il sindaco di Milano Beppe Sala: «Gli faccio gli auguri. Ma è chiaro che se non riuscirà a trovare una sintesi con la politica credo che sarà un percorso molto difficile».

     

    Giorgia Meloni, a Genova per il No con Giovanni Toti, lancia la sua idea di primarie per il 5 marzo. Quelle che a Silvio Berlusconi ( e anche a Parisi) non sono piaciute. La leader di Fratelli d' Italia ribadisce che in caso di vittoria, si deve andare al voto: «Non servono governi per fare la legge elettorale. Se Renzi perde, due settimane per fare una legge elettorale mentre il premier fa gli scatoloni, e si torna a votare».

    stefano parisi stefano parisi

     

     

    2. «QUASI QUASI FACCIO UN PARTITO»

    Renato Farina per ‘Libero Quotidiano

     

    Stefano Parisi ha scelto anche lui il suo loculo nel cimitero dei delfini. È una sindrome inesorabile. Appena l' intelligente creatura marina comincia a guizzare allegramente, Silvio Berlusconi, aizzato dalla ciurma invidiosa, la fiocina.

     

    E invece di curarsi le ferite, pazientare, e poi vendicarsi - come il Revenant-DiCaprio passato sotto le unghie di un grizzly -, il delfino scuoiato dal Capo si seppellisce in un partitino nuovo. Una nuova molecola incazzosa. Si chiama "Energie per l' Italia". Un bel nome, ricorda le bollette della corrente. «Pronto, sono di Energie per l' Italia, vorrei proporle...» «No grazie, sono già a posto con l' Enel». Ma sì, scherziamoci su, che pena però.

     

    Che destino, quello dei viceré di Silvio. Il mausoleo di Arcore, con la sua stupefacente serie di lapidi, meriterebbe una Spoon River apposita. Sono tantissimi, ma c' è ancora posto: non pare che Il Cavalier Ugolino, neppure dopo gli ottanta, intenda rinunciare al piacere del fiero pasto. Ad altre gioie per forza di cose sì, ma ad addentare la nuca dei prescelti mai.

     

    matteo salvini giorgia meloni matteo salvini giorgia meloni

    Il primo fu Casini. Berlusconi gli propose di fare il segretario di Forza Italia. Era il 1994... E via uno. Ed ecco l' Udc. Lasciamo perdere i minori. Siamo a Fini. Come si chiamava il suo partitino? Italia e qualcosa. Quindi Tremonti, che però è restato nei paraggi di Silvio: nessuno ricorda la sua formazione bastevole appena per la sua (meritata) rielezione. Il delfino principal della Banda d' Arcore è stato di certo Alfano. Quindi Verdini e la sua Ala. Poi Fitto e i suoi Conservatori e riformisti. Non dimentichiamo Bondi, ma a lui, che è un poeta, e non ha fatto nessun partitino con cui distrarsi, riserviamo il ruolo di Edgar Lee Master: scrivere i necrologi del Delfinarium.

     

    Non doveva andare in questa maniera, e viene da disperarsi. Sappiamo per esperienza di questi ventidue anni, che l' unico modo per vincere - se si è di centrodestra - è l' essere uniti.

     

    Non per ideali, non esageriamo, ma almeno per interessi, che spesso coincidono. Occorre per questo smussare ambizioni e amor proprio, sopportare, ma non c' è alternativa allo stare insieme. Impossibile la fusione, ovvio.

    MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI

    Da queste parti non comuniste ci sono moderati e agitati, cattolici e socialisti, nazionalisti e secessionisti.

     

    Ma un patto è necessario. E pure un leader: capace di dare credibilità e forza a una sintesi, individuando la meta, e conseguentemente l' avversario.

    Spiace per il Parisi defenestrato. Non un Napoleone, ma neanche un Monsieur Travet. Spiace soprattutto per la gente che ci legge. Ci avevamo creduto, e non avevamo nascosto simpatia. Il candidato sindaco di Milano quasi vincente aveva tutto per togliersi il quasi. Berlusconi è stato udito da più testimoni dire di lui: «È il nuovo Berlusconi». Diffidare dal troppo amore. Va così da queste parti anticomuniste a parole e autoimmuni nella realtà. Parisi - se Berlusconi avesse voluto tenere al guinzaglio dinosauri e botoli - poteva ridare lena e fascino a Forza Italia, che è e sarà sempre cosa diversa dalla Lega e dagli eredi di Alleanza nazionale.

     

    Era in grado di farne la formazione trainante e brillante di una federazione, coalizione, rassemblément, chiamiamola anche carovana, alleanza, joint-venture; insomma rinsaldare quell' area che un tempo si chiamava Casa delle libertà, rinfrescando il clima e richiamando i fuggitivi, persino i delfini che furono. Niente da fare. La lotta per comandare è spietata. Ma se va avanti così, con questa liquefazione di uomini, donne e idee, il prescelto rischia di comandare sulla poltiglia.

    angelino alfano pierferdinando casini angelino alfano pierferdinando casini

     

    Vedremo dopo il 4 dicembre. È bene non escludere nulla, trattandosi di Berlusconi. Come il Dio del 5 Maggio manzoniano, «che atterra e suscita, che affanna e che consola», potrebbe anche riportare in auge Parisi.

     

    Per ora non lo ha ancora sacrificato sull' altare. Per ora lo ha, come Abramo con Isacco, condotto sul Monte Oreb, si sta accingendo a eliminarlo, magari però arriva l' angelo a fermarlo, e a Silvio non mancano risorse di fantasia e di grana per ingaggiarne uno. E lo farà. Se non sarà Stefano, chi sarà il delfinabile: Mara (Carfagna) o Annamaria (Bernini) o Mariastella (Gelmini)? Di certo il Cavaliere non vuole lasciare libero campo a Salvini e neppure a Giovanni Toti, altro viceré spedito in colonia. Brunetta ne avrebbe l' intelligenza e la cultura, ma lo frega il carattere «pittoresco» (così lo ha dipinto poco generosamente Berlusconi).

    alfano berlusconi adn x alfano berlusconi adn x

     

    Comunque vada, occorrerà qualcuno che impugni le redini di tutto il centrodestra. Ma non si capisce chi è il concorrente di Forza Italia al ruolo di conducator.

    Gli altri, un duce infatti ce l' hanno. Il cavallo ammette un solo fantino, se si vuol vincere il Grand Prix d' Italie. Lo sa Renzi, lo sa Grillo.

    Da noi vogliono salirci in tre o quattro. Sceglierne uno è più difficile. Ma non uccidiamo il cavallo, anche se è stanco.

     

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