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    “A RENA’ RIDACCE COCHI!” – "ERO PIU’ BRAVO DI CRISTIANO RONALDO" – L’EX GIALLOROSSO RENATO PORTALUPPI, OGGI TECNICO DEL GREMIO, LE SPARA COL CANNONE: "HO AVUTO PIU’ DI 5MILA DONNE. PELE’? PER OGNI SUO GOL, IO HO CONQUISTATO UNA RAGAZZA - LA SERIE A? UN CAMPIONATO RIDICOLO” – A ROMA SE LO RICORDANO SCATENATO PIU' IN DISCOTECA CHE IN CAMPO – QUELLA VOLTA CHE ALLO STABILIMENTO RIO DI FREGENE LO TIRARONO SU UBRIACO, AVVOLTO SOLO IN UN ASCIUGAMANO...


     
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    Davide Stoppini per La Gazzetta dello Sport

     

    renato portaluppi renato portaluppi

    C' è un filo di forte frustrazione e un lieve senso d' imbarazzo ad approcciarsi a Renato Portaluppi. Perché lui l' equilibrio sopra la follia l' ha trovato. E allora viene da chiedersi se dalle nostre parti - Roma, Italia, Serie A, Gialappa' s - in fondo non sia mancato un pezzo del puzzle, composto solo da Fregene e Lamborghini, discoteche e reggiseni. Renato Gaucho: così è in Brasile, è quello che dopo aver vinto la Libertadores, oggi ad Al Ain si gioca la semifinale del Mondiale per club con il Pachuca, inseguendo il bis dopo l' Intercontinentale del 1983.

     

    Dai Parioli a Fregene Eccolo, l' equilibrio. Sotto, e per quanti piani si decida di scendere non sarà mai abbastanza, c' è la «follia» di un personaggio totale, che odia la banalità più o meno quanto detesti l' Italia.

     

    «La Serie A è un campionato ridicolo», risponde a chi gli chiede della Juventus e dell' Inter.

    No, della Roma no, meglio lasciar stare. Ventitré giugno 1988, un giovedì. A Trigoria atterra un elicottero, scende un capellone. «È arrivato un fenomeno, pensammo», ricorda Bruno Conti. Con lui Dino Viola credeva di lanciare l' assalto al suo secondo scudetto. «È il Gullit bianco», disse Liedholm: chissà se sotto sotto il Barone non stesse scherzando con un' iperbole delle sue. Re-nato - gioco di parole utilizzato allora in copertina dal Guerin Sportivo - fu un fallimento a tutto tondo, tranne una notte di Norimberga in Coppa Uefa quando interruppe addirittura il Tg1 per il suo gol qualificazione. In fondo, sarebbe bastato leggere dietro le righe delle sue prime parole italiane: «Più che i difensori, di me dovranno preoccuparsi soprattutto le loro mogli».

    renato portaluppi renato portaluppi

     

    Innamorato della sua Maristela, non era certo con la fedeltà che dimostrava il suo affetto.

    Non c' era giorno a Trigoria che alla sua Lamborghini gialla non s' appoggiasse una qualche fanciulla. Frequentava spesso una discoteca dei Parioli e lo stabilimento Rio di Fregene: lì una volta lo tirarono su ubriaco, avvolto solo in un asciugamano.

     

    Dino Viola per lui investì 2,5 milioni di dollari, lui che giocava con i calzettoni abbassati, «perché così chi mi deve marcare capisce che non ho paura di niente». A Bergamo, nello spogliatoio, fu preso a pugni dai compagni. «A Roma mi ha rovinato Giannini, mi si è messo contro, lui e Massaro non mi passavano mai la palla». Sarà, ma al Flaminio un giorno i tifosi esposero uno striscione: «Renato, ridacce Cochi».

    Chi sa, sa; non studia Ventinove anni dopo il Gaucho dice: «Per ciò che ho fatto al Grêmio, meriterei una statua».

     

    CRISTIANO RONALDO CRISTIANO RONALDO

    E il presidente Romildo Bolzan ha annuito. Prima però deve rinnovargli il contratto: quello attuale scade a fine dicembre, dietro a Renato si agita il Flamengo ma proprio ieri ad Al Ain è arrivato l' agente del tecnico, per trattare. Lui sussurra: «L' ho promesso a mia figlia, un giorno allenerò la Seleçao». Tite è avvisato, il Gaucho è senza freni. Anni fa rivelò: «Ho avuto 5 mila donne». E con Pelé scherzò: «Per ogni tuo gol, io ho conquistato una ragazza». Aggressivo, come il 4-2-3-1 del suo Grêmio. «C' è chi tra gli allenatori il calcio va a studiarlo in Europa, io non ne ho bisogno: chi sa, sa. Chi non sa, studia. Il pallone è come andare in bici: non si scorda mai. Vorrei vedere un giorno Mourinho e Guardiola allenare le squadre che ho guidato io».

     

    Non è cambiato, è sempre lui. «Ronaldo ancora Pallone d' oro? Non ho dubbi, io ero più bravo di lui, avevo maggiore tecnica. Troppo facile nel Real: se avesse giocato nei miei club, senza prendere 4 mesi di stipendio, cosa avrebbe fatto?». Appuntamento a sabato. Prima, però, c' è il Pachuca: «Con tutto il rispetto, siamo qui per vincere - ha detto ieri -. Non cambieremo il nostro modo di giocare». E lui il suo modo d' essere.

     

     

     

     

     

     

    RENATO PORTALUPPI RENATO PORTALUPPI

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