Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
RENZI MATTARELLA
«Abbiamo smontato una bufala e rimosso un alibi aprendo come abbiamo fatto alla modifica della legge elettorale. Così si dimostra che Bersani e soci volevano solo farmi fuori, del merito dell' Italicum a loro non importa nulla». Matteo Renzi fa il punto della situazione con i collaboratori. Il premier è contento per il Sì di Gianni Cuperlo: «Lui, al contrario di altri, si è dimostrato serio, coerente e leale».
Ma soprattutto è soddisfatto perché «la minoranza interna è frantumata: sono rimasti solo Bersani, Speranza e quattro amici». Ma c' è di più. Con questo documento della commissione elettorale, frutto del lavoro dell' infaticabile Lorenzo Guerini e di Ettore Rosato, Renzi è convinto di poter mandare un «messaggio anche all' elettorato moderato di Forza Italia, che capirà che non riformeranno la legge elettorale per conto nostro».
renzi grasso mattarella
La soddisfazione per l' esito della giornata di ieri non fuga però le preoccupazioni per il futuro. Per quello che farà la Corte costituzionale anche in caso di vittoria dei Sì. Perché la sentenza della Consulta sull' Italicum potrebbe mettere in difficoltà Renzi e rendergli impraticabile la strada di una legge elettorale che «garantisca la governabilità». Gli uomini del premier prevedono un braccio di ferro.
C' è però un' altra preoccupazione che offusca la giornata di ieri. Per la prima volta da quando ha cominciato la sua rincorsa referendaria il presidente del Consiglio non esclude la «possibilità di una sconfitta». «Può darsi che perdiamo, ma può darsi che i miei avversari perdano anche questa...», confida il premier ai collaboratori.
renzi mattarella
Non c' è più quella granitica certezza, anche se Renzi non è certo tipo da scoraggiarsi, tant' è vero che è andato anche in Sicilia a fare campagna referendaria, pur sapendo che in quella regione il «Sì è sotto di dieci punti in percentuale».
Lo scenario in caso di vittoria dei No si presenta quanto mai impervio per il presidente del Consiglio. Renzi non ne parla più in pubblico, ma comunque ha chiaro in mente che in caso di sconfitta l'unica strada è quella delle dimissioni. Ma qui giungono le dolenti note. Già, perché il capo dello Stato per evitare l' instabilità ha lasciato intendere che gli ridarebbe l' incarico e lo rinvierebbe alle Camere.
mattarella renzi
E a questo punto che cosa potrebbe fare il premier? Rifiutare un' offerta del genere sarebbe difficile, tanto più che Silvio Berlusconi ha fatto sapere a chi di dovere che in caso di vittoria dei No lui è pronto a dare una sorta di appoggio esterno per riscrivere la legge elettorale. Il che significa che l' idea di mettere in piedi un governo che duri solo il tempo per mandare definitivamente in porto la legge di Bilancio svanisce. Un esecutivo siffatto durerebbe quindi necessariamente mesi e mesi.
Anche perché, realisticamente e assai prosaicamente, c' è da dire che tra marzo e aprile del prossimo anno dovranno essere fatte le nomine degli enti pubblici che entreranno in scadenza giusto in quel periodo. E a Renzi conviene che quell'operazione venga fatta da qualcun altro?
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E ancora, i ministri che ora fanno parte della maggioranza del Partito democratico, ma che renziani non sono, come Dario Franceschini, Andrea Orlando e Maurizio Martina, una volta fuori dal governo continuerebbero ad appoggiare il segretario del Pd o riterrebbero di avere le mani libere? Insomma, le incognite sono diverse: dimettersi è per Renzi un obbligo di coerenza, ma respingere la proposta del Quirinale di tornare alle Camere per chiedere nuovamente la fiducia è impossibile. Il premier, dunque, in caso di vittoria del No si troverebbe in una situazione molto difficile.
È anche per questo che Renzi sta lavorando ventre a terra per conquistare consensi. Raccontano che, proprio a questo scopo, sia intervenuto in prima persona per convincere l' ex sindaco di Milano Pisapia, che ha una grande presa presso una certa sinistra, a esprimersi pubblicamente per il Sì.