matteo renzi
Giovanna Casadio per “La Repubblica”
I fantasmi non scompaiono. Quei 101 “franchi tiratori” dem che impallinarono la corsa di Romano Prodi verso il Colle, in un’epoca che il Pd considerava archiviata, lontana ormai più di un anno — era l’aprile del 2013 — si sono ripresentati ieri nell’aula del Senato sgambettando, con il solito metodo dell’incappucciamento, le riforme di Renzi.
MASSIMO D'ALEMA
Anche se poi il segretario-premier ha ridimensionato, corretto il tiro e gettato la palla nel campo avversario: «Franchi tiratori? Forse più negli altri gruppi, non è un remake dei 101». Ha detto Renzi nella direzione del partito. Ma passano poche ore e, furibondo, il premier si sfoga con i suoi: «Hanno fatto l’agguato D’Alema e company. Qui è la palude: o si scardina il sistema o bastava tenersi Letta. Chi ha aperto a Chiti, chi ha aperto alle preferenze? Vogliono la paralisi, hanno scoperto che o mi fermano ora o non mi fermano più».
Pierluigi Bersani
I dissidenti dem, capitanati da Vannino Chiti, si erano preoccupati subito di autodenunciarsi per evitare confusioni appunto con i 101 di prodiana memoria: «È un voto a viso aperto, avevamo firmato un emendamento dello stesso tenore di quello della Lega che ha mandato sotto il governo». Ma il nervo è talmente dolente per il Pd che il trappolone a Palazzo Madama non era stato neppure consumato e già il responsabile comunicazione del partito, Francesco Nicodemo twittava: «#laricaricadei101
non ci fermerà, è un pessimo remake ma andiamo avanti senza paura».
ENRICO LETTA
Aveva cominciato poco prima Pina Picierno, eurodeputata: «#laricaricadei101...». Aveva rilanciato Davide Faraone. E il sottosegretario Ivan Scalfarotto, convinto che imbrigliare i diritti civili nella navetta bicamerale significhi impantanarli per sempre — tenuto conto che già sono nel pantano —, si indignava: «Non stupisce che l’emendamento padano abbia ricevuto un ampio consenso, per il quale, oltre ai libertari alle vongole dei 5Stelle e di Sel, sono stati determinanti i soliti coraggiosi franchi tiratori, quelli di cui abbiamo già fatto in precedenza triste conoscenza».
Massimo Mucchetti CORRADINO MINEO
In termini numerici, a cambiare le carte in tavola della riforma assegnando al nuovo Senato anche la competenze su unioni civili, testamento biologico, sui temi “eticamente sensibili”, sarebbero stati 40-50 franchi tiratori. Nei capannelli dopo la botta, il senatore dem Francesco Russo si informa con Ncd su quante defezioni ci fossero state nelle loro file. Per riceverne l’indicazione che l’agguato era stato soprattutto forzista. Si fa a scaricabarile. «Non ci sono analogie con i 101 — spiega Russo — La maggioranza è composta da tanti rivoli ed è normale che le tensioni si scarichino sul voto segreto». Più che altro le bordate di Renzi hanno inasprito gli animi: si mormora tra le file dem.
Vannini Chiti Sandra Zampa
Pier Luigi Bersani, che dei 101 fu l’altra vittima perché si dimise subito dopo da segretario del Pd, twitta: «Spiacevole davvero il voto al Senato. Ma sui 101 andiamo cauti. Lì l’esperto sono io». Ironie difficili da fare, perché — come sottolinea Renzi — «resta l’amaro in bocca». Anche se Sandra Zampa, portavoce di Prodi, vice presidente del Pd, avverte che «si fa un favore a chi vuole svuotare quella vicenda», se si evocano i 101 a ogni pie’ sospinto. Non ci stanno i dissidenti. «I 101 erano altri», reagisce Massimo Mucchetti. «La ricarica dei 101? Non ha senso», s’inalbera Corradino Mineo. E Renzi riconosce a Chiti la coerenza. Chiti e gli altri 13 rivendicano la loro battaglia. Di certo c’è però che se il voto fosse stato palese, sarebbe andata in un altro modo. Vecchi vizi sempre attuali.
PINA PICIERNO Ivan Scalfarotto