MICHELE ANZALDI
DAGONOTA - Renzi prima di mollare Gentiloni ha già mollato i renziani di rito romano e gentiloniano: da qualche giorno il suo portavoce non è più Michele Anzaldi (la cui fidanzata, Flaminia Lais, è la portavoce di Er Moviola), Ermete Realacci è stato fatto fuori dalla direzione e Lorenza Bonaccorsi, responsabile cultura nella precedente segreteria Renzi, non è stata riconfermata. Da parte sua, Gentiloni ha arruolato Rizzo Nervo come vice segretario generale di Palazzo Chigi, proprio per arginare la zarina Boschi.
RENZI VEDE GENTILONI: ‘COSÌ NON SI VA AVANTI’
Marco Conti per ‘Il Messaggero’
lorenza bonaccorsi
CAMPO DALL'ORTO GIUSEPPE FIORELLO RIZZO NERVO 06
«Siamo pronti a discutere di una legge maggioritaria con premio di coalizione. Anche Berlusconi ci sta». Quando arriva la telefonata dell'alto esponente di Ap che propone l'ennesimo accordo elettorale, a Matteo Renzi viene un moto di stizza. L'unico, assicurano, di una giornata trascorsa al Nazareno e iniziata guardando la diretta della Camera. Lo scivolone sull'emendamento del Trentino il segretario del Pd non se l'aspettava. Soprattutto perché proposto da Forza Italia e votato dal M5S.
RIZZO NERVO
«Una combinazione perfetta», la considerano al Nazareno, che lascia «le impronte digitali» di chi ha fatto fallire il sistema tedesco. «I grillini pagheranno presto il prezzo dei loro voltafaccia», sostiene Matteo Richetti, portavoce del Pd. Ora Renzi sta fermo e, dopo varie telefonate con il Quirinale e una con Berlusconi, aspetta che altre forze politiche costruiscano una proposta fattibile anche sotto il profilo dei numeri. Altrimenti c'è il Consultellum.
gentiloni e renzi
«Possibile che con te non si riesce mai a chiudere un accordo?» raccontano abbia detto il Cavaliere a Renzi nel tentativo di recuperare l'intesa sul sistema tedesco. Ma per il segretario del Pd al tavolo o ci si torna tutti o nessuno, grillini compresi, e l'idea di abbassare la soglia del 5% per recuperare i voti di Ap e Mdp non lo affascina.
LINEA
«Possiamo arrivare al 2018», rassicura l'ex premier ai suoi «ma noi sulla legge elettorale abbiamo già dato» sostiene riferendosi al prezzo pagato nel tentativo di arrivare ad una legge elettorale. Un elenco nel quale Renzi mette le sortite di Napolitano, di Prodi, di Veltroni e di tutto quel mondo vicino al Nazareno che si è espresso contro il sistema tedesco temendo soprattutto le elezioni anticipate. Ieri sera Renzi - unico leader a non commentare ufficialmente la fine dell'accordo a quattro - ha incontrato Gentiloni e con lui ha affrontato i problemi relativi al dopo.
renzi mattarella gentiloni
La linea proposta da Sergio Mattarella di ripartire dal testo finito nuovamente in commissione, viene sposata dal Cavaliere, ma per il Pd «non ci sono i margini, visto il comportamento del M5S». Con il presidente del Consiglio l'intesa resta totale e insieme i due hanno convenuto di attendere ancora qualche giorno per vedere se e come le forze politiche e istituzionali pensano di evitare la palude Resta il fatto che Renzi considera la legislatura finita già dal 4 dicembre e i suoi più stretti collaboratori non considerano necessario - a differenza del Quirinale - nemmeno il decreto per armonizzare i due sistemi perché «la Corte ha dichiarato auto-applicative le due sentenze».
FLAMINIA LAIS, MOGLIE DI ANZALDI, CON GENTILONI
Le differenze di vedute tra Colle e Nazareno sono evidenti e non solo sulla possibile ripresa del testo affossato ieri. Renzi pensa di aver fatto tutto ciò che era possibile per cercare un'intesa e i suoi sono convinti che «ora o a marzo toccherà al Quirinale lavorare per trovare come uscire dalla legislatura» con una legge elettorale, sia pur sistemata solo con un decreto, che - visto il far west in Parlamento - «rischia di non passare nemmeno a maggio 2018».
Esplicito e anche duro è Michele Anzaldi, parlamentare del Pd e portavoce del segretario fino a pochi giorni fa: «Se il Quirinale ci teneva tanto si poteva muovere prima. Magari dicendo che questa non era la legge di Renzi ma che serviva al Paese. Invece abbiamo preso una valanga di insulti e abbiamo dovuto anche sentire l'elogio dei franchi tiratori».
ermete realacci
OTTANTA
Ora che non c'è una nuova legge elettorale che avrebbe «pacificato il Paese» grazie all'accordo a quattro, il timore renziano di una paralisi del Parlamento è forte. Gli scontri di questi giorni del Pd con i centristi di Ap e gli scissionisti del Pd sono destinati a pesare sul resto della legislatura e rendono complicata non tanto l'approvazione della manovrina - che al Senato dovrebbe passare la prossima settimana - quanto della legge di Bilancio che si inizierà a discutere il 3 settembre.
Malgrado più dell'ottanta per cento dei parlamentari desideri ardentemente arrivare fin in fondo alla legislatura ed è pronto a votare la qualsiasi, il rischio dell'incidente è grande. A Renzi interessa soprattutto che la manovra di ottobre sia in linea con le precedenti. Ovvero niente aumento dell'Iva e avvio dell'operazione di riduzione delle tasse.
Schauble Padoan
Un compito tutt'altro che facile per Paolo Gentiloni e Pier Carlo Padoan anche se a Bruxelles e a Berlino in questo momento sono molto interessati a non creare problemi ai governi dei Paesi, come l'Italia, che devono vedersela con forze populiste ed euroscettiche. Per cercare di capire fino a che punto l'Italia può spingersi, Gentiloni lunedì prossimo volerà a Berlino dalla Cancelliera Angela Merkel e, sempre nella capitale tedesca, incontrerà il presidente della Bce Mario Draghi.
La prossima settimana toccherà quindi al presidente del Consiglio, insieme al presidente della Repubblica, valutare se esistano o meno gli spazi per far proseguire la legislatura tenendo conto dello scoglio della legge di Bilancio che il Pd potrebbe non condividere qualora non rispettasse i paletti posti dal suo segretario. Un braccio di ferro a tre, palazzo Chigi, Quirinale, Nazareno con quest'ultimo che teme di dover mettere la firma su una legge di Stabilità dura in stile 2012 quando il governo Monti la fece approvare e Bersani non vinse poi le elezioni dell'anno seguente.