Da “repubblica.it”
jean claude juncker
A due settimane dall'approvazione della Legge di Stabilità, che nelle intenzioni del governo decreterà la fine delle tasse sulla prima casa, Bruxelles torna a premere perché l'Italia rinunci a questa scelta e punti sulla riduzione delle tasse sul lavoro. Il rapporto che analizza le riforme fiscali dei vari Paesi, a firma della Commissione europea, sottolinea che il sistema fiscale negli Stati membri "tende a basarsi fortemente sulla tassazione del lavoro che può deprimere sia l'offerta che la domanda di lavoro". Pertanto è giustificato, secondo l'esecutivo europeo, concentrare l'attenzione "sui modi appropriati per spostare il carico fiscale dal lavoro e ad altri tipi di tassazione che sono meno dannose alla crescita e all'occupazione come i consumi, la proprietà e le tasse ambientali".
renzi tsipras rutte juncker all eurogruppo
Molti stati, tra cui l'Italia, indica la Commissione, "appaiono avere sia una necessità potenziale di ridurre il carico relativamente alto della tassazione sul lavoro sia lo spazio potenziale per aumentare le imposte meno discorsive". Gli altri stati sono Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Lettonia, Ungheria, Austria, Portogallo, Romania, in minore misura Germania, Estonia, Croazia, Lituania, Olanda, Finlandia e Svezia.
matteo renzi pier carlo padoan
Nel rapporto, gli economisti Ue indicano che in Italia come in Belgio, Bulgaria, Estonia, Francia, Croazia, Malta e Regno Unito, sono già state ridotte le tasse sul lavoro con misure mirate a particolari gruppi di lavoratori, inclusi quelli a basso reddito e ai lavoratori con figli. Nel merito per l'Italia viene segnalato il credito fiscale permanente per i bassi redditi, la piena deduzione dei costi del lavoro dall'Irap (tassa regionale sulla produzione) e i tre anni di sgravio per le imprese che assumono con contratti permanente. Inoltre il regime fiscale semplificato per i lavoratori autonomi e l'introduzione della cartella delle tasse precompilata accessibile online a 20 milioni di contribuenti.
La Commissione europea ritorna con particolare forza sul tema dello spostamento delle tassazione sulla proprietà della casa perché considera una delle vie per aumentare le entrate senza effetti collaterali negativi sulla crescita economica (non tenendo in considerazione l'estensione della proprietà della casa nei vari stati membri che può determinare impatti diversi sulle scelte di consumo e di risparmio).
tasse
Tuttavia, gli economisti di Bruxelles riconoscono che si tratta di una scelta fiscale "che attualmente genera solo una proporzione relativamente piccola del totale delle entrate fiscali" per cui aumentare l'imposizione sulla proprietà immobiliare nelle sue varie forme "potrebbe essere una strategia potenziale per governi che devono consolidare le finanze pubbliche, devono finanziare lo spostamento del carico fiscale dal lavoro o ridurre le tasse sulle transazioni sulle proprietà, che sono più discorsive". Peraltro c'è anche spazio per interventi sul trattamento fiscale di favore degli interessi sui prestiti ipotecati, "una politica che può incoraggiare l'indebitamento delle famiglie e un investimento eccessivo nel settore immobiliare".
case e catasto
Oltre alla tematica della casa, nel rapporto, si nota di nuovo come l'Italia, con alcuni altri paesi, ha “un gap sull’Iva significativamente più alto della media Ue”, con bassi livelli di introiti e di rispetto delle norme amministrative. C'è "particolare margine di manovra per migliorare l'efficienza del sistema Iva limitando l'uso di tassi ridotti e di esenzioni non obbligatorie". Quel filone che sembrava potesse entrare nella spending review, insieme alla revisione delle tax expenditure, che pare momentaneamente accantonato.