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    LE CAZZATE DEL CAZZARO - MATTEO RENZI PROMETTE MIRACOLI SULLE TASSE E SULLE PENSIONI, MA DIETRO I SOLITI ANNUNCI C’E’ POCHISSIMO ARROSTO. IL TAGLIO DELL’IRPEF PORTEREBBE 10 EURO AL MESE IN PIU’ IN BUSTA PAGA. E ANCHE SUL CUNEO FISCALE TANTO FUMO


     
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    Gian Maria De Francesco per “il Giornale

     

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    Taglio dell' Irpef, taglio del cuneo fiscale, flessibilità del pensionamento. Quanti progetti sono nell' agenda del presidente del Consiglio, Matteo Renzi! Trascurando l' innata tendenza a trasformare tutte le sue affermazioni in una vana autopromozione e ammettendo che tali proposte diverranno efficaci, si può già affermare qualcosa: dietro questo fumo probabilmente ci sarà poco arrosto.

     

    Basta partire dalla sortita mediatica del #matteorisponde di mercoledì sera. «Dobbiamo dare una mano al ceto medio e alle famiglie, stiamo discutendo come, se attraverso le aliquote Irpef o un sistema fiscale diverso: è un' assoluta priorità», ha detto precisando che «stiamo lavorando alla versione 2.0 della voluntary disclosure e con quei soldi potremo dare una mano».

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    Il provvedimento è in rampa di lancio, sebbene in fase di limatura, e assomiglierà molto alla sua prima versione (sanzioni ridotte ma tasse pagate per intero sulle attività detenute all' estero) consentendo di «coprire» anche il 2015-2016. Il potenziale incasso sarebbe attualmente stimato in 1-2 miliardi, la metà circa dei 3,5 miliardi recuperati l' anno scorso.

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    Volendo essere proprio generosi con Matteo e ipotizzando introiti paragonabili a quelli del 2015, il taglio Irpef che ne seguirebbe sarebbe modesto perché già tagliando di un punto percentuale le aliquote intermedie Irpef del 27 e del 38% si volatizzerebbero 3 miliardi traducendosi in sconti da un centinaio di euro per la maggior parte dei contribuenti. Insomma, al netto dell' effetto sorpresa, i vantaggi sarebbero 10 euro al mese in più in busta paga.

     

    Lo stesso discorso vale per l' anticipo pensionistico o Ape, secondo l' acronimo inventato dal premier. «È previsto che sia fino a tre anni e sarà poi ripetuto in modo da lasciare spazio alla classe di età successiva», ha spiegato di recente il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.

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    In buona sostanza, se l' anno prossimo potranno pensionarsi in anticipo i nati tra il 1951 e 1953, nel 2018 potranno uscire dall' attività lavorativa quelli delle classi '52-'54 e così via. Il costo massimo per lo Stato è di un miliardo all' anno ed è rappresentato dal pagamento degli interessi sul prestito pensionistico che banche e assicurazioni dovrebbero concedere a chi sceglie di ritirarsi prima. La riforma Fornero, che tanto piace all' Europa, verrebbe solo un po' intaccata e il bilancio pubblico non avrebbe scossoni.

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    Un palliativo e non certo una soluzione definitiva per consentire una libera scelta.

    D' altronde, questo governo è abituato alle fughe in avanti e alle retromarce. «Valuteremo in sede di legge di Stabilità l' ipotesi di anticipare al 2017 un taglio strutturale del cuneo in modo da rendere meno costoso il lavoro a tempo indeterminato», ha sottolineato ieri Poletti sancendo il flop del bonus per i neo assunti nella versione light del 2016 (-77% di nuovi posti quest' anno). Un taglio strutturale sarebbe anche una risposta giusta anche se non si sa come sarà articolata.

     

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    Matteo Renzi, però, è già oltre a inventare qualcosa di nuovo ma anche d' antico. Come la sua ultima dichiarazione. «Non consideriamo l' Italia come uno studente e gli altri sono insegnanti», ha detto incontrando il collega olandese Mark Rutte. «Qui non siamo a scuola, siamo convinti della qualità di questo cambiamento», ha aggiunto elogiando le proprie riforme. Sul debito pubblico, che interessa l' Europa, ha preferito sorvolare. Il ragazzo è fatto così.

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