Emilio Pucci per il Messaggero
BERLUSCONI BIBERON RENZI
«Basta giocare su più tavoli, così si danneggia, il partito, il rischio è che si spacchi definitivamente». Non c' è bisogno di una posizione congiunta come quella presa sul no ad un governo con M5s (espressa in un articolo sul Foglio di qualche giorno fa) ma gli stessi Zingaretti, Martina e Minniti non hanno affatto gradito l' intenzione di Renzi di allacciare un dialogo con gli uomini di Berlusconi, con l' obiettivo di guardare in prospettiva anche al centrodestra. «E' come mettere un dito nell' occhio del Pd», si sfoga un big dem.
nicola zingaretti
Ormai nel Pd aumenta ogni giorno di più il malessere nei confronti dell' operazione che sta portando avanti l' ex premier.
Proprio nel momento in cui il tentativo è di ricostruire un campo di centrosinistra. Il senatore di Scandicci da settimane ha cambiato prospettiva: si tiene lontano dal congresso, ha spiegato più volte di non voler dare alibi a nessuno, punta solo ad attaccare i giallo-verdi, vorrebbe creare anche in Parlamento una rete anti-sovranista. Ma è pure Minniti ad essere scettico sulle mosse dell' ex presidente del Consiglio.
Il timore, spiegano i suoi, è che in questo modo si alimenti la confusione, che in un momento così delicato l' attenzione dei mass media e soprattutto degli elettori si concentri sul destino di un' unica persona e non su quello di una comunità.
marco minniti
LE POSIZIONI «Stiamo cercando di portare il Pd fuori dalle secche, se Renzi continua a promuovere voci su cose nuove, magari anche con FI, le conseguenze saranno nefaste per tutti», sottolinea un altro parlamentare che sostiene l' ex ministro dell' Interno. Pubblicamente ormai l' argomento Renzi è tabù.
L' ex segretario è ritenuto un «fantasma» che aleggia sui lavori congressuali. «Sbagliato poter concepire il Pd come una bad company», il refrain che ripete Zingaretti che di Renzi non parla. Il governatore della regione Lazio è convinto alla fine di spuntarla, di riuscire a raggiungere l' asticella del 51% quando la gara si restringerà. L' istituto Noto gli assegna il 39% dei consensi (Minniti al 32%, Martina al 29%), la tesi dei suoi sostenitori è che l' ex responsabile del Viminale risentirà sempre di più della discesa in campo di Martina, si annulleranno a vicenda».
renzi berlusconi
L' ex ministro dell' Agricoltura torna a rilanciare il ruolo della squadra: «Non so immaginare una sfida come questa fuori da una dimensione plurale», dice. Mentre i fedelissimi di Minniti respingono la tesi che Renzi stia minacciando una scissione per trattare su ruoli o incarichi. Il ragionamento però è che il modello a cui guarda Renzi, ovvero Macron, è in caduta libera e che stia «sparando con cartucce a salve». Se lavora per un altro partito è chiaro che non intende rafforzare il Pd, anzi tifa affinché nessuno raggiunga il 51%, il ragionamento che accomuna i tre candidati che si contenderanno la guida del Nazareno.
martina richetti
Ma anche i renziani sono in difficoltà. Perche' qualora si concretizzasse il progetto del senatore di Scandicci di costituire una lista prima delle Europee attraverso i comitati civici per la resistenza si troverebbero di fronte a un bivio. Quella renziana si trasformerebbe in una lista amica da affiancare al Pd se vincesse Minniti ma con un successo di Zingaretti si arriverebbe ad una rottura ancor più traumatica.
Considerando il fatto che le primarie potrebbero non bastare (a quel punto la parola spetterebbe all' Assemblea) e che è già alle porte la campagna elettorale per le Europee.
renzi berlusconi MINNITI CON I CAPELLI
Emilio Pucci