teresa bellanova
Senza le braccia degli immigrati nei campi è a rischio la catena alimentare. La ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, lo dice senza giri di parole: “Noi abbiamo bisogno degli immigrati per portare avanti anche il normale funzionamento della catena alimentare”, ha spiegato a Circo Massimo su Radio Capital. “E anche perché questi processi o li regola lo Stato o la mafia – ha aggiunto – E io voglio che sia lo Stato”.
immigrati
Secondo la numero uno dell’Agricoltura, avere una norma che” sbatte fuori le persone è sbagliato” e “averla adesso, in questo momento, è doppiamente sbagliato”. Nel nord, spiega Bellanova, “c’erano tanti lavoratori dell’Est nelle campagna per la raccolta e, nonostante il corridoio verde europeo, non si vogliono spostare. Oggi incontrerò l’ambasciatore romeno per parlarne”.
BRACCIANTI A LAVORO
“Il tempo sta per scadere”, era stato l’allarme lanciato domenica di Confagricoltura. Il presidente Massimiliano Giansanti aveva spiegato che la carenza di manodopera “rischia di compromettere i raccolti”. In una situazione di emergenza, aveva aggiunto, “sarebbe un fatto gravissimo”. Lo strumento migliore, a suo avviso, “è quello più rapido”.
BRACCIANTI A LAVORO
In pochi giorni, aveva concluso, “dobbiamo trovare una soluzione e dare una risposta alle pressanti richieste” degli agricoltori che “non vogliono perdere il risultato del loro lavoro”. Un’idea sul tavolo, come spiegato dalla stessa Bellanova negli scorsi giorni, è quella di un collocamento agricolo d’emergenza a cui potranno iscriversi i lavoratori che ad oggi percepiscono sussidi, quali il Reddito di cittadinanza o la cassa integrazione.
giovani contadini
Mentre le organizzazioni non governative che aderiscono alla campagna Ero straniero hanno chiesto alle ministre dell’Interno e del Lavoro, Luciana Lamorgese e Nunzia Catalfo, di regolarizzazione gli stranieri già in Italia: “Si sono ripetute nei giorni scorsi le richieste da parte di organizzazioni di categoria, sindacati, associazioni per un intervento urgente in agricoltura, data l’impossibilità di raggiungere l’Italia per decine di migliaia di lavoratori stagionali, comunitari e non”, è la premessa delle ong.
protesta agricoltori
“Il rischio è, da un lato, uno stop del settore agricolo e di conseguenza della fornitura di generi alimentari nei negozi e supermercati; dall’altro il ricorso a lavoro sommerso, caporalato e sfruttamento, senza nessuna garanzia a livello lavorativo e sanitario”, scrive la rete che comprende tra gli altri Radicali Italiani, Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, Arci, Asgi, Centro Astalli, Cnca, A Buon Diritto Onlus.
“C’è una misura più efficace che noi promotori della campagna Ero straniero abbiamo chiesto venga presa subito dal governo e che permetterebbe in tempi brevi di non mettere a rischio la raccolta nei campi e la fornitura di generi alimentari”, scrivono.
TERESA BELLANOVA - ILLUSTRAZIONE DI FRANCESCO FEDERIGHI
Ovvero: “Un provvedimento straordinario di regolarizzazione per i cittadini stranieri non comunitari già presenti in Italia, con il rilascio di un permesso di soggiorno a fronte della stipula di un contratto di lavoro nel settore agricolo come in altri settori, a cominciare dai servizi di cura per persone anziane, malate e non autosufficienti, visto che la gran parte delle badanti è impiegata in nero e si tratta per lo più di donne straniere senza documenti”.
RESTITUIAMO LE BRACCIA ALL'AGRICOLTURA. LA TERRA È L'ULTIMA ANCORA DI SALVEZZA
Pietrangelo Buttafuoco per il “Fatto quotidiano”
PIETRANGELO BUTTAFUOCO
Se nasce un bimbo o se muore un padre nulla e niente si ferma in campagna. La frutta, infatti, deve comunque essere colta, le capre - o le mucche - devono essere munte. E le pecore devono trovare un sempre nuovo andirivieni. Gli animali non possono essere messi tra parentesi, non vanno in ferie e non conoscono lockdown alcuno.
GIOVANI E AGRICOLTURA
Nel giorno della fine non serve a niente l' inglese: Coronavirus o meno, il latte reclama il bricco - altrimenti la bestia che lo produce va a morire - e così marcisce la frutta non colta o, ancora peggio, rinsecchisce tra i rami. E davvero era un segno di dannazione, giusto a febbraio, quell' albero prossimo a gemmare ma carico di mandorle scheletrite: vecchie di un anno, ancora abbracciate alle loro scorze e però bucate dai tarli.
GIOVANI E AGRICOLTURA
Un presagio di peste, quel grumo di mandorle morte impiccate tra le gemme vive: nessuno si era curato di fare la battitura in quel campo - questo era successo - e quel po' di Ben di Dio si capovolgeva nella promessa di sventura. Piantare alberi lungo il cammino è da sempre un viatico di salute - anzi, è un saluto - affinché non ci sia mai penuria; i rami che si allungano oltre i perimetri della proprietà non si potano mai, e mai vanno ripiegati all' interno, apposta per nutrire chi passa o chi si ferma per fare la foto al paesaggio: gli Erei, le Madonie e i Nebrodi che s' inghirlandano di ginestre, papaveri e margheritine per accostarsi a Etna, sempre imponente di malia.
GIOVANI E AGRICOLTURA
È la terra di Cerere, madre di Proserpina, quella. La ragazza va e viene dalla bella stagione - e viceversa - alla vallata per vivificare sugli arbusti la linfa di cui si nutre il bisogno della gente. Le spighe sono prossime a maturare e quel mandorlo, oggi - sulla Strada statale 121 - ha già mutato i propri fiori nelle ghiotte e morbide drupe verdi. È il morto che insegna a piangere e il presagio, dunque, è già decifrato: i frutti vivi sullo stesso ramo di quelli stecchiti significano empietà. Ma nulla e niente si ferma.
giovani contadini
In quel punto c' è stata pioggia il 13 dicembre scorso per poi tornare il 25 marzo scorso, troppo poco per fare contento il massaro. Ma quel che si trova, si prende, sempre così ci si regola con le annate. E fare presto - adesso - significa come sempre, e però più di ogni altra volta, mettere mano alla zappa, governare i pascoli, dare dimora al fieno, vento alle spighe e la falce al grano.
GIOVANI E AGRICOLTURA
Non si inverte la regola della ruota. Manco il tempo di chiudere la quarantena e si fa maggio, quindi giugno, ovvero la mietitura. Pare di vederle le ragazze, e i ragazzi con loro - tutti gli studenti che non hanno potuto finire scuola - precipitarsi alla volta dei poderi, in soccorso alle trebbiatrici, e così prendere la maturità al liceo della terra.
Per davvero, la vita dei campi, è tutta un' altra cosa. Può anche essere villeggiatura, la campagna; può perfino diventare una mistica dell' umanesimo ma come la talpa scava per se stessa, tra le zolle intrise del sudore della fronte, mai e poi mai potrà farlo per la storia.
GIOVANI E AGRICOLTURA
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Pare di vederli, tutti loro. Braccia restituite, tutte, all' agricoltura. La mobilitazione della gioventù, da subito, non può che essere contadina. La terra, infatti, è la leva ultima e più inesorabile da cui l' umanità riscatta il proprio destino. L' applicazione immediata della "tecnè" è tutta di episteme agreste. Un diploma di perito agrario, già da subito, serve più di qualunque laurea in scienze della comunicazione. L' eterno andirivieni che resta, infatti, è quello di pane, paste e carne. È appunto ciò che rimane: il resto è scorie.
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