Riccardo Bocca per http://bocca.blogautore.espresso.repubblica.it
ANDREA SCANZI IN FUTBOL
C'è un che di romanticamente amaro, di sconsolatamente inquieto, di profondamente attiguo alla malinconia, nelle presenze televisive di Andrea Scanzi. In apparenza brilla per vanità, per cerone fuori e dentro di sé, per una fame primordiale di esposizione, ma questo è il meno.
Il più è costituito dal conflitto tra la necessità di esistere nella vita degli altri attraverso il video e la difficoltà di consolidare il patto di fiducia col pubblico. Il risultato è constatabile in un programma estivo che si chiama "Futbol" e che La7 trasmette ogni martedì alle 23.
ANDREA SCANZI IN FUTBOL
Dovrebbe essere un laboratorio calcistico in bilico tra il ludico e il cerebrale, uno spazio dove lo sport si affronta in allegria, mentre in sostanza si rivela la distanza esatta tra la categoria del "voglio" e quella del "ma non posso". Tutto trama, nella trasmissione, per comunicare disagio a casa.
A partire da uno studio di bruttezza offensiva, in cui i cardini identificativi sono quattro poltrone riciclate da qualche loft di Cairo e un maxi schermo che dona un'aria post sovietica. Incredibile. Come altrettanto indigeribile, causa anche caldo infame, è la presunzione di utilizzare sempre e comunque il calcio quale espediente d'intrattenimento low cost.
ANDREA SCANZI NEL VIDEO SU FASSINO
"Futbol" non informa, non diverte, non ha bagliori di originalità, non seduce neanche quando in campo scende un'intervista faccia a faccia (a Gianni Rivera, nella prima puntata): solo galleggia, tra un argomento consunto e l'altro, tra un'opinione e l'altra degli ospiti - lo scrittore Michele Dalai, il giornalista Luigi Garlando, l'ex allenatore Corrado Orrico e il consigliere della Rai Carlo Freccero - in attesa che la notte porti quiete.
andrea scanzi
Se questo è un esperimento in vista della nuova stagione, che tale resti (non sottovalutando, attenzione, la performance della telespalla Alessia Reato). Mentre se questo è un tentativo di valorizzare Scanzi come padrone di casa, lui per primo dovrebbe dispiacersi, perché tutte le sue migliori doti (curiosità verso le mille anime del reale, dedizione tachicardica al nostro mestiere e maturata presenza scenica) escono punite dallo show in questione. Fino all'ultimo istante di telecamere, quando il conduttore dedica un monologo a una star del pallone. Vorrebbe essere Buffa, risulta abbastanza Buffo.