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Marco Cusumano e Giovanni Del Giaccio per il Messaggero
L' OPERAZIONE LATINA La squadra di calcio che sfiora la serie A, i tifosi in visibilio, il riscatto di un territorio nato dalla palude e arrivato alla soglia del sogno. Tutto finito con un fallimento - un anno fa circa - e la retrocessione. Inevitabile, perché era tutto finto e frutto di raggiri.
Studiati e messi in atto da Pasquale Maietta, 47 anni, commercialista, socio prima e presidente poi dell' Us Latina calcio, deputato nella scorsa legislatura di Fratelli d' Italia. Il suo studio era il fulcro di cooperative nate e scomparse, società scatola, prestanome da trovare. Ne era stato chiesto l' arresto in occasione dell' operazione Olimpia che aveva riguardato il Comune - nel quale dopo essere stato eletto con record di preferenze era anche diventato assessore - e la gestione degli impianti sportivi piegata ai voleri del Latina.
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La Camera rinviò in un paio di occasioni, poi l' ordinanza fu annullata. Quella e l' operazione Starter - a novembre 2016 - sono state il preludio delle misure eseguite ieri. A Maietta l' arresto è stato notificato in una clinica romana, è convalescente dopo un incidente in giardino, ma appena dimesso andrà in carcere.
LE ACCUSE L' ex deputato e altre dodici persone sono accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio aggravato dalla transnazionalità, al trasferimento fraudolento di valori, alla bancarotta e ad altri reati tributari e societari. Sette i soggetti destinatari di ordinanze di custodia cautelare in carcere. Tra loro Paola Cavicchi, 57 anni, imprenditrice nel settore degli autotrasporti, anche lei ex presidente del Latina calcio, e il figlio Fabrizio Colletti, 36 anni, avvocato. Carcere anche per Fabio Allegretti, 47 anni, imprenditore romano nel settore dei trasporti. Sei persone sono ai domiciliari, per una c' è l' obbligo di firma.
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L' operazione è stata condotta dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di Finanza. «Una perfetta sinergia» - ha sottolineato il procuratore capo di Latina, Andrea De Gasperis. Due filoni di indagine - uno partito dalle coop di trasporti e uno dalle società in svizzera - si sono incastrati perfettamente come in un puzzle. Un' evasione fiscale di circa 200 milioni di euro.
Attraverso una rete di fiduciari e prestanome, erano state costituite società fittizie in Svizzera e a Latina, che servivano per movimentare ingenti capitali usati per arricchimento personale e per il finanziamento occulto della società di calcio I ricavi derivanti dall' evasione fiscale di cooperative che si occupavano di trasporto finivano nei conti di società anonime svizzere con sede a Lugano, presso una fiduciaria che si occupava di gestione patrimoni.
Il denaro tornava poi in Italia attraverso bonifici a favore di società speculari a quelle svizzere, intestate a prestanome, che si occupavano di gestione di beni immobili ed erano partecipate da quelle estere.
Nella stessa operazione è stato effettuato un sequestro per equivalente a carico di alcuni indagati per 40 milioni di euro. Sotto sequestro anche 20 abitazioni, di cui due ville, 19 immobili commerciali, magazzini e autorimesse, 3 terreni, 8 veicoli, 7 società, per un valore complessivo di 25 milioni di euro.
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IL SUICIDIO L' inchiesta era già iniziata quando - a dicembre 2015 - si è ucciso l' avvocato Paolo Censi. L' operazione non riguarda quella morte ancora avvolta nel mistero, ma agli atti ci sono i biglietti trovati nel suo studio, in cui si evince che era a conoscenza delle indagini in corso sulle società svizzere e quelle italiane. A segnalare a Maietta e i suoi sodali che c' erano accertamenti in corso, due finanzieri infedeli, arrestati da tempo. Il sogno del calcio che conta era già finito.