Luca Fazzo per “il Giornale”
sesso e internet 7
Una mazzata per il marito, un ammonimento per tutti gli altri uomini: andateci piano con il sesso via Internet, state alla larga dai siti di incontri a luce rossa. Perché se vostra moglie, dopo avervi scoperti, se ne andrà di casa, la colpa sarà solo vostra. E se pretenderà che la manteniate per il resto dei suoi giorni, la Cassazione le darà ragione. Anche se magari siete stati sposati con lei solo un anno.
In tempi in cui dalla Suprema Corte arrivano decisioni dolorose per le donne alle prese con la fine del loro matrimonio - che da alcune sentenze innovative si vedono negare gli alimenti se possono cavarsela da sole - decisamente controcorrente va l'ordinanza depositata ieri mattina dai giudici della prima sezione civile (femmina il presidente, femmina il relatore: ma non è detto che il dettaglio sia significativo).
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Confermando una sentenza della Corte d'appello di Bologna, i giudici condannano un ex marito a versare ogni mese seicento euro di assegno alla signora con cui si era sposato poco tempo fa. Invano, per schivare questo fardello, l'uomo aveva spiegato che ad andarsene di casa era stata la signora, venendo meno ai suoi obblighi di assistenza coniugale. Dicono in sostanza i giudici: la signora aveva il sacrosanto diritto di andarsene, dopo avere scoperto che il marito, benché fresco di matrimonio, smanettava su Internet alla ricerca di ragazze di facili costumi.
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«Il ricorrente - si legge nell'ordinanza - si duole che la Corte d'appello abbia ritenuto giustificato l'allontanamento della moglie dalla casa coniugale senza preavviso esclusivamente per la scoperta di un interesse del marito alla ricerca di compagnie femminili sul web».
Ma, rimarca la Cassazione, «l'abbandono del tetto coniugale è stato ritenuto giustificato dalla Corte d'appello proprio dalla violazione dell' obbligo di fedeltà» da parte dell'uomo, «intento alla ricerca di relazioni coniugali tramite Internet, ritenendo ciò circostanza oggettivamente idonea a compromettere la fiducia tra i coniugi e a provocare l'insorgere della crisi matrimoniale». Per la Cassazione la tesi non fa una grinza, e il ricorso viene dichiarato inammissibile.
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Certo, si potrebbe ragionare sulla malinconia di un matrimonio in cui, a pochi mesi dal fatidico «sì», dai lanci di riso, dai confetti, il marito dedica il suo tempo a cercare altre donne sui siti di incontri. Dalla sentenza, si apprende che l'uomo «si è limitato a minimizzare la sua condotta», come d' altronde farebbe qualunque marito scoperto in flagrante. Resta il fatto che per i giudici quelle ricerche sul web, quell' indugiare su illusioni di altre carni e di altri abbracci, furono un peccato mortale, una pietra tombale sul dovere di fedeltà.
E non conta nulla che il matrimonio sia durato poco, nè che la ex moglie abbia auto di lusso e case, nè che l'uomo percepisca solo una pensione da tremila euro: dettaglio quest'ultimo che apre nuovi temi di riflessione, perché rivela che il marito non è più giovane, e che i suoi bollori non possono essere spiegati con l'età. Ma in queste tematiche, a quanto pare, i giudici non si sono addentrati. Gli costano cari, al signor P., quei giri sul web. Seicento euro, a vita. E dovrà pure risarcire allo Stato le parcelle del difensore d' ufficio della moglie.